Archive for the ‘Santi’ Category

SERMONE DEL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

25 ottobre 2022

SERMONE XLIII

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SERMONE DEL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

7 settembre 2022

SERMONE XLII

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SERMONE DEL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

4 settembre 2022

SERMONE XLI

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

29 agosto 2022

SERMONE XL

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

10 aprile 2022

SERMONE XXXIX

I. Per quale motivo è detto: «Alla mia cavalleria…» e con quale «ordine» la sposa avanza. II. Come l’anima è paragonata alla moltitudine della «cavalleria» III. Descrive i tre principi del faraone, i loro cani e i loro addobbi a mo’ di esempio. IV. I nomi dei restanti principi del Faraone, e come da questi principi spirituali Israele sia liberato.

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19Marzo 2022 San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria, Patrono della Chiesa Universale Solennità

19 marzo 2022
LETTURE: 2 Sam 7,4-5.12-14.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24
 
San Giuseppe ha unito Gesù alla discendenza di Davide. Gesù ha quindi potuto rivendicare questo titolo messianico preannunciato dalla Scrittura. Questa funzione di Giuseppe è messa particolarmente in rilievo dalla doppia genealogia di Gesù, che ci hanno lasciato Matteo e Luca (Mt 1,1,-17; Lc 3,23-38). 
Giuseppe è, inoltre, il patriarca il cui trova compimento il tema biblico dei «sogni» (Mt 1,20-24; 2,13-19) con i quali Dio ha spesso comunicato gli uomini le sue intenzioni.  Come Giovanni il Battista è l’ultimo dei profeti, perché indica a vista (Gv 1,29) colui che le profezie annunciavano. Così Giuseppe è l’ultimo patriarca biblico che ha ricevuto  il dono dei «sogni» (Gn 28,10-20); 37, 6-11). Questa somiglianza con gli antichi patriarchi risalta ancora di più nel racconto della fuga in Egitto con la quale Giuseppe rifà il viaggio dell’antico Giuseppe, affinché si compia in lui e in Gesù, suo figlio, il nuovo esodo (Mt 2,13-23; Os 11,1; Gn 37; 50,22-26). 
Infine Giuseppe è il capo della modestissima famiglia, nella quale vediamo realizzato il mistero dell’incarnazione del Verbo, e scopriamo la grandezza delle ultime realtà temporali di cui Dio si serve per attuare il suo piano. 
Giuseppe, sposo di Maria, è l’ultimo dei giusti dell’Antico Testamento che vive di fede. Per la fede meritò di custodire la «promessa» ormai realizzata dal «mistero di salvezza». 
Il vangelo presenta Giuseppe come figura fondamentale  nel disegno di amore del Padre, con un compito di «segno» privilegiato della paternità di Dio. La devozione popolare, decretando tanta venerazione a san Giuseppe, riconosce che Dio sceglie nella sua venerazione a san Giuseppe, riconosce che Dio sceglie nella sua opera le persone più adatte e il momento più giusto. 
Colui che presiede la liturgia eucaristica svolge come san Giuseppe un compito di «custode» e amministratore del mistero di salvezza. 
Lo spirito di servizio dei ministri di culto deva, in fondo, rendere credibile la maternità della Chiesa, la paternità di Dio. Le scelte del Padre sono fondamentalmente «giuste» e non andranno deluse dai singoli fallimenti, legati al rischio della libertà umana che Dio sempre rispetta.
  
 

l fedele nutrizio e custode

Dai «Discorsi» di san Bernardino da Siena, sacerdote (Disc. 2 su san Giuseppe; Opera 7,16.27-30)
Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25,21).
Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l’uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
Infatti egli segna la conclusione dell’Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.
Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell’altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l’ha portata al massimo della perfezione.
Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: «Entra nella gioia del tuo Signore». Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell’uomo, il Signore ha preferito dire: «Entra nella gioia», per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda ed assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
Ricòrdati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissimo Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.

Fonte: Maranatha

SERMONE SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

18 marzo 2022

SERMONE XXXVIII

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SAN CIRILLO IN GERUSALEMMME

18 marzo 2022
VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA

Una volta in Cana di Galilea, Gesù con un semplice cenno ha mutato l’acqua in vino; e perchè non dovremmo credergli quando cambia il vino in sangue? San Cirillo di Gerusalemme

CHI ERA SAN CIRILLO?

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PREGHIERA DI SAN PATRIZIO (DA RECITARSI TUTTI I GIORNI)

17 marzo 2022
  • Io, Patrizio, vado avanti per la mia strada, sostenuto dalla forza di Dio.
    La potenza di Dio mi protegge, la saggezza di Dio mi guida,
    L’occhio di Dio mi indica la via, l’orecchio di Dio è testimone delle mie parole.
    Le parole di Dio siano sulle mie labbra, la mano di Dio mi sostenga,
    si apra dinanzi a me la via che conduce a Dio, lo scudo di Dio mi difenda
    l’armata invisibile di Dio mi salvi dalle insidie del demonio,
    dai difetti che mi imprigionano, da tutti coloro che mi vogliono ingannare.
    Durante il mio viaggio, breve o lungo, da solo o accompagnato da molti,
    Cristo mi protegga sulla mia via,
    perché una messe abbondante sia il frutto della mia missione.
    Cristo davanti a me, Cristo dietro di me,
    Cristo sotto e sopra di me, Cristo dentro e di fianco a me,
    Cristo attorno a me dappertutto, Cristo con me mattino e sera.
    Cristo nel cuore di chi pensa a me, Cristo sulle labbra di chi parla di me,
    Cristo nello sguardo di chi mi guarda, Cristo negli orecchi di chi mi ascolta.
  • MA CHI ERA SAN PATRIZIO?

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

16 marzo 2022

SERMONE XXXVII

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SERMONE SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

14 marzo 2022

SERMONE XXXVI

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

11 marzo 2022

SERMONE XXXV

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

13 febbraio 2022

SERMONE XXXV

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

5 febbraio 2022

SERMONE XXXIV

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

27 gennaio 2022

SERMONE XXXIII

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SAN FILIPPO NERI: SIGNORILITà E AMORE IN GIOIA

7 gennaio 2022

Documento bellissimo dello stile di gioia del Santo è una letterina, che egli indirizzò ad una giovane sposa, che si chiamava Fiora Ragni, ma era conosciuta più co-. munemente col nome di madonna (signora) Fiora.

Filippo imposta sul nome Fiora la sua letterina e, sem­pre giocando su quel nome, arriva a pensieri altissimi di spiritualità ed a sentimenti di un amore paterno ben gran­de. Ecco la lettera

« Ancorché io non scriva a nessuno, non posso mancare alla mia quasi figliola primogenita madonna Fiora, la qua­le desidero fiorisca: anzi che dopo il fiore produca buon frutto, frutto d’umiltà, frutto di pazienza, frutto di tutte le virtù, albergo e ricettacolo dello Spirito Santo: e così suol essere chi si comunica spesso. Il che quando non fosse, non vi vorrei per figliola; e se pur figliola, figliola ingrata, e di sorte che al giorno del giudizio vorrei essere contro di voi. Dio ciò non permetta; ma sì bene vi faccia flore frut­tuoso come di sopra ho detto e tutto fuoco, onde il pove­rello vostro padre, si possa riscaldare, che si muore dal freddo. Non altro. Tutto vostro.

Roma alli 27 di giugno 1572 Filippo Neri.

Fonte: San Filippo Neri – Signorilità e amore in gioia.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

7 gennaio 2022

SERMONE XXXII

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VITA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE-8

30 dicembre 2021

25. Sarà monaca nonostante tutto
Essendomi dunque decisa a farmi monaca, quel divi­no Sposo della mia anima, per paura che gli sfuggissi ancora, mi chiese di permettergli di impadronirsi e rendersi arbitro della mia libertà, visto che io ero debole. Acconsentii senza difficoltà e da allora in poi s’impadronì talmente della mia libertà, che non ne ho più usufruito per il resto della mia vita. S’in­sinuò in quel momento così a fondo nel mio cuore, che rinnovai il mio voto, cominciando a capirlo. Gli dissi che, mi fosse pure costato mille vite, non sarei mai stata altro che monaca e lo dichiarai a chiare lettere, pregando che fossero congedati i miei partiti, per quanto vantaggiosi me li presentassero. Mia madre, vedendo ciò, non piangeva più in mia pre­senza, ma lo faceva continuamente con tutti quelli che gliene parlavano. Costoro non mancavano di ve­nirmi a dire che, se l’avessi abbandonata, sarei stata la causa della sua morte e ne avrei risposto di fronte a Dio, perché lei non aveva nessuno che l’assistesse. Mi dicevano pure che potevo farmi monaca dopo la sua morte. Un fratello che mi amava molto fece ogni sforzo per distogliermi dal mio progetto, of­frendomi parte dei suoi beni affinché mi potessi col­locare meglio nel mondo. Ma il mio cuore era diven­tato duro come roccia di fronte a queste cose, anche se poi mi toccò restare ancora per tre anni nel mon­do, in mezzo a tutti questi conflitti.

26. Vogliono attrarla verso le Orsoline di Maçon
Mi misero presso uno dei miei zii che aveva una fi­glia monaca, la quale, sapendo che anch’io volevo diventarlo, fece di tutto per avermi con lei. Ma io non sentivo alcuna inclinazione per le Orsoline e le dicevo: «Vedi, se entro nel vostro convento, sarà solo per amor tuo e invece io voglio andare in un convento dove non ci siano parenti né conoscenti, al fine di essere monaca per il solo amore di Dio». Ma poiché non sapevo quale convento sarebbe stato, né quale regola avrei seguito, visto che non ne conosce-vo, pensai di poter cedere alle sue insistenze; tanto più che amavo quella cugina, che si serviva dell’au­torità di mio zio, cui non potevo opporre resistenza, dal momento che era il mio tutore. Mi diceva che mi amava come una figlia e che, per questo motivo, voleva tenermi vicina a lui, e non consentì a mio fratello di riprendermi, dicendo che intendeva essere lui ad avere podestà sulla mia persona. Mio fra­tello, che non aveva ancora accettato che io diven­tassi monaca, si arrabbiò moltissimo con me, pen­sando che fossi consenziente e che volessi gettarmi nelle braccia di sant’Orsola nonostante lui e senza il consenso dei miei parenti. Ma ne ero ben lontana; più insistevano per farmi entrare in quel convento e più la cosa mi disgustava. Una voce segreta mi dice­va: «Non ti voglio là, ma a Santa Maria»

27. La distolgono dalla Visitazione
Non mi permettevano di visitare le monache di San­ta Maria, nonostante vi avessi molte parenti, e me ne dicevano cose che avrebbero allontanato anche caratteri molto determinati. Ma più tentavano di di­stogliermi e più le amavo e sentivo crescere in me il desiderio di entrare in quel convento a causa del dolce nome di Santa Maria, che mi faceva capire che li c’era quanto cercavo. Una volta, guardando un quadro del santissimo Francesco di Sales, mi par­ve che mi volgesse uno sguardo paternamente amo­roso, chiamandomi figlia, e così cominciai a conside­rarlo mio padre. Non osavo riferire nulla di tutto ciò e non sapevo come liberarmi di mia cugina e di tutta la sua comunità, che mi dimostrava un affetto tale, che non sapevo come sottrarmi.

28. Richiamata improvvisamente in famiglia
Proprio quando si stava per aprire la porta del con­vento, ricevetti la notizia che mio fratello era grave­mente malato e mia madre allo stremo. Questo mi costrinse a partire subito per recarmi da lei, senza che fosse possibile impedirmelo, sebbene fossi mala­ta anch’io più di rimpianto che altro, vedendomi forzata a entrare in un convento dove credevo che Dio non mi chiamava. Viaggiai tutta la notte per dieci leghe; non appena arrivata, ripresi la mia dura croce su cui ora non indugerò, avendone già parlato diffusamente. Basti dire che le mie sofferenze rad­doppiarono. Mi facevano vedere che mia madre non poteva vivere senza di me, poiché il poco tempo in cui ero rimasta lontana era la causa del suo male, e che avrei risposto a Dio della sua morte. Così mi di­cevano certi ecclesiastici e ciò mi causava molto do­lore, per via del tenero affetto che provavo per lei e di cui il demonio si serviva per farmi credere che tutto ciò sarebbe stato la causa della mia dannazione eterna.

CONTINUA….

FONTE:

https://rosarioonline.altervista.org/index.php/santorosario/sezione/it/meditazioni/ottobre-SantaMargheritaAlacoque/1

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

30 dicembre 2021

SERMONE XXXI

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

13 dicembre 2021

SERMONE XXX

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

1 dicembre 2021

SERMONE XXIX

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VITA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE- PARTE 7

14 novembre 2021

21. Rimproveri di Nostro Signore che comincia a sve­larle i suoi disegni
Ero per natura portata all’amore per i piaceri e il divertimento. Non riuscivo più a gustarne alcuno, ancorché cercassi di fare il possibile per procurarme­ne; ma la figura dolorosa che allora mi appariva os­sia quella del mio Salvatore appena flagellato, m im­pediva di goderne perché mi rivolgeva questo rim­provero che mi trafiggeva il cuore: ‘Vorresti godere di questo piacere? E io che non ho mai goduto di alcun piacere e mi sono dato a ogni sorta di amarez­za per tuo amore e per conquistare il tuo cuore! E nonostante ciò tu vorresti ancora contendermelo! ». Tutto questo m’impressionava moltissimo, ma in buona fede devo confessare che non capivo nulla di tutto ciò, avevo uno spirito rozzo e poco spirituale e facevo del bene solo perché Lui mi ci costringeva con tale forza, che non riuscivo a resistere. E questo il motivo per cui sono così confusa dinanzi a quanto scrivo, mentre preferirei rendere noto fino a che punto sono degna del più severo castigo eterno, a causa delle mie continue resistenze a Dio e delle op­posizioni alle sue grazie. Vorrei anche far vedere la grandezza della sua misericordia, perché pareva che avesse deciso di perseguitarmi e di contrapporre di continuo la sua bontà alla mia malizia e il suo amore alle mie ingratitudini. Le mie ingratitudini sono sta­te per tutta la mia vita causa del più acuto dolore; non ero capace di riconoscere il mio sovrano libera­tore, che ha cominciato a prendersi così amorevol­mente cura di me fin dalla culla e ha sempre conti­nuato a farlo. Una volta in cui ero in un abisso di stupore, perché vedevo che i miei tanti difetti e le mie tante infe­deltà non riuscivano a respingerlo, Lui così mi rispo­se: «Voglio fare di te una fusione del mio amore e della mia misericordia». In un’altra occasione mi disse: « Ti ho scelta come sposa e, quando tu hai fat­to voto di castità, ci siamo promessi fedeltà. Sono stato io a indurti a farlo, prima ancora che il mondo avesse parte nel tuo cuore, perché lo volevo comple­tamente puro, senza macchia di affetti terreni, e per conservarmelo così, ho tolto ogni malizia dalla tua volontà, di modo che non potesse corromperlo».

22. Affidata alle cure delle Santa Vergine
« E poi ti ho affidata alle cure della mia santa Ma­dre, affinché ti plasmasse secondo i miei disegni». Lei è sempre stata per me una buona madre e non ha mai rifiutato il suo aiuto per tutte le mie pene e i miei bisogni, e con tale fiducia che mi pareva di non aver nulla da temere sotto la sua materna protezio­ne. Io le avevo fatto voto di digiunare ogni sabato e di dire l’ufficio della sua Immacolata Concezione non appena avessi imparato a leggere, e di fare sette genuflessioni tutti i giorni della mia vita recitando sette Ave Maria, per onorare i suoi sette dolori. Mi ero consacrata a lei per essere sempre sua schiava, chiedendole di non rifiutarmi che così fosse. Le par­lavo con semplicità, al pari di un bambino, come al­la mia buona Madre, per la quale sin d’allora prova­vo un amore tenerissimo.

23. Rischia di lasciarsi vincere dall’amore per i suoi e dalle menzogne del demonio
Lei mi rimproverò severamente quando mi vide pronta a soccombere al terribile conflitto che senti­vo in me. Perché, non potendo più resistere alle per­secuzioni dei miei e alle lacrime di una madre che amavo così teneramente e che mi diceva che una fi­glia deve sposarsi a vent’anni, cominciavo a cedere. Satana mi ripeteva in continuazione: « Povera mise­rabile, cosa credi di fare diventando monaca? Farai ridere tutti, perché non sarai capace di perseverare. E che vergogna lasciare l’abito da monaca e il con­vento! Dove potrai andare a nasconderti ?». Mi scio­glievo in lacrime perché avevo un terribile orrore degli uomini e non sapevo che decisione prendere, ma il mio divino Maestro, che aveva sempre presen­te il mio voto, ebbe infine pietà di me.

24. Nostro Signore le restituisce le pace
Una volta, che se non erro fu dopo la comunione, Lui volle farmi vedere che era il più bello, il più ric­co, il più potente, il più perfetto e il più consono di tutti gli amanti, e si stupiva che, essendogli stata promessa da molti anni, volevo rompere con Lui e prendermene un altro: «Oh! Sappi che, se mi fai questo sgarbo, ti abbandonerò per sempre. Ma se mi resti fedele, non ti abbandonerò mai e sarò l’arma vincente contro tutti i tuoi nemici. Scuso la tua ignoranza, perché tu ancora non mi conosci, ma, se mi resti fedele e mi segui, t’insegnerò a conoscermi e mi manifesterò a te». Dicendomi questo, infuse una grande calma dentro me e la mia anima si trovò pervasa da una pace così grande, che mi decisi a mo­rire piuttosto che sostituirlo. Mi pareva allora che i miei legami si fossero spezzati, che non avessi più nulla da temere, pensando che, seppure la vita reli­giosa fosse stata un purgatorio, mi sarebbe stato dolce purificare così il resto della mia vita, invece che vedermi precipitare verso l’inferno che tante volte avevo meritato per i miei gravi peccati e per le mie resistenze.

CONTINUA…

FONTE:https://rosarioonline.altervista.org/index.php/santorosario/sezione/it/meditazioni/ottobre-SantaMargheritaAlacoque/7

Vita di Santa Margherita Alacoque – Parte 6

9 novembre 2021

18. Penitenze corporali
Non sapevo cosa fosse la vita spirituale, perché non ne ero stata istruita e non ne avevo sentito parlare; sapevo solo ciò che il mio divino Maestro m’inse­gnava e mi faceva fare con la sua amorosa violenza. E per punirmi in qualche modo delle ingiurie che gli facevo e per riprendere la somiglianza e la confor­mità con Lui, alleviando il dolore che mi tormenta­va, legavo questo miserabile e criminale corpo con corde annodate e le stringevo così forte, che a mala­pena potevo respirare e mangiare. E tenevo le corde strette così a lungo, che s’immergevano profonda­mente nella mia carne, che vi ricresceva sopra, e riu­scivo a strapparle solo con molta violenza e crudeli dolori; lo stesso facevo con le catenelle che legavo alle braccia e che toglievo portandomi via pezzi di carne. Dormivo sopra un asse o sopra bastoni nodo­si, e poi mi battevo con la disciplina, cercando rime­dio ai conflitti e ai dolori che sentivo dentro me. Tutto quanto potevo soffrire esteriormente, sebbe­ne le umiliazioni e le contraddizioni di cui ho parla­to prima fossero continue e aumentassero invece di diminuire, mi pareva un sollievo in confronto alle pene che soffrivo dentro me e che mi facevo violen­za per sopportare in silenzio e tenere nascoste, come il mio buon Maestro m’insegnava. Nulla traspariva all’esterno, a parte il fatto che mi vedevano impalli­dire e disseccarmi. Il timore che avevo di offendere il mio Dio mi tor­mentava più di tutto il resto, perché i miei peccati mi apparivano continui e così grandi, che mi mera­vigliavo che l’inferno non s’aprisse sotto i miei piedi per inghiottire una tale miserabile peccatrice. Avrei voluto confessarmi tutti i giorni, ma potevo farlo so­lo di rado. Consideravo santi coloro che indugiava-no a lungo in confessione, pensando che non erano come me, che non sapevo accusarmi dei miei pecca­ti. Ciò mi faceva versare molte lacrime.

19. Desiderio della vita religiosa
Dopo aver passato molti anni tra questi dolori, con­flitti e molti altri patimenti, senza altra consolazio­ne che il mio Signore Gesù Cristo, il quale era dive­nuto mio maestro e governatore, il desiderio della vita religiosa si riaccese così ardentemente nel mio cuore, che mi decisi a farmi monaca a ogni costo. Purtroppo ciò fu possibile solo quattro o cinque anni più tardi3 e, durante tutto quel tempo, le mie soffe­renze e i miei conflitti raddoppiarono, mentre io cer­cavo di raddoppiare allo stesso modo le penitenze, quando il mio divino Maestro me lo permetteva. Lui fece cambiare molto il mio comportamento, mo­strandomi la bellezza delle virtù e sopratutto dei tre vo-ti di povertà, castità e obbedienza, dicendomi che, quando li si pratica, si diventa santi, e lo diceva perché io, pregando, gli chiedevo di farmi diventare santa. E poiché la mia unica lettura erano le Vite dei Santi, di­cevo aprendole: «Devo trovarne una facile da imitare, affinché io possa comportarmi in quel modo e così diventare santa». Ma quanto mi angosciava era vedere che offendevo molto Dio, mentre pensavo che i santi non l’avevano fatto o, se l’avevano fatto, erano stati sempre in penitenza. Così mi veniva voglia di fare penitenza; il mio divino Maestro m’imprimeva un ti­more così grande di seguire la mia volontà, che ero con­vinta che avrebbe gradito solo ciò che avessi fatto per amore e obbedienza. Questo suscitò in me un gran de­siderio di amarlo e di agire solo per obbedienza, ma non sapevo come realizzare l’uno né l’altra; pensavo che fos­se un delitto dire che l’amavo, perché le mie azioni smentivano le mie parole. Gli chiesi di insegnarmelo e di farmi fare ciò che voleva che facessi per fargli piacere e amarlo e Lui lo fece nel modo che ora dirò.

20. Carità verso i poveri e gli infermi
Lui suscitò in me un amore così tenero per i poveri, che non avrei voluto parlare d’altro, e impresse in me una così tenera compassione per i miseri che, se fosse stato in mio potere, mi sarei privata di tutto; allorché avevo del denaro lo regalavo ai poveri per attrarli presso di me e così insegnar loro il catechi­smo e a pregare Dio. Ciò faceva si che mi seguissero e, certe volte, ne avevo così tanti, che non sapevo dove metterli d’inverno, a parte uno stanzone da cui qualche volta venivamo scacciati. Ero molto mortificata perché non volevo che si vedesse quanto facevo; la gente pensava che davo ai poveri tutte le cose di cui riuscivo a impossessarmi, ma non avrei potuto farlo per timore di rubare e donavo solo ciò che era mio e mai senza il rispetto dell’obbedienza. Questo mi costringeva a fare moine a mia madre, affinché mi consentisse di donare ciò che avevo; poiché lei mi amava molto, consentiva facilmente. Se me lo rifiutava, restavo tranquilla e, dopo un po’ di tempo, ritornavo alla carica, perché non potevo fare nulla senza consenso, non solo di mia madre, essendo pure soggetta a quelli con cui vivevo, cosa che era un continuo supplizio. Ma pensavo che dovevo sottomettermi a tutti quelli che più mi ripugnavano e obbedire loro per vedere se potevo diventare monaca. Tutti questi permessi da chiedere mi attirarono rifiuti e mi resero così pri­gioniera, che, per via della grande autorità che veni­va esercitata su di me, non poteva esserci una mona­ca più sottomessa. Ma il desiderio ardente che pro­vavo di amare Dio mi faceva superare tutte le diffi­coltà e mi rendeva attenta a fare tutto quanto più contrastava con le mie inclinazioni e per cui provavo più ripugnanza. Mi sentivo talmente spinta ad agire in tal modo, che confessavo come un peccato il non averlo fatto. Mi disgustava vedere piaghe e mi misi a curarle e a baciarle, pur non sapendo come fare. Ma il mio di­vino Maestro sapeva supplire così bene a tutte le mie deficienze, che le piaghe guarivano prestissimo senz’altro unguento che quello della Provvidenza e, sebbene fossero molto pericolose, io avevo più fidu­cia nella sua bontà che nei rimedi umani.

Fonte:https://rosarioonline.altervista.org/index.php/santorosario/sezione/it/meditazioni/ottobre-SantaMargheritaAlacoque/6

VITA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE – PARTE 5

26 ottobre 2021

15. Imbarazzo nello scrivere questo racconto
Ma, ahimè, mio Signore, abbiate pietà della mia de­bolezza! Sento un dolore profondo e una vergogna nello scrivere queste cose, dopo avervi opposto così a lungo resistenza. Sostenetemi, mio Dio, affinché io non soccomba sotto il rigore dei meritati rimproveri. No, mi rifiuto, col soccorso della vostra grazia, di opporvi mai più resistenza, anche se dovesse costar­mila vita, attirare su di me tutto il disprezzo degli uomini, scatenare contro di me tutti i furori dell’in­ferno per vendicare le resistenze che vi ho opposto Ve ne chiedo perdono, così come vi chiedo la forza di portare a termine quanto desiderate da me, nono­stante ogni ripugnanza che il mio amor proprio pos­sa manifestare.
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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

25 ottobre 2021

SERMONE XXVII

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SAN FILIPPO NERI: IL DONO DELLA VOLONTA’

23 ottobre 2021

E’ difficile consolare i malati e dare loro una linea si­cura di condotta nel travaglio della sofferenza, ma Filippo riusciva benissimo.

Qualche volta, egli per rassicurare il sofferente contro le tentazioni, specialmente nei momenti terribili dell’agonia, proponeva ad essi:

– Mi vuoi donare tu la tua volontà? – Ma sì, Padre, lo fo molto volentieri.

– Ebbene quando verrà il demonio per tentarti ed in­vitarti a qualche male, oppure vorrà spingerti a non spe­rare, tu gli dirai: io non ho più volontà ma l’ho donata a Padre Filippo.

Io poi la tua volontà l’offrirò a Dio.

Fonte: San Filippo Neri – Il dono della volontà.

VITA DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE- PARTE 4

23 ottobre 2021

Vita di Santa Margherita Alacoque – Parte 4

11. Malattia della madre
La più dura delle mie croci era non poter addolcire i tormenti di mia madre, che mi erano cento volte più difficili da sopportare dei miei, sebbene non le of­frissi mai l’occasione di parlarmene, per paura di of­fendere Dio prendendo gusto a parlare delle nostre pene. Era durante le sue malattie che la mia sofferenza si faceva maggiore, perché lei, interamente affidata al­le mie cure e ai miei servizi, soffriva molto; tanto più che ogni cosa era sotto chiave e mi toccava an­dar a elemosinare persino le uova e le altre cose ne­cessarie a curare i malati. Questo non era un tormento lieve per il mio caratte­re timido, specie avendo a che fare con i contadini che mi intrattenevano più di quanto avessi voluto. Mia madre ebbe una mortale risipola alla testa, di grossezza, rossore e durezza spaventosi, e si limita­rono a farla salassare da un chirurgo di campagna di passaggio, il quale mi disse che a meno di un mira­colo non si sarebbe salvata. Senza che nessuno se ne dolesse, né provasse pena tranne me, che potevo so­lo ritirarmi nel mio consueto rifugio e rivolgermi al­la santa Vergine e al mio sovrano Maestro, gli unici ai quali potevo svelare le angosce che mi attanaglia­vano, senza doverne ricevere scherno, ingiurie o ac­cuse. Mi recai dunque alla messa il giorno della cir­concisione dì Nostro Signore, per chiedergli di dive­nire lui stesso il medico e la cura per la mia povera madre e di mostrarmi quanto dovevo fare. Lui lo fe­ce con tale misericordia che, non appena rientrata, trovai la guancia di mia madre aperta da una piaga grande come un palmo, che emanava un fetore in­tollerabile, e nessuno voleva avvicinarsi. Non avevo alcuna nozione su come curare le piaghe e non riu­scivo a guardarle né a toccarle, prima di allora, e non disponevo di altro unguento che quello della di­vina provvidenza. Tagliavo tutti i giorni pezzi di carne marcia, ma provavo tale coraggio e fiducia nella bontà del mio Signore, che sentivo sempre pre­sente, che alla fine, contro ogni previsione umana, mia madre guarì in capo a pochi giorni. Durante tutto il tempo della malattia, non mi cori­cai né dormii quasi per nulla; mangiavo pochissimo e digiunai per giorni interi. Ma il mio divino Mae­stro mi consolava e mi faceva sentire in perfetta conformità col suo santissimo volere e solo con Lui mi lasciavo andare, dicendogli: «O mio sovrano Maestro, se non lo voleste, tutto ciò non accadreb­be; ma io vi rendo grazie per averlo permesso alfine di rendermi simile a Voi».

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SAN FILIPPO NERI :SIGNORILITA’ E AMORE I GIOIA

18 ottobre 2021

Documento bellissimo dello stile di gioia del Santo è una letterina, che egli indirizzò ad una giovane sposa, che si chiamava Fiora Ragni, ma era conosciuta più co-. munemente col nome di madonna (signora) Fiora.

Filippo imposta sul nome Fiora la sua letterina e, sem­pre giocando su quel nome, arriva a pensieri altissimi di spiritualità ed a sentimenti di un amore paterno ben gran­de. Ecco la lettera

« Ancorché io non scriva a nessuno, non posso mancare alla mia quasi figliola primogenita madonna Fiora, la qua­le desidero fiorisca: anzi che dopo il fiore produca buon frutto, frutto d’umiltà, frutto di pazienza, frutto di tutte le virtù, albergo e ricettacolo dello Spirito Santo: e così suol essere chi si comunica spesso. Il che quando non fosse, non vi vorrei per figliola; e se pur figliola, figliola ingrata, e di sorte che al giorno del giudizio vorrei essere contro di voi. Dio ciò non permetta; ma sì bene vi faccia flore frut­tuoso come di sopra ho detto e tutto fuoco, onde il pove­rello vostro padre, si possa riscaldare, che si muore dal freddo. Non altro. Tutto vostro.

Roma alli 27 di giugno 1572 Filippo Neri.

Fonte: San Filippo Neri – Signorilità e amore in gioia.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

18 ottobre 2021

SERMONE XXVI

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SAN FILIPPO NERI: IN MANO AL BOIA

14 ottobre 2021

Ogni uomo, in quanto tale, teoreticamente, è capace di ogni bene e di ogni male: ogni uomo può diventare o un grande santo, o un grande assassino.

Filippo nella sua grande umiltà e nella profonda co­noscenza del cuore umano, si direbbe che aveva quasi pau­ra di diventare un bandito degno di morte.

Ecco dunque come egli pensa in forma di dramma que­sta terribile possibilità.

Era con lui il medico Angelo Vettori ed egli dice: «che diresti, Angelo, se un giorno tu mi vedessi col boia di die­tro che mi frustasse e voi e gli altri diresti: è questo quel Padre Filippetto. Quanto pareva buono!

Fonte: San Filippo Neri – Filippo: in mano al boia.

VITA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE- PARTE TERZA

14 ottobre 2021

Vita di Santa Margherita Alacoque – Parte 3

8. Persecuzione domestica
Intanto mia madre s’era spogliata della sua autorità domestica per cederla ad altri, i quali se ne appro­priarono in maniera tale, che lei e io ci ritrovammo nel­la peggiore servitù;3 non che voglia biasimare queste persone, né credere che fecero male a farmi soffrire. Il mio Dio non mi permetteva simili pensieri, lasciando-mi solo considerare ogni cosa come uno strumento affinché si compisse la sua volontà. Entrambe non avevamo alcun potere in casa e non osavamo fare nul­la senza permesso. Era una guerra continua, tutto era sotto chiave, al punto che molte volte non avevo di che vestirmi per andare alla santa Messa e dovevo farmi prestare cuffia e abiti. Così comincIai a sentirmi prigio­niera e arrivai al punto di non poter fare nulla né uscire senza il consenso di tre persone. Da quel mo­mento mi volsi a cercare ogni piacere e ogni consola­zione nel santissimo Sacramento dell’altare. Ma tro­vandomi a vivere in un villaggio lontano dalla chiesa, potevo recarmici solo col consenso di quelle persone; e accadeva che, quando una consentiva, l’altra non era d’accordo; e spesso, allorché manifestavo il mio dolo­re con le lacrime, mi rimproveravano che forse avevo dato appuntamento a qualche ragazzo e che soffrivo di non potermici recare per essere accarezzata e baciata, con la scusa della messa o della benedizione del santo Sacramento. Proprio a me che provavo orrore di tutto ciò, che mi sarei fatta fare a pezzi piuttosto che nutrire simili pensieri! Era in quei momenti che non sapevo dove rifugiarmi, a parte qualche recesso del giardino o della stalla o altri luoghi segreti, dove mi era possibile inginocchiarmi per aprire con le lacrime il mio cuore a Dio, grazie all’intercessione della santissima Vergine, mia madre putativa, cui mi affidavo totalmente; restavo così per giornate intere, senza bere nè mangiare. Que­sto era normale e spesso la gente del villaggio, mossa a compassione, mi regalava verso sera un po’ di latte o qualche frutto. Quando dovevo rientrare, ero così ti­morosa e impaurita, che mi pareva d’essere una pove­ra criminale che avesse appena ricevuto la condanna; sarei stata più felice se fossi andata a mendicare il cibo, piuttosto che vivere in quel modo, anche perché non osavo sedermi a tavola. Infatti, sin dal momento in cui entravo in casa, ricominciava più forte la tiritera per­ché non mi ero occupata dei servizi domestici né di ac­cudire i bambini di quelle benefattrici della mia anima; e senza che potessi dire una sola parola, mi mettevo al lavoro con i servi. Dopodiché trascorrevo le notti, così come le giornate, a versare lacrime, ai piedi del mio crocifisso, il quale mi mostrò, senza che io com­prendessi nulla, che voleva divenire padrone del mio cuore e assimilarmi completamente alla sua vita di sofferenza. Per questo motivo voleva divenire il mio padrone, rendendosi presente alla mia anima per farmi agire come Lui aveva agito fra quei crudeli dolori, che mi mostrava di aver patito per amor mio.

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

14 ottobre 2021

SERMONE XXV

 

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SAN FILIPPO NERI : GIOIELLI

10 ottobre 2021

Sono veri gioielli certe espressioni, certi motti, che splendono da se stessi, pur senza la cornice di un episodio. Vecchio, malato, sempre nelle fatiche, nelle veglie, nelle astinenze, talvolta quelli che gli volevano bene ed erano premurosi della sua salute, lo esortavano ad aversi dei ri­guardi, moderarsi nel lavoro, mangiare in modo da nutrir­si sufficientemente e poi dormire un poco di più.

Come giustificare il suo proposito di voler sempre fare così? Sarebbe stato poi scortesia opporre un no nudo e crudo.

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SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

10 ottobre 2021

SERMONE XXIV

 

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VITA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE

9 ottobre 2021

Vita di Santa Margherita Alacoque – Parte 1

VIVA GESÙ

1. Comincio questo scritto per obbedienza
È quindi per amore di Voi solo, o mio Dio, che mi sot­tometto a scrivere, al fine di obbedirvi, domandandovi perdono se ho opposto resistenza ai vostri voleri. Ma poiché solo Voi conoscete la grande ripugnanza che m’ispira, Voi solo potete darmi la forza di superarla, avendo io accolto questa obbedienza come un vostro cenno, come una punizione per l’eccesso di gioia e di zelo che mi ha guidata nel seguire la grande inclina­zione da sempre avuta di seppellirmi in un eterno oblio delle creature viventi. D’improvviso, dopo ave­re ottenuto promesse da chi pensavo avrebbe potuto aiutarmi, e dopo avere distrutto quanto avevo scritto per obbedienza – o, meglio, la parte che me n’era sta­ta lasciata -, ho ricevuto quest’ordine. O mio supremo bene, fate che io non scriva nulla se non per la vostra maggiore gloria e per la mia maggiore vergogna.

2. Orrore del peccato e voto di castità

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SAN FILIPPO NERI : MODI DECISIVI

9 ottobre 2021

Una sera, si faceva l’Oratorio, ed ecco che entra un certo Stefano da Rimini calzolaio, non meglio conosciuto. Dà egli un’occhiata al locale e scorge delle persone per bene: faccie chiare, rassicuranti, vestiti decenti e tutta un’aria distinta.

Non osa entrare Stefano, vecchio soldato, uomo liti­gioso, con tanti nemici e con più di un peccatuccio sulla coscienza…

Se mi riconoscono, diceva egli fra se stesso, mi mette­ranno fuori, e cercava di non essere notato.

Filippo, che dominava però ed ispezionava la sala, col suo occhio sempre in giro, lo notò, comprese molte cose ed andò rapido verso di lui.

Senza dire parola, assolutamente niente, lo prese per il collo, lo tirò con decisione, lo condusse alle prime file. L’uomo fu tanto confortato, acquistò tanta fiducia, che divenne un assiduo frequentatore dell’Oratorio e riuscì ad essere persona di grande virtù, di grande carità: per­venne anzi ad una certa santità: poverissimo come era, del guadagno della settimana, tolto il necessario, dava il resto ai poveri.

Fonte: San Filippo Neri – Modi decisivi.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

9 ottobre 2021

SERMONE XXIII

 

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SAN FILIPPO NERI : TITOLI A BUON MERCATO

24 settembre 2021

Quando il sacerdote vide che Manzoli aveva perduto la parola ed era alla fine, tornò da Filippo e riferì che il moribondo non sarebbe arrivato al mattino.

L’indomani, il Santo fa chiamare di nuovo Mattia e gli ordina di andare dal malato e vedere se era vivo o morto. – Penso che sia morto, Padre, e sarà inutile andare, ma tuttavia andrò.

– Comunque sia, va, prendi informazioni sicure: ti raccomando.

Il messaggero va e gli dicono che Giovanni è morto: egli non crede neppure necessario salire su: la notizia della morte è sicura e pacifica.

– Padre, riferì il Maffei, è come ho detto io, come si supponeva: Manzoli è morto.

– Ma tu l’hai visto con i tuoi occhi? – No! Ma è come se l’avessi visto io. – Bestiaccia, torna ancora ed assicurati: cerca di ve­dere se dorme o se è morto, ma vedi tu e non ti fidare di altri.

Mattia, questa seconda volta, trovò che Manzoli era a letto si, ma vivo, ben vivo.

Ritornato mortificato da Filippo, fece uno sforzo per riferire che il malato non era morto.

– Sei una bestiaccia che non sai fare i servizi, ringra­ziò Filippo.

Fonte: San Filippo Neri – Titoli a buon mercato.

SAN FILIPPO NERI : UNA MATTA DI NUOVO GENERE

16 settembre 2021

Non era una matta no, questa donna anzi madonna Bradamante come si diceva allora.

Ma era solo una grande sofferente.

Disperando di ogni mezzo naturale, al colmo del male, la poveretta mandò a chiamare P. Filippo come facevano tanti altri, per casi più o meno gravi o disperati.

Il Santo comprese che Bradamante era veramente mol­to malata e soffriva assai, ma volle nascondere come usa­va sempre, il suo potere carismatico, gittando il merito del prodigio su altre persone o cose.

Come egli dunque la vide con il capo fasciato, con volto lieto, come chi ride di una cosa buffa, le disse:

– Matta, che vuoi tu fare di tanti panni in testa? La donna si tolse quei panni, ma il toglierli e sentir sparire il dolore fu una cosa sola.

Fonte: San Filippo Neri – Una matta di nuovo genere.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI, DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

16 settembre 2021

SERMONE XXII

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PREGHIERA DELLA SERA : NOVENA A MADRE TERESA DI CALCUTTA ( 4 GIORNO)

30 agosto 2021
BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA

Quarto giorno: La Madonna ti aiuterà”Quanto abbiamo bisogno di Maria perché ci insegni lei cosa significhi saziare l’amore assetato di Dio per noi, che Gesù è venuto a rivelarci! Lei lo ha fatto in modo così bello. Sì, Maria ha permesso a Dio di prendere pieno possesso della sua vita attraverso la sua purezza, la sua umiltà e il suo amore fedele … Sforziamoci di crescere, sotto la guida della nostra Madre Celeste, in questi tre importanti atteggiamenti interiori, dell’anima, che danno gioia al Cuore di Dio e Gli consentono di unirsi a noi, in Gesù e attraverso Gesù, nella potenza dello Spirito Santo. È facendo questo che, come Maria nostra Madre, permetteremo a Dio di prendere pieno possesso di tutto il nostro essere – e attraverso di noi Dio potrà raggiungere con il Suo Amore Assetato tutti coloro con cui veniamo a contatto, specialmente i poveri”.

“Se restiamo accanto a Maria, Lei ci donerà il suo spirito di amorevole fiducia, di totale abbandono e di gioia”.

Pensiero del giorno: “Quanto dobbiamo rimanere vicini a Maria che comprese quale profondità dell’Amore Divino veniva rivelata quando, ai piedi della Croce, sentì il grido di Gesù: “Ho sete”.

Chiedi la grazia di imparare da Maria a saziare la sete di Gesù come ha fatto Lei.

Preghiera alla beata Teresa di Calcutta
Beata Teresa di Calcutta, tu hai permesso all’amore assetato di Gesù sulla Croce di diventare dentro di te una fiamma viva, così da essere per tutti luce del Suo Amore.

Ottieni dal cuore di Gesù… (si chieda la grazia…) insegnami a lasciare che Gesù penetri in me e si impossessi di tutto il mio essere, in modo così totale, che anche la mia vita sia un’irradazione della sua luce e del Suo amore per gli alltri.

Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra gioia, prega per me. Beata Teresa di calcutta, prega per me.

Conclusione
Ogni volta che a Madre Teresa veniva chiesto di parlare, ripeteva sempre con ferma convinzione: “La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per te e per me”. Questa santità è unione intima con Cristo:” Credete che Gesù, e Gesù soltanto, è la vita, – e la santità non è altro che lo stesso Gesù che vive intimamente in voi”.

Vivendo in quest’unione intima con Gesù nell’Eucaristia e nei poveri “ventiquattro ore su 24”, come era solita dire, Madre Teresa è divenuta un’autentica contemplativa nel cuore del mondo. “Perciò, facendo il lavoro con Lui, noi preghiamo il lavoro: poiché facendolo con Lui, facendolo per Lui, facendolo a Lui, lo amiamo. E, amandolo, diveniamo sempre più una sola cosa con Lui, e Gli consentiamo di vivere in noi la Sua Vita. E questo vivere di Cristo in noi è la santità”.

SAN FILIPPO NERI : ZIA ROSA STIZZOSA

30 agosto 2021

Una povera donna era stata provata duramente e per lungo tempo: il marito dopo essere stato carcerato per debiti, come allora usava, ed aver avuto altri travagli, ora era morto e la Rosa era sola e bisognosa.

La donna, in una grande tristezza e poi in una irrita­zione incredibile, non poteva veder cosa o udir parlare ed era sempre come un cane arrabbiato.

Non poteva pregare: non poteva confessarsi, era quasi come in uno stato di disperazione: riuscì a confidarsi col P. Angelo Velli, uomo di santa vita e tra i più cari compa­gni di S. Filippo, ma non ebbe giovamento alcuno.

La Rosa, una mattina, era tanto fuori di se ed infuria­ta, che il povero Angelo Velli non trovò di meglio che mandarla subito a S. Filippo.

Il Santo, come la vide comparire, comprese subito, e senza tanti complimenti le disse: vien qui zia Rosa, per­ché sei tanto stizzosa e mettiti in ginocchio.

Parlò il Santo in una maniera imperiosa, senza tutte quelle forme che lasciavano tempo alla donna di sbizzar­rirsi, la costrinse ad inginocchiarsi, le mise la mano sul capo e poi parlò, parlò…

Zia Rosa ascoltava e Dio solo sa quello che fu detto questo è certo che la poveretta senti cadere la sua tristez­za come ci si libera da una camicia di forza, e cominciò ad avvertire un benessere, una allegrezza, una leggerezza di vita, un rinnovamento e una grande devozione.

Un mutamento radicale, insomma: tali cose deponeva la paziente stessa, nel processo, il 4 giugno 1610, quin­dici anni dopo la morte del Santo.

La cosa più importante a sapere è che questa nuova felice condizione durò fino alla morte.

Fonte: San Filippo Neri – Zia Rosa stizzosa.

SAN FILIPPO NERI: I FIORI DEI MARTIRI

29 agosto 2021

Al tempo di Filippo, infieriva la persecuzione del go­verno inglese contro la Chiesa ed i cattolici.

I giovani chierici inglesi del collegio vicino a S. Giro­lamo della Carità, prima di partire per la loro patria, do­ve avrebbero trovato certamente dolori, sofferenze, e forse, la morte, venivano a chiedere la benedizione al Santo. Questa tradizione, molto attendibile, ha trovato espressio­ne anche nella iconografia filippina.

Il momento della partenza era di grande sofferenza in­teriore, ma Filippo illuminava e santificava quella soffe­renza dicendo ai partenti le parole dell’inno liturgico per i Santi Innocenti: « Salvete, flores Martjrum » vi saluto o Sori di martiri.

La visione del martirio per Cristo come quello dei Santi Innocenti, gittata improvvisa dinanzi alla mente dei gio­vani, dissipava ogni ombra in quell’ora di grande sof­ferenza.

Fonte: San Filippo Neri – I fiori di martiri.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

29 agosto 2021

SERMONE XXI

 

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PREGHIERA DELLA SERA: NOVENA A MADRE TERESA DI CALCUTTA ( SECONDO GIORNO)

28 agosto 2021
BEATA TERESA DI CALCUTTA

Secondo giorno: Gesù ti ama”Sono convinto dell’amore di Gesù per me, e del mio per Lui?” Questa convinzione è come la luce del sole che fa crescere la linfa della vita e fa fiorire i boccioli della santità. Questa convinzione è la roccia su cui si costruisce la santità.

“Il demonio potrebbe usare le ferite della vita, e talvolta i nostri stessi errori, per portarvi a credere che è impossibile che Gesù vi ami realmente, che realmente voglia rimanere unito a voi. Questo è un pericolo per tutti noi. Ed è così triste, perché è assolutamente il contrario di quello che Gesù desidera, che sta aspettando di dirvi … Lui vi ama sempre, anche quando non vi sentite degni”.

“Gesù ti ama con tenerezza, sei prezioso per Lui. Rivolgiti a Gesù con grande fiducia e consentiGli di amarti. Il passato appartiene alla Sua misericordia, il futuro alla Sua provvidenza e il presente al Suo amore”.

Pensiero del giorno: “Non aver paura – sei prezioso per Gesù. Lui ti ama”.

Chiedi la grazia di essere convinto dell’amore incondizionato e personale di Gesù per te.

Preghiera alla beata Teresa di Calcutta
Beata Teresa di Calcutta, tu hai permesso all’amore assetato di Gesù sulla Croce di diventare dentro di te una fiamma viva, così da essere per tutti luce del Suo Amore.

Ottieni dal cuore di Gesù… (si chieda la grazia…) insegnami a lasciare che Gesù penetri in me e si impossessi di tutto il mio essere, in modo così totale, che anche la mia vita sia un’irradazione della sua luce e del Suo amore per gli alltri.

Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra gioia, prega per me. Beata Teresa di calcutta, prega per me.

Conclusione
Ogni volta che a Madre Teresa veniva chiesto di parlare, ripeteva sempre con ferma convinzione: “La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per te e per me”. Questa santità è unione intima con Cristo:” Credete che Gesù, e Gesù soltanto, è la vita, – e la santità non è altro che lo stesso Gesù che vive intimamente in voi”.

Vivendo in quest’unione intima con Gesù nell’Eucaristia e nei poveri “ventiquattro ore su 24”, come era solita dire, Madre Teresa è divenuta un’autentica contemplativa nel cuore del mondo. “Perciò, facendo il lavoro con Lui, noi preghiamo il lavoro: poiché facendolo con Lui, facendolo per Lui, facendolo a Lui, lo amiamo. E, amandolo, diveniamo sempre più una sola cosa con Lui, e Gli consentiamo di vivere in noi la Sua Vita. E questo vivere di Cristo in noi è la santità”

SAN FILIPPO NERI: UNA ZITELLA CHE NON LO ERA

28 agosto 2021

La nobildonna Costanza, sposa di Virgilio Crescenzi, fece pregare il Santo di recarsi da lei perché il marito era ammalato.

Filippo andò e la donna in pianto gli andò incontro. Contrariamente a ciò che pensavano gli altri ed anche i medici, egli sapeva che il Signor Virgilio sarebbe morto. Non volle ingannare la moglie e neppure dire parole inutili: d’altra parte, sarebbe stato duro dirle che il marito sarebbe certamente morto.

– Zitella raia, fa il santo, bisogna contentarsi di quel­lo che piace a Dio.

Nel tornare a casa, in carrozza, accompagnato dal fi­glio di Virgilio stesso, Filippo gli disse che non trovava parole e modo di pregare perché l’ammalato guarisse.

Era un modo per fare intendere anche a lui, e più chia­ramente, che bisognava disporsi a fare la volontà di Dio per la morte del padre.

E’ un bel modo di dare la gioia anche quello di dispor­re l’animo a fare la volontà del Signore.

Fonte: San Filippo Neri – Una zitella che non l’era.

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

28 agosto 2021

SERMONE XX

 

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PREGHIERA DELLA SERA: NOVENA A MADRE TERESA DI CALCUTTA, PRIMO GIORNO

27 agosto 2021
BEATA MADRE TERESA DI CALCUTTA

Primo Giorno: Conosci il Gesù Vita”Conoscete davvero il Gesù vivo, non dai libri, ma dallo stare con Lui nel vostro cuore?”

“Sono convinto dell’amore di Cristo per me e del mio per Lui? Questa convinzione è la roccia su cui si costruisce la santità. Cosa dobbiamo fare per ottenere questa convinzione? Dobbiamo conoscere Gesù, amare Gesù, servire Gesù. La conoscenza vi renderà forti come la morte. Noi conosciamo Gesù attraverso la fede: meditando la Sua Parola nelle Scritture, ascoltandoLo parlare tramite la Sua Chiesa, e attraverso un’intima unione nella preghiera”.

“CercateLo nel tabernacolo. Fissate i vostri occhi su di Lui che è la Luce. Ponete il vostro cuore vicino al Suo Cuore Divino e domandateGli la grazia di conoscerLo”.

Pensiero del giorno: “Non cercate Gesù in terre lontane; non è lì. È vicino a voi, è dentro di voi”.

Chiedi la grazia di conoscere intimamente Gesù.

Preghiera alla beata Teresa di Calcutta
Beata Teresa di Calcutta, tu hai permesso all’amore assetato di Gesù sulla Croce di diventare dentro di te una fiamma viva, così da essere per tutti luce del Suo Amore.

Ottieni dal cuore di Gesù… (si chieda la grazia…) insegnami a lasciare che Gesù penetri in me e si impossessi di tutto il mio essere, in modo così totale, che anche la mia vita sia un’irradazione della sua luce e del Suo amore per gli alltri.

Cuore Immacolato di Maria, Causa della nostra gioia, prega per me. Beata Teresa di calcutta, prega per me.

Conclusione
Ogni volta che a Madre Teresa veniva chiesto di parlare, ripeteva sempre con ferma convinzione: “La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per te e per me”. Questa santità è unione intima con Cristo:” Credete che Gesù, e Gesù soltanto, è la vita, – e la santità non è altro che lo stesso Gesù che vive intimamente in voi”.

Vivendo in quest’unione intima con Gesù nell’Eucaristia e nei poveri “ventiquattro ore su 24”, come era solita dire, Madre Teresa è divenuta un’autentica contemplativa nel cuore del mondo. “Perciò, facendo il lavoro con Lui, noi preghiamo il lavoro: poiché facendolo con Lui, facendolo per Lui, facendolo a Lui, lo amiamo. E, amandolo, diveniamo sempre più una sola cosa con Lui, e Gli consentiamo di vivere in noi la Sua Vita. E questo vivere di Cristo in noi è la santità”.

SAN FILIPPO NERI : UN GESTO UNA PAROLA

27 agosto 2021

Un giorno Filippo esce dal confessionale e vede quel buon figliolo Giulio Savira, che già conosciamo, immerso in un grande pianto.

– Ma che ti succede Giulio? Non ti ho visto mai pian­gere come un fanciullo.

II Santo comprende che la morte aveva rapito la madre e allora non cerca le parole per consolare quell’afflitto, come generalmente si usa, ma compie uno di quei gesti che sdrammatizzano le situazioni più complicate.

Egli ha in mano la sua lunga corona e subito la getta al collo di Giulio, si toglie la berretta da prete di capo e la pone in testa di lui e tutto ciò nel bel mezzo della chiesa, fra tante persone che vedevano.

– Non piangere più! Tua madre è andata in Paradiso e tu sei accettato subito in Congregazione: sta allegra­mente.

Giulio cessò di piangere e tornò subito sereno, come era sempre.

Ciò attesta lo stesso Savira.

Fonte: San Filippo Neri – Un gesto, una parola…

SERMONI SUL CANTICO DEI CANTICI DI SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE

27 agosto 2021

SERMONE XIX

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