La nuova beata: Madre Giovannina Franchi il Vangelo nelle periferie

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da avvenire.it del 19 settembre 2014

Un momento di vita ecclesiale forte e corale. Ma anche un significativo richiamo alla santità popolare e quotidiana. Sono questi alcuni degli spunti di riflessione che hanno accompagnato la diocesi di Como verso la beatificazione di madre Giovannina Franchi (1807-1872), fondatrice della Congregazione delle Suore infermiere dell’Addolorata. Domani alle 10, nella Cattedrale di Como, centinaia di fedeli saranno presenti al rito presieduto dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e concelebrato dal vescovo diocesano monsignor Diego Coletti, da altri sei presuli e da oltre cento sacerdoti.

«Quella di madre Franchi è una testimonianza di impegno per le periferie materiali ed esistenziali chiesto oggi con forza da papa Francesco», osserva monsignor Coletti. E aggiunge: «Negli ultimi tre anni la nostra diocesi ha vissuto la canonizzazione di san Luigi Guanella (23 ottobre 2011) e la beatificazione dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (21 aprile 2012). Abbiamo la responsabilità di accogliere e perpetuare tali esempi e, soprattutto, dobbiamo sentirci come le Chiese descritte nelle ultime pagine dell’Apocalisse, invitate a porgere l’orecchio. Mettiamoci in ascolto, dunque, di ciò che lo Spirito Santo ci sta dicendo, consapevoli – conclude – che questi santi e beati non sono una medaglia, ma uno stimolo a sentirci interpellati. La santità non è una questione d’altri tempi e di luoghi lontani: è una vicenda concreta e quotidiana».

La Franchi, nata in una famiglia numerosa della buona borghesia comasca di inizio Ottocento, dopo una giovinezza trascorsa nell’educandato delle suore della Visitazione e la prospettiva di un matrimonio (mai celebrato a causa dell’improvvisa morte del promesso sposo), affrontò un profondo percorso di discernimento e, a 46 anni, aprì una “Pia Casa” nel cuore del centro storico della città, a due passi dal Duomo, per accogliere, curare e dare sostentamento ai poveri, agli ammalati, agli ultimi. Gli urbanisti di metà Ottocento definirono il rione della Cortesella, a ridosso del porto, un “budello fradicio e malsano”. Qui operò madre Giovannina, fra le miserie fisiche e spirituali di un’umanità molto variegata.

«Non ebbe paura di uscire e di prendere l’odore del gregge – ribadisce la madre generale della Congregazione, suor Emanuela Bianchini –: donò agli ultimi e agli abbietti non solo le sue sostanze, ma anche se stessa, visto che morì durante un’epidemia di vaiolo nero, che contrasse proprio per star vicina ai suoi malati».

La causa di beatificazione venne introdotta vent’anni fa, il 27 settembre 1994, dall’allora vescovo di Como, Alessandro Maggiolini. A dicembre 2012 Benedetto XVI riconobbe le virtù eroiche della Franchi, mentre un anno dopo, con papa Francesco, è giunta l’autorizzazione a promulgare il decreto di beatificazione. Era stata riconosciuta come “miracolosa” la guarigione “scientificamente inspiegabile”, e senza conseguenze, di una neonata. Il fatto accadde nel 1981, presso l’Ospedale Valduce di Como, dove, da 150 anni, operano le Suore infermiere. Una bimba con gravi difficoltà respiratorie alla nascita, dopo cinque ore in stato di asfissia, e quando ormai tutto sembrava perduto (il medico aveva già firmato il documento che ne certificava il decesso), improvvisamente tornò a parametri vitali di normalità, senza alcun danno neurologico.

Durante le manovre di rianimazione una suora invocò l’intercessione di madre Giovannina e invitò alla preghiera le altre religiose presenti in ospedale, insieme alla famiglia della bimba e ad alcuni infermieri. «Stiamo vivendo un tempo di grazia – è la chiosa di suor Emanuela –: i santi ci chiedono innanzitutto di essere imitati. Vogliamo, sempre più, approfondire la testimonianza della Madre, mettendo al centro le persone, con umiltà e speranza».

Chi era

«Madre Giovannina Franchi è una grande santa perché fu una grande donna». Lo dice con convinzione Francesca Consolini, che ha redatto, nella sua forma definitiva, la «Positio» per la causa di beatificazione. Madre Giuseppina Pozzi, che assistette la Franchi fino alla fine, il giorno della sua morte scrisse che Giovannina «cadde al suolo, sparì come un seme prezioso e carico di virtù, che faceva germogliare la terra colle sue buone opere». «Fu proprio così – sottolinea Consolini –. La Franchi morì per il vaiolo, un male tremendo che imponeva funerali veloci, sepolture immediate e la distruzione di quanto fosse appartenuto ai deceduti, per evitare il contagio. Di madre Giovannina ci è rimasta solo la croce pettorale (che verrà portata come reliquia il giorno della beatificazione). Non abbiamo altro: come un seme si è annullata per fiorire. Questo rispecchia il suo stile, sobrio, solido e lontano dai devozionismi».

Innovativa e coraggiosa, le sue scelte furono sorprendenti e dirompenti e la portarono a varcare il muro che divideva la borghesia dalla gente povera e moralmente misera. «La testimonianza di Giovannina – dice il direttore di Caritas Como Roberto Bernasconi – è attuale anche per noi, chiamati a vivere nel nostro tempo a occhi aperti per coglierne i bisogni e le povertà, che mentre attendono il nostro aiuto e la nostra solidarietà, ci aprono al dono della condivisione».

Madre Giovannina Franchi svolse tutta la sua attività all’interno della città murata di Como. Le sorelle che raccolsero la sua testimonianza, in 160 anni, hanno fatto fruttificare la sua opera con l’apertura prima dell’Ospedale Valduce a Como e poi con la Clinica Luganese in Canton Ticino (Svizzera). La Congregazione, oggi, è presente, in provincia di Como, anche a Sala Comacina (Rsa Villa Stefania) e a Carlazzo (Casa San Camillo per esercizi spirituali); nel lecchese a Costa Masnaga (con il centro riabilitativo Villa Beretta); a Roma (con un piccolo pensionato per persone non autosufficienti). Il carisma della beata è arrivato pure in Argentina, a Gonzales Catan (Buenos Aires) con la «Policlinica Madre Juanita Franchi», missione attiva da oltre 20 anni. «Guardando a madre Franchi – dice il delegato diocesano per la pastorale della salute – penso all’immagine del buon samaritano, che esprime la carità e la tenerezza di Dio». «Madre Giovannina – conclude Mario Guidotti, primario di neurologia all’Ospedale Valduce di Como – aveva capito che la cura dell’anima viene prima di quella dei corpi. E senza la prima, un corpo non potrà mai guarire veramente».

 

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