Nulla osta per la stampa Asti, 2 Giugno 1983
P. Severino Dalmaso Superiore Generale O.S.J.
Visto: Nulla osta Asti 22683
Can. Pietro Dacquino
Imprimatur Asti, 2361983
fi Franco Sibilla Vescovo
CAPITOLO V

«LA FERITA»
Supponiamo che ci fosse un amico che fosse molto ricco di denari e di bontà e ci invitasse nella sua casa e ci aprisse il suo tesoro dicendoci: «Guarda qui e vedi quanto oro e argento; guarda qui, perle e gemme preziose: prendine pure finché vuoi, il tesoro è mio, ma io lo apro a te e tu guardalo come cosa tua…». Se succedesse mai di trovare un amico simile, che diremo mai? Ma per quanto ci guardiamo intorno non troveremo mai e poi mai un simile amico nel mondo; però ne troveremo sempre uno nel Santo Tabernacolo, ed è Gesù. Il Suo Cuore non è il tesoro della Chiesa e questo tesoro non lo apre Egli a noi e non ce lo dona? Quel Cuore ferito è il tesoro aperto e dato a noi.
Il Sacro Cuore presentato al mondo non è solamente un ricordo, ma è soprattutto un dono, perché il cuore è l’amore, e chi non sa che amare vuol dire donarsi? E ciò perché l’amore è il primo fra tutti i doni, anzi è il vero dono essenziale, di cui gli altri doni non sono che le conseguenze e i segni; e come il vero orologio è il sole, di cui i nostri orologi non sono che i rappresentanti e gli interpreti, così è fra gli esseri intelligenti e liberi: il vero dono è quello dell’amore e i soliti doni non sono altro che i rappresentanti e gli interpreti del nostro amore, i raggi e i messaggeri del cuore.
Per vedere questa verità torniamo a Gesù! Gesù ci amò e ci ama di immenso amore; e ora, che cos’è questo amore? Non è proprio questo il gran dono sostanziale e inequivocabile che Gesù ci fece? I segni poi e le conseguenze di questo amore sono la Incarnazione, la Passione, il Calvario, il Tabernacolo, la Chiesa. E noi, possedendo l’amore di Gesù, noi siamo sicuri di possedere il Suo Cuore, quando anche non ce ne avesse fatto apertamente un dono.
Ma i grandi amori quando mai sono sazi? Perciò Gesù ha voluto donarci direttamente anche il cuore, e questo dono ci fu sul Calvario misteriosamente indicato dalla lancia, e poi ci fu apertamente fatto nell’ultima età da Gesù medesimo, quando lo manifestò e lo fece nostro pubblicamente per tutta la Chiesa e privatamente per ciascuno di noi. Noi dunque possediamo il Cuor di Gesù; è l’ultimo dono fatto e confermato al mondo da Gesù. Ma dandoci Egli il Suo Cuore, non è chiaro che ci ha donate tutte anche le dovizie che in esso sono raccolte? Chi possiede, per esempio, una sorgente è padrone dei rivi, e chi ha una miniera è lui il padrone dei diamanti che ci sono dentro. E Gesù, lo Sposo divino, donandoci il suo Cuore ci fa padroni di quei rivi di grazia e di quei tesori celesti, dei quali il Sacro Cuore è l’arca e la fonte!
Vediamo un po’, Reverendo Padre mio, l’elenco sommario di queste ricchezze. Quel Cuore ferito è il segno autentico della morte di Gesù, e Gesù donandoci il Cuore ci comunica volentieri i meriti della sua morte.
Quel Cuore ferito è la vittima di propiziazione per i peccati nostri, essendo il Cuore dell’Agnello di Dio, prefigurato dagli agnelli immolati nel tempio antico ogni dì; e Gesù, dandoci il Suo Cuore, ci dà in esso il prezzo del perdono.
Quel Cuore ferito è la culla della Chiesa, la quale nasceva dal Sacro Cuore, fluiva nell’acqua e nel sangue, cioè dal Battesimo e dall’Eucarestia, come fiume di vita per il popolo credente. E Gesù, dandoci il Suo Cuore, ci attesta che per noi è la sua Chiesa e per noi tutte le grazie, delle quali la Chiesa è custode.
Finalmente quel Cuore ferito ma vivo, ricordando che Gesù Cristo è morto, ci ricorda ancora che Egli è risorto e salito al Cielo per prenderne il possesso per noi e per garantire a noi la celeste eredità. Adunque, donandoci il suo Cuore divino con tutte le misericordie, i meriti e i diritti suoi, ci dà in esso un pegno del Paradiso e una garanzia della vita eterna, essendo Egli l’arbitro supremo dei beni celesti.
Ecco adunque che cosa è, che cosa significa quel Cuore ferito che ci sta davanti, visione di eterno amore. Quel Cuore è il dono che Gesù ci fa e la ferita è la donazione; quel Cuore è il tesoro della Redenzione, della vita eterna, e la ferita ce lo apre e mette a nostra disposizione i suoi doni, cioè il merito della morte di Gesù, il perdono dei nostri peccati, le ricchezze spirituali della Chiesa e il diritto al Paradiso.
Ecco il tesoro di Gesù aperto a tutti. E non è questo quel Cuore Divino, da cui prese la Maddalena tanto dolore e Pietro un perdono così bello e il buon ladrone la chiave del Paradiso, e Paolo uno zelo così ardente, e Agostino tanto amore e Francesco d’Assisi tanto distacco e San Luigi tanta purità e Santa Margherita Alacoque tanta virtù e i Santi tutti quanto hanno di bontà e santità? E noi? E noi, quando arricchiremo colle dovizie del Cuor di Gesù? Oh! quando daremo a Gesù il nostro cuore!!!
Ma un vaso di spine può egli riceverne semi preziosi? Prima, adunque, dobbiamo sbarazzare il nostro cuore sradicandone i germogli di peccato, e allora Gesù vi potrà piantare i semi della sua grazia e i germi del suo spirito, affinché verdeggino e fioriscano in opere virtuose e in meriti di vita eterna.
Quando il Verbo si incarnava, era la Sapienza, era la Verità eterna che si incarnava. «Io sono la verità» dice Gesù. Essendo Gesù il grande Maestro del mondo, in Lui tutto parla ed ammaestra; Egli parla colla parola e coi fatti; Egli insegna cogli esempi e coi suoi misteri, e, o sia veduto in quello che fa o ascoltato in quello che dice, Egli è sempre un vangelo. E che cosa è il vangelo poi, se non la raccolta delle parole, dei fatti e dei misteri Suoi?
E il Cuor di Gesù non è desso il vangelo? Il Sacro Cuore non è desso il compendio del vangelo? E che cosa insegna il vangelo, che il Sacro Cuore non ci ripeta? Oh! sì! sì! quel Cuore ferito è proprio un libro aperto, il libro della legge.
I libri di Dio, che tutti possono leggere, sono due: il libro della natura e il libro del Cuor di Gesù. La natura è un libro immenso, in cui la terra di giorno e il cielo di notte ci presentano la grandezza di Dio: è il poema del Creatore. Il Cuor di Gesù poi è un libro il quale, coi suoi simboli, ci presenta in compendio le verità e i misteri dell’umana salute: è l’opera del Redentore. La natura è il libro della potenza infinita, e il Cuor di Gesù è il libro dell’infinito amore. Ed è questo il libro che Gesù presenta a tutto il mondo nella grande sera… Vedendo Gesù che la fede e le grandi verità del vangelo cominciavano a impallidire come astri fra le nebbie, che cosa fa questo amante Divino? Compendia se stesso e il vangelo nel Suo medesimo Cuore, e tutto all’improvviso lo presenta agli occhi di tutti i cristiani, i quali, o dissipati o indifferenti, amavano dimenticare Gesù e il vangelo. Ma siccome senza il vangelo non c’è luce religiosa e senza Gesù non c’è vita eterna, perciò Egli, sempre buono e misericordioso, si e presentato alle anime col Cuore ferito, quasi obbligandole a leggere in una occhiata in quel vangelo aperto le verità rivelate, cioè quelle verità che non si possono dimenticare senza perdersi.
Perciò si può proprio dire che il Cuor di Gesù ferito è dato a noi come l’ultimo vangelo. E difatti, la prima verità del vangelo non è l’infinito amore di Gesù per il suo Divin Padre e per noi? E il Cuor di Gesù ci ricorda e conferma l’uno e l’altro amore.
Nel vangelo noi vediamo Gesù non vivere, non faticare, non più patire che pel Suo Divin Padre, e nel medesimo tempo lo vediamo amar le anime sino alla morte e anteporle a tutto. E questa medesima verità ci indica il Cuor di Gesù.
Nel vangelo Gesù ne insegna che il vero male della terra non sono le infermità, la povertà, le disgrazie, ma bensì il peccato e la perdizione; e questa medesima è la dottrina ricordata dal Cuor di Gesù.
Vediamo nel vangelo che i veri beni e i veri mali dell’uomo non cominciano se non dopo la morte, e sono il Paradiso e l’inferno; e il Cuor di Gesù perché ci si manifesta se non per aiutarci ad evitare l’inferno e a meritarci il Paradiso? E siccome per raggiungere qualunque meta vi è la sua via, perciò il vangelo ci mostra la via del Paradiso nell’amore e nel sacrifizio. Ma quel Cuore ardente nelle sue fiamme e aperto dalla sua ferita, che altro ne insegna se non l’amore nel sacrifizio e il sacrifizio nell’amore?
Quel Cuore ferito è dunque un libro aperto, un compendio della rivelazione, il vangelo ultimo presentato a noi. E chi è che non possa leggere questo vangelo?
Dico che è l’ultimo, perché è l’amore nella ultima sua forma più piena e diretta, è il frutto della pianta, è la gemma della miniera, è la perla della conchiglia. è impossibile aspettare qualche cosa di più.
è l’ultimo vangelo, perché i doni, le grazie e gli effetti della Incarnazione e della Redenzione erano sì l’amore di Dio, ma l’amore diramato e goduto nei rivi suoi. Ma ora, nel Cuor di Gesù noi abbiamo la sorgente medesima di tutte le grazie celesti; e dopo la sorgente che rimane ancora da cercare? La divozione al Cuor di Gesù è proprio l’ultimo dono, che Dio ha destinato alla terra; dopo questo dono non ci resta altro che la fine del mondo (non so se mi sia spiegata bene).
è adunque manifesta l’importanza di questo libro, che è il Cuor di Gesù ferito, vangelo ultimo aperto davanti agli occhi di tutto il mondo. Qui si impara a conoscere Gesù e l’anima, il vero bene e il vero male; qui si impara l’arte di saper amare e patire e salvarsi. E intanto che cosa fanno gli uomini e che cosa studiano?
Oh! Cuor del mio Gesù, o libro degli eletti, concedi a noi di imparare in te e da te la scienza dell’amore e del sacrifizio, e ne avremo abbastanza per imparare l’arte della eterna felicità.
Il Cuor di Gesù è il nido dei giusti. Dio fu sempre sconosciuto ai popoli antichi e perfino al popolo di Israele, perché i pagani ne avevano un’idea falsa, e gli Ebrei non lo conobbero che dalla parte della potenza che li spaventava e della gloria che li abbagliava; ma quale idea avevano mai essi della bontà, della dolcezza e dell’amore di Dio? Il mondo non conobbe Dio se non dopo la Incarnazione, e lo conobbe in Gesù. Ma a poco a poco il mondo tornava a perdere la vera idea di Dio tra le nebbie degli errori moderni; e allora che fa Gesù? Risuscita l’idea di Dio e la ravviva nella dolce visione del Suo Cuore Divino, in cui è tutta la bontà, la dolcezza e l’amor di Dio per noi. E difatti, che cosa è il Cuor di Gesù? Non è per i giusti un nido, per i colpevoli un rifugio e per tutti la sorgente di ogni grazia?
Il cuore è una parola assai grande; essa non significa solamente quel muscolo che vibra nel petto umano e di cui palpita la vita; ma significa anche quel complesso di sentimenti, di affetti, di volontà, di carattere che formano la fisionomia morale di una persona. Adunque, noi adorando il Cuor di Gesù non solo adoriamo quel Cuore ferito, che appartiene al Verbo incarnato, ma ancora e soprattutto adoriamo in quel Cuore la misericordia, la bontà, la dolcezza, la clemenza, la liberalità, la potenza, l’amor di Dio: ecco il Cuore di Dio!!! Ecco quel Cuore, che Dio ebbe ab eterno e di cui il Cuore visibile di Gesù è il simbolo e la sintesi eloquente…
Ed ecco insieme il nido dei giusti; questo è il vero riposo. Difatti, l’anima nostra dove mai potrebbe trovare il suo benessere, il suo riposo? forse nella ricchezza o nei piaceri? forse nelle regge, nei teatri, nei cinema, nelle illusioni di questo brutto mondo, che non bastano neppure alle passioni e ai sensi? Eh! no! no! L’anima non si trova bene se non nella misericordia infinita, nella bontà, santità e purità di Dio, nella sua pazienza e liberalità, nella sua dolcezza ed amore e nelle grandi visioni della speranza cristiana. Perché, bisogna dire che l’anima ha bisogno di misericordia nelle sue miserie, di bontà fra le sue debolezze, di santità fra le sue passioni, di purità fra le sue tentazioni, di clemenza per le sue infedeltà, di liberalità nella sua indigenza, di amore tra le sue freddezze, di dolcezza fra le tante pene della vita presente e di speranza davanti alla felicità che ci aspetta. Insomma ha bisogno del Cuor di Gesù. Difatti, dove troveranno le anime nostre questi tesori della Divinità se non in questo Cuore divino?
Ecco adunque il nido dei giusti: ecco il Cuore di Gesù!… In questo Cuore possono entrare tutti; non solo è permesso, ma tutti siamo invitati. E l’invito è antico come l’amor del Verbo per le anime; questo Verbo Divino invita l’anima ad entrare come colomba nel nido nella caverna misteriosa, simbolo del Cuor di Gesù.
Nel vangelo Gesù fa lo stesso; questo Verbo incarnato invita i miseri, i bisognosi, gli afflitti, quelli che soffrono, e li invita tutti, tutti quanti e dice: «Io vi consolerò». Ma questo sollievo e conforto che Gesù promette, lo promette non già ai corpi, ma bensì alle anime, e questo conforto e sollievo non è altro se non il sollievo di trovare in Gesù la misericordia e la bontà, la dolcezza e l’amore, e di entrare così nel Suo medesimo Cuore; e lì l’anima nostra troverà il suo riposo.
La Chiesa, madre benigna, interprete di queste verità così dolci e dei sentimenti del Cuor di Gesù, esorta ogni anima a prendere il suo posto per sempre in questo nido di grazia e di amore. La Chiesa dice: «Se tu sei un’anima misera e colpevole, entra dice entra pure…, lì, in quel Cuore, troverai la compunzione e le lacrime, e lì, in quel nido, imparerai i gemiti della tortorella».
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