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In questo post si propongono alcuni versetti tratti dalla prima lettura della liturgia del giorno, legandoli ad preghiera o ad una meditazione di pensatori cattolici anche dei nostri tempi, come ulteriore possibile approfondimento. In altri post si sviluppa, invece, la lettura, il commento, la preghiera comunitaria di questo blog sul Vangelo del giorno o sui Salmi.
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Dalla prima lettura 1Cor 1,26-31
“….Quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è
ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per
ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a
Dio. Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato
sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come
sta scritto, “chi si vanta, si vanti nel Signore”.
Il primo peccato nel giardino dell’Eden ha questa caratteristica:” E’ vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare il frutto di nessun albero del giardino” (Gen 3,1). Questa frase del tentatore, nella sua paradossalità (come è possibile che Dio abbia proibito ogni frutto?) ha un sottinteso maligno: ci deve pur essere una ragione di convenienza personale per cui Dio vi ha proibito almeno uno dei frutti……forse il suo agire non è poi così disinteressato come sembra. Alla base del rifiuto della comunicazione stanno tanti motivi, ma uno dei determinanti è certamente quello della mancanza di fiducia nella gratuità e sincerità dell’atto comunicativo. Una elaborazione più complessa di questa diffidenza è presenta nella prima pagina del libro di Giobbe. Il satana (quì ancora inteso non come nome proprio, ma nella sua etimologia di “avversario””accusatore”) fa cadere un sospetto sulla fedeltà di Giobbe: nella sua apparente irreprensibilità, egli è mosso dal proprio interesse, e come lui, ogni altro essere umano ( Gb 1,1-9) E quindi non c’è posto tra gli uomini per la vera gratuità e, di conseguenza, per rapporti comunicativi autentici. La scommessa viene accettata e Giobbe passa attraverso molte prove che lo scuotono interiormente ma nelle quali non perde la fiducia sostanziale in Dio, con cui egli continua a comunicare pur nella esasperazione del suo dolore. La scommessa è, dunque, perduta dal satana. Egli non è riuscito a provare che l’uomo comunica con Dio solo per interesse proprio. Anche nell’uomo c’è vera gratuità; la capacità comunicativa dell’uomo, messa in lui da Dio stesso, è stata passata al vaglio e si è dimostrata autentica. Ma la tentazione continua in ogni giorno della storia. Il Nuovo Testamento chiamerà il tentatore anche diavolo, cioè “il divisore”. Egli tende a dividere l’uomo da Dio, l’uomo dall’uomo, gruppi da gruppi, insinuando che l’altro cerca il proprio interesse e vuole farmi fuori. …Questa tentazione di sfiducia pervade ogni rapporto umano e lo mina alla radice. Il comunicatore è perennemente insidiato da domande come queste:” Mi vorrà davvero bene? Merita davvero il mi amore? Posso mai fidarmi di qualcuno al mondo al di fuori di pochi intimi? E se Dio stesso mi ingannasse o mi abbandonasse alla mia solitudine e al mio silenzio?”. Di simili timori e tentazioni “diaboliche” è piena la terra. Per questo tanti sono spiritualmente sordi e muti, come il malato del Vangelo (Mc 7,31-37) e nascono tante diffidenze, gelosie, sospetti. Si troncano le amicizie, si separano le famiglie, si rompono i contratti, si violano i patti sacri tra le nazioni. Tutto ciò grida verso un risanamento, una riabilitazione dei rapporti. Bisogna che ci sia Qualcuno, del cui amore non possiamo dubitare, che compia un gesto d’amore irrefutabile: è Gesù sulla croce. Occorre che tutti i rapporti umani siano invasi da quella gratuità che sopravviene in abbondanza dall’alto, dal mistero dell’amore gratuito di Dio, dal mistero della morte di Gesù per noi, per puro amore e senza alcun interesse proprio, dal dono dello Spirito Santo.
C.MARTINI, Non temiamo la storia
Dal Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.