Archive for gennaio 2014

Incontro di papa Francesco con le famiglie del Cammino Neocatecumenale. Testo del discorso

31 gennaio 2014

Si può seguire la diretta a partire dalle ore 11,45

http://www.radiovaticana.va/player/index_fb.asp?language=it&visualizzazione=VaticanTic&Tic=VA_R1KE5Q7R

Il testo del Discorso sarà pubblicato non appena reso disponibile dalla Santa Sede

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI RAPPRESENTANTI DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE

Aula Paolo VI
Sabato, 1° febbraio 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle,

ringrazio il Signore per la gioia della vostra fede e per l’ardore della vostra testimonianza cristiana, grazie a Dio! Vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dall’Équipe responsabile internazionale del Cammino Neocatecumenale, insieme ai sacerdoti, ai seminaristi e ai catechisti. Un saluto pieno di affetto rivolgo ai bambini, presenti qui in gran numero. Il mio pensiero va in modo speciale alle famiglie, che si recheranno in diverse parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. La Chiesa vi è grata per la vostra generosità! Vi ringrazio per tutto quello che fate nella Chiesa e nel mondo.

E proprio a nome della Chiesa, nostra Madre – la nostra Santa Madre Chiesa, gerarchica come piaceva dire a Sant’Ignazio di Loyola – a nome della Chiesa vorrei proporvi alcune semplici raccomandazioni. La prima è quella di avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari nelle quali andrete ad operare. Il Cammino ha un proprio carisma, una propria dinamica, un dono che come tutti i doni dello Spirito ha una profonda dimensione ecclesiale; questo significa mettersi in ascolto della vita delle Chiese nelle quali i vostri responsabili vi inviano, a valorizzarne le ricchezze, a soffrire per le debolezze se necessario, e a camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali. La comunione è essenziale: a volte può essere meglio rinunciare a vivere in tutti i dettagli ciò che il vostro itinerario esigerebbe, pur di garantire l’unità tra i fratelli che formano l’unica comunità ecclesiale, della quale dovete sempre sentirvi parte.

Un’altra indicazione: dovunque andiate, vi farà bene pensare che lo Spirito di Dio arriva sempre prima di noi. Questo è importante: il Signore sempre ci precede! Pensate a Filippo, quando il Signore lo invia per quella strada dove incontra un amministratore seduto sul suo carro (cfr At 8,27-28). Lo Spirito è arrivato prima: lui leggeva il profeta Isaia e non capiva, ma il cuore ardeva. Così, quando Filippo gli si avvicina, egli è preparato per la catechesi e per il Battesimo. Lo Spirito sempre ci precede; Dio arriva sempre prima di noi! Anche nei posti più lontani, anche nelle culture più diverse, Dio sparge dovunque i semi del suo Verbo. Da qui scaturisce la necessità di una speciale attenzione al contesto culturale nel quale voi famiglie andrete ad operare: si tratta di un ambiente spesso molto differente da quello da cui provenite. Molti di voi faranno la fatica di imparare la lingua locale, a volte difficile, e questo sforzo è apprezzabile. Tanto più importante sarà il vostro impegno ad “imparare” le culture che incontrerete, sapendo riconoscere il bisogno di Vangelo che è presente ovunque, ma anche quell’azione che lo Spirito Santo ha compiuto nella vita e nella storia di ogni popolo.

E infine, vi esorto ad avere cura con amore gli uni degli altri, in particolar modo dei più deboli. Il Cammino Neocatecumenale, in quanto itinerario di scoperta del proprio Battesimo, è una strada esigente, lungo la quale un fratello o una sorella possono trovare delle difficoltà impreviste. In questi casi l’esercizio della pazienza e della misericordia da parte della comunità è segno di maturità nella fede. La libertà di ciascuno non deve essere forzata, e si deve rispettare anche la eventuale scelta di chi decidesse di cercare, fuori dal Cammino, altre forme di vita cristiana che lo aiutino a crescere nella risposta alla chiamata del Signore.

Care famiglie, cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a portare dovunque, anche negli ambienti più scristianizzati, specialmente nelle periferie esistenziali, il Vangelo di Gesù Cristo. Evangelizzate con amore, portate a tutti l’amore di Dio. Dite a quanti incontrerete sulle strade della vostra missione che Dio ama l’uomo così com’è, anche con i suoi limiti, con i suoi sbagli, anche con i suoi peccati. Pe questo ha inviato suo Figlio, perché Lui prendesse i nostri peccati su di sé. Siate messaggeri e testimoni dell’infinita bontà e dell’inesauribile misericordia del Padre.

Vi affido alla nostra Madre, Maria, affinché ispiri e sostenga sempre il vostro apostolato. Alla scuola di questa tenera Madre siate missionari zelanti e gioiosi. Non perdete la gioia, avanti!

 


© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Preghiera della sera

31 gennaio 2014

Preghiera a San Giovanni Bosco

(festa del 31 Gennaio)

 

O San Giovanni Bosco, padre e maestro della gioventù,

che tanto lavorasti per la salvezza delle anime,

sii nostra guida nel cercare il bene delle anime nostre e la salvezza del prossimo;

aiutaci a vincere le passioni e il rispetto umano;

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Poesia di Kahlil Gibran, Magia della vita

31 gennaio 2014

In un campo ho veduto una ghianda:
sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda
mettere radici e innalzarsi,
giovane quercia verso il sole.

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I DUE SASSI, di Maria Cristina Cattaneo

31 gennaio 2014

C’erano una volta due sassi di montagna, due fratelli che si erano staccati dalla parrete rocciosa e si erano trovati a terra insieme, vicino ad un ruscello. Un giorno decisero di seguire il corso del ruscello per scendere a valle e vedere la grande città. Così si misero di buon sasso… cioè, di buon passo, e rotola oggi, rotola domani, pian piano si dirigevano verso la città. Uno dei due sassi ( il più furbo dei due) di tanto in tanto si tuffava nelle acque del ruscello, si fermava un po’ a farsi carezzare dall’acqua, e poi riprendeva il cammino.

Sbrigati!” gli gridava l’altro, il più sciocco dei due, “Non vedi che resti indietro? E poi, cosa ti fermi a fare nell’ acqua?”

Mi levo un po’ di polvere di dosso!”, rispondeva quello

Che stupido che sei! Quando esci di qui, e hai fatto due rotolate sulla terra, sei di nuovo sporco come prima! A che ti serve lavarti, se poi ti sporchi ancora?”

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Il Libro di Quelet: “il tempo” tra Seeger, Turoldo e Martini

31 gennaio 2014

Il Libro di Quelet fa parte degli scritti sapienziali. Nella Bibbia ebraica è collocato tra i ketuvim (Scritti).
Qohelet non è un nome personale, ma indica un servizio e richiama colui che parla in assemblea, qahal (assemblea), il predicatore. Il libro risale ai secoli IV-III a. c. quando il popolo venne a contatto con la cultura ellenistica. Per questo è conosciuto anche come Ecclesiaste (da ekklesía: assemblea). Nella tradizione ebraica il libro del Qohelet si legge durante la festa delle capanne.Così nella gioia del raccolto mentre si gode dei doni di Dio, il popolo è invitato ad apprezzare la moderazione, la riconoscenza, a meditare sulla fragilità dell’esistenza umana e sul mistero che la circonda. Le parole più note del libro sono quelle che lo aprono e si ripetono quasi come un ritornello: “Vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità”. Questa parola si ripete trentotto volte. La parola vanità in ebraico: ‘hebel’ significa ‘soffio’, ‘vento’, cioè fugacità delle cose e della stessa vita.

Qu, 3,1-8

1Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.

2C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

http://www.youtube.com/watch?v=ivshYkrNWrg

Nella canzone Turn, turn turn di Pete Seeger il testo e il sottotitolo del brano sono assolutamente aderenti ai versetti biblici. Il verso finale è l’unico attribuibile a Seeger –  a time for peace, I swear it’s not too late, un tempo per la pace, io giuro che non è troppo tardi, si canta dando voce alla speranza, all’attesa del tempo che si dovrà compiere. Con altre parole, dai versi di  D.M. Turoldo:

Ancora un’alba sul mondo:

altra luce, un giorno mai vissuto da nessuno,

ancora qualcuno è nato:

con occhi e manie sorride…..

 Tutto deve ancora avvenire

nella pienezza:storia è profezia

sempre imperfetta.

In questo disegno di eternità, la nostra attesa, voce orante, vigilante, che si affida:

Io so, Padre, che il tempo che tu mi dai è un dono sincero e che diventa a tutti gli effetti il mio tempo. Piccola traccia, ma indelebile e irripetibile, di un’esistenza personale che attraversa la vita del mondo: tu la riconosci tra mille col tuo sguardo infinitamente limpido e profondo. Per quanto piccola, labile e leggera sia la linea del tempo che la mia traccia percorre, solido e indistruttibile è il valore di cui è segno fin dal primo istante; pura l’intenzione che vi si esprime; indefettibili il vincolo e la promessa che l’accompagnano. In ogni istante del tempo il dono si rinnova; e con esso la certezza che, anche se tutti mi abbandonassero, sono desiderato almeno da te, sono sommamente importante almeno per te. (C.M. MARTINI, Lettera pastorale 6 agosto 1992)

Una vita Spirituale immersa nel mistero di Gesù

31 gennaio 2014

Vi invito ad approfondire la conoscenza di Dio così come Egli si è rivelato in Gesù Cristo per la nostra piena realizzazione. Fate cose belle, ma soprattutto fate diventare le vostre vite luoghi di bellezza. Interceda per voi Santa Maria di Betlemme, da secoli venerata dai navigatori dell’oceano e oggi dai navigatori del Bene, della Verità e della Bellezza.
Benedetto XVI – Discorso 12 maggio 2010 – Lisbona

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Salmo 51 (50) CREA IN ME, O DIO, UN CUORE MONDO

31 gennaio 2014

 

«Grazie, o Dio, per averci dato questa divina preghiera del Miserere, questo Miserere che è la nostra preghiera quotidiana… compendio di ogni nostra preghiera» (C. de Foucauld). 

«Il Miserere… silenzioso compagno di lacrime di tanti peccatori pentiti… la segreta biografia di anime sensibili…  lo specchio della coscienza vivissima e lacerata di uomini come Dostoevskij… atto d’accusa contro ogni forma di fariseismo ipocrita» (O. Ravasi).

«Infatti… più la colpa si aggrava, più essa si cela agli occhi del peccatore; ma più cresce l’umiltà, più si diventa sensibili alla minima mancanza» (Max Scheler).

 

3 Pietà di me, o Dio, pietà secondo la tua infinita tenerezza,

per quanto le viscere hai ricolme d’amore cancella le mie infedeltà,

4 lavami e raschia via la mia colpa, fammi mondo dal mio peccato.

5 Le mie trasgressioni io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre davanti.

6 Contro te, contro te solo ho peccato, quanto è male ai tuoi occhi ho commesso:

tu, sempre giusto nelle tue sentenze, lascia parlare la tua pietà.

7 Ecco, nella colpa sono stato generato, peccatore mi concepì mia madre;

8 ecco, è la sincerità del cuore che tu ami, per cui fino all’intimo sono da te ammaestrato.

9 Purificami con 1 ‘issopo e sarò mondato, lavami e sarò più bianco della neve.

10 Ridammi ancora gioia e letizia, esultino le ossa che hai frantumate.

11 Distogli il tuo volto  dal mio delitto, dalle radici estirpa ogni colpa.

12 Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito forte.

13 Non cacciarmi dalla tua presenza, non privarmi del tuo santo spirito.

14 Ridammi la gioia di essere salvo, mi regga ancora uno spirito grande.

15 Insegnerò le tue vie ai ribelli e i peccatori a te torneranno.

16 Liberami dalla sentenza di morte, Dio, o Dio mio salvatore,

e griderà la mia lingua alla tua giustizia.

17 Signore, apri tu le mie labbra, la mia bocca acclamerà la tua lode.

18 poiché le vittime tu non gradisci, ne vuoi in dono alcun sacrificio:

19 uno spirito pentito è il sacrificio perfetto,

un cuore contrito e umiliato, o Dio, questa l’offerta che tu non rifiuti.

20 Nel tuo amore fa’ grazia per Sion, le mura rialza di Gerusalemme.

21 Le giuste offerte allor gradirai, l’olocausto e la totale oblazione:

allora sante saranno le vittime sacrificate sul tuo altare.

Il Miserere è, forse, il salmo più celebre, meditato, interpretato, musicato, persino dipinto (da Rouault) da una schiera immensa di uomini pentiti e convertiti. La cellula poetica e spirituale di questa supplica è, infatti, tutta in quell’appassionato «Contro te, contro te solo  ho peccato!» (v. 6). La tradizione giudaica, proprio sulla base di questa confessione, ha attribuito il salmo a Davide adultero con Betsabea e assassino del marito della donna, Urla (vedi 2Samuele 10-12). In realtà lo stile, il tema profetico dello «spirito» e del «cuore»  come sacrificio perfetto (v. 19), l’implorazione per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme dopo l’esilio babilonese del VI sec. (vv. 20-21), fanno pensare ad un’epoca posteriore. Resta comunque intatta la potenza interiore di questa preghiera che è simile ad un terreno ricoperto per metà dalla tenebra (la regione oscura del peccato nei vv. 3-11) e per l’altra metà dalla luce (la regione luminosa della grazia nei vv.  12-19). Se il senso della colpa è vivissimo, più intensa è, però, l’esperienza del perdono, della novità dello spirito, della gioia che il Misericordioso, Dio, effonde sul peccatore  pentito. Perciò più che un canto penitenziale, il Salmo 51 è la celebrazione  della risurrezione alla vita nello spirito della parabola del figlio prodigo di Luca 15.

Dossologia

Pure se grande è il tuo dolore chiunque tu sia, o uomo,

ora canta la tua speranza e il canto di gloria a lui che toglie il peccato del mondo.

Preghiera

Signore, donaci sempre la grazia del rimorso;

Signore, non abbandonarci mai qualunque sia il nostro peccato;

Signore, tu sei più grande di tutti i peccati del mondo;

Signore, fa’ di ognuno di noi e di tutti insieme una società di peccatori coscienti:

allora saremo salvi, Signore, perché tu non vedi l’ora di poterci perdonare!

Amen.

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David Maria Turoldo  Gianfranco Ravasi

I SALMI  traduzione poetica e commento

Leggere le Scritture

31 gennaio 2014

“Il passaggio dalla Parola scritta al Signore vivente sembra a molti difficile, sebbene in  fondo sia la cosa più facile. Io sto di fronte al mio Signore ed Egli si rivolge personalmente a me….E’ la Parola, la Parola del Padre in tutte le sue forme umane, sia il parlare che il tacere, sia il grido di esultanza verso il padre che il pianto su Gerusalemme, sia il monito che la consolazione, sia il gesto umile che quello imperioso. Parola lui è sempre. E Parola ora proprio per me”

(H.U.von Balthazar, Meditare da cristiani)

Vangelo (Mc 4,35-41) del giorno dalle letture della Messa (Sabato 1 Febbraio 2014) con commento comunitario

31 gennaio 2014

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Questo è il Vangelo del 1 Febbraio, quello del 31 Gennaio lo potrete trovare qualche post più sotto.

Maupal: Com’è nato il SuperPope

31 gennaio 2014

 

 

 

Come già pubblicato su queste pagine, è apparso per le vie di Borgo Pio un murales raffigurante papa Francesco nelle fattezze di un super-eroe

Papa Francesco_ Jorge Maria Bergoglio

Di seguito una intervista all’autore del murales

Lunedì, con il favore delle tenebre («In teoria è un’azione illegale, si fa sempre di notte», spiega lui), Mauro Pallotta, pittore per professione, street artist per passione, ha attaccato a un muro di via  Plauto angolo Borgo Pio, a Roma, a due passi dal Vaticano, il lavoro su carta intitolato Superpope («È un graffito ecologico e amovibile, ci tengo a dirlo»), che ritrae Papa Francesco nei panni di un supereroe pronto a spiccare il volo.
Mercoledì mattina, ieri, il telefono di Pallotta ha iniziato a squillare presto, e non ha smesso per tutto il giorno. «Mi hanno detto di andare in via Plauto, e ci ho trovato telecamere, fotografi, giornalisti. Credo di aver parlato con tutte le televisioni del mondo: i miei lavori di strada avevano sempre avuto reazioni positive, questo pensavo che facesse un po’ più di rumore, ma certo non che il rumore arrivasse ovunque».
Martedì il Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali ha pubblicato sul suo profilo ufficiale di Twitter la foto del graffito, firmato, anzi, «taggato» Maupal. E l’imprimatur arrivato direttamente e autorevolmente dalla Santa Sede ha fatto fare a quell’immagine il giro del mondo alla velocità della Rete.
«Ci ho messo più tempo a trovare il muro giusto sul quale appenderlo che a disegnarlo – racconta Mauro -. Sulla zona non ho mai avuto dubbi: a Borgo Pio, il quartiere papalino per eccellenza, sono nato e cresciuto, e qui oggi tutti adorano Francesco. Proprio per l’empatia che riesce a creare intorno a sé, il Papa è molto pop, e pop come un fumetto l’ho voluto disegnare. I superpoteri di cui l’ho dotato rappresentano l’enorme potere di cui dispone, che lui usa, unico leader al mondo, per
fare del bene. È l’unico che fa quel che dice e dice quel che fa. Gli eroi dei fumetti americani discendono da quelli della mitologia greca e io l’ho voluto interpretare in quella chiave, però con tocchi di umanità, quali la sciarpetta della squadra argentina del San Lorenzo, per cui fa il tifo, le vecchie scarpe e quella borsa nera da cui non si separa mai. L’idea mi è venuta una sera di qualche settimana fa: stavo sfogliando un giornaletto di supereroi quando alla tv hanno cominciato a parlare
del Papa. Nella mia mente c’è stato come un corto circuito. Ehi, il Papa è un supereroe!». (more…)

Tweet del Papa

31 gennaio 2014

 

Nessuno si salva da solo. La dimensione comunitaria è essenziale nella vita cristiana.

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Un ritaglio di me per te …. !!!!

31 gennaio 2014

E’ più facile irritarsi che pazientare

(San Giovanni Bosco)

E’ certo più facile irritarsi che pazientare,

minacciare un fanciullo che persuaderlo:

direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza

ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono,

che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità

Conversazioni di diritto canonico a Valencia. Testo dell’intervento di G.L. Muller

31 gennaio 2014
 L’arcivescovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede è intervenuto a Valencia, all’università cattolica San Vicente Mártir, alla dodicesima edizione delle Conversazioni di diritto canonico. Il cardinale eletto ha tenuto una conferenza intitolata «Collegialità ed esercizio della suprema potestà nella Chiesa». Quì sono tradotto alcuni stralci
Il testo integrale in tedesco e la sua traduzione in spagnolo sono
http://www.osservatoreromano.va/de/news/kollegialitat-und-ausubung-der-hochsten-kirchliche#.uupkpd15pto
http://www.osservatoreromano.va/es/news/para-superar-el-letargo#.Uutydz15NS4
*
 Della Chiesa si può parlare solo sulla base della domanda di Dio e della conoscenza della sua presenza umana in Gesù Cristo per il mondo. Dinanzi alle tragedie globali e quotidiane delle guerre civili e del terrorismo, della povertà e dello sfruttamento, della miseria dei rifugiati, della morte per droga, del crescente numero di suicidi e della dipendenza dalla pornografia nel venti per cento dei giovani, la crisi di significato e il disorientamento spirituale e morale di milioni di persone, la Chiesa di Dio ha il compito epocale di dare nuovamente speranza alla gente. Ma la Chiesa non è la luce; essa può solo dare testimonianza della luce che illumina ogni persona, di Gesù Cristo, Figlio di Dio e redentore dell’intera umanità.
È dalla conoscenza di Dio che si vede se l’uomo è consapevole della sua vocazione divina e se ha un futuro in questo mondo e oltre.
Una Chiesa preoccupata solo dei propri problemi strutturali sarebbe spaventosamente anacronistica e lontana dalla realtà. Infatti, nel suo essere e nella sua missione essa non è nient’altro che la Chiesa del Dio trino, origine e meta di ogni uomo e dell’intero universo. Una nuova messa a punto dell’autonomia e della collaborazione delle Chiese locali, della collegialità episcopale e del primato del Papa non deve mai perdere di vista la sfida epocale della domanda di Dio.
Nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium Papa Francesco parla di una salutare «decentralizzazione». La vita della Chiesa non può concentrarsi in così grande misura sul Papa e sulla sua Curia, come se nelle parrocchie, nelle comunità e nelle diocesi si svolgesse solo qualcosa di secondario. Il Papa e i vescovi piuttosto rimandano a Cristo che, solo, dà speranza agli uomini. Il Papa non può e non deve capire centralmente, da Roma, le molteplici condizioni di vita, che emergono per la Chiesa nelle singole nazioni e culture, e risolvere di persona ogni problema locale. Un’eccessiva centralizzazione dell’amministrazione non aiuterebbe la Chiesa, ma piuttosto ostacolerebbe la sua dinamica missionaria (Evangelii gaudium, 32).
Per questo, della nuova evangelizzazione, che è stata il tema dell’ultimo sinodo dei vescovi (7-28 ottobre 2012) fa parte anche un esercizio riformato del primato. Ciò riguarda le istituzioni della guida universale della Chiesa, quindi in modo particolare i dicasteri della Curia Romana, della quale il Papa si avvale nell’esercizio della più alta, piena e immediata potestà della Chiesa universale. I dicasteri «compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al servizio dei sacri pastori» (Christus Dominus, n. 9). Nel senso della nuova evangelizzazione, anche i vescovi, i sinodi e le Conferenze episcopali devono essere consapevoli di una maggiore responsabilità, compresa «una certa competenza magisteriale». Questa, infatti, appartiene loro grazie alla consacrazione e alla missione canonica, e non solo per mezzo di uno speciale mandato del Papa.
«I vescovi che insegnano in comunione col romano Pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità» (Lumen gentium, n. 25). Il magistero papale non sostituisce l’insegnamento dei vescovi e la loro azione comune a livello nazionale o anche continentale (per esempio i documenti del Celam: Puebla, Medellín, Santo Domingo, Aparecida) ma lo presuppone e lo promuove nella responsabilità per l’intera Chiesa (Evangelii gaudium, n. 16).
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Testo del Discorso di papa Francesco all’University of Notre Dame, Indiana USA. Address of Pope Francis, English Text

31 gennaio 2014

 

Sala Clementina
Giovedì, 30 gennaio 2014

Cari Amici,

sono lieto di salutare il Consiglio Direttivo dell’Università Notre Dame in occasione del vostro incontro a Roma, che coincide con l’inaugurazione del Centro Universitario di Roma. Sono fiducioso che il nuovo Centro contribuirà alla missione dell’Università, mettendo in contatto gli studenti con l’unicità delle ricchezze storiche, culturali e spirituali della Città Eterna, e aprendo le loro menti e i loro cuori alla mirabile continuità tra la fede dei santi Pietro e Paolo, quella dei confessori e martiri di ogni epoca, e la fede cattolica trasmessa loro nelle famiglie, nelle scuole e nelle parrocchie. Fin dalla sua fondazione, l’Università Notre Dame ha dato un notevole contributo alla Chiesa nel vostro Paese, con il suo impegno nell’educazione religiosa dei giovani e nell’insegnamento di un sapere ispirato dalla fiducia nell’armonia tra fede e ragione nel perseguimento della verità e della rettitudine. Consapevole della speciale importanza dell’apostolato per la nuova evangelizzazione, desidero esprimere la mia gratitudine per l’impegno che l’Università Notre Dame ha mostrato nel corso degli anni, aiutando e rafforzando l’insegnamento cattolico nella scuola elementare e secondaria negli Stati Uniti.

L’ispirazione che ha guidato Padre Edward Sorin e i primi religiosi della Congregazione della Santa Croce nell’istituire l’Università Notre Dame du Lac rimane centrale, nelle mutate circostanze del secolo XXI, per l’identità che contraddistingue l’Università e il suo servizio alla Chiesa e alla società americana. Nell’Esortazione apostolica sulla gioia del Vangelo ho sottolineato la dimensione missionaria del discepolato cristiano, che ha bisogno di rendersi evidente nella vita delle persone e nel lavoro di ciascuna istituzione ecclesiale. Questo coinvolgimento in un “discepolato missionario” dovrebbe essere percepito in un modo del tutto speciale nelle università cattoliche (cfr nn. 132-134), che, per loro stessa natura, sono impegnate a mostrare l’armonia tra fede e ragione e a mettere in evidenza la rilevanza del messaggio cristiano per una vita umana vissuta in pienezza ed autenticità. A tale riguardo, è essenziale una coraggiosa testimonianza delle università cattoliche nei confronti dell’insegnamento morale della Chiesa e della difesa della libertà di sostenere tali insegnamenti, in quanto proclamati con autorità dal magistero dei Pastori, precisamente nelle e attraverso le istituzioni formative della Chiesa.

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S. Giovanni Bosco: il “Sogno delle due colonne”

31 gennaio 2014

Il sogno profetico che il santo raccontò la sera del 30 Maggio 1862.

 «Figuratevi — disse — di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo’ di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.

A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.

In mezzo all’immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l’una dall’altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: “Auxilium Christianorum”; sull’altra, che è molto più alta e grossa, sta un’OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: “Salus Credentium”. 

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Visioni dell’altro mondo dalla Genesi a John Lennon, Di Alessandro Scafi

31 gennaio 2014

 Come i cristiani nei secoli hanno disegnato l’Eden indicandone l’ubicazione esatta sulla terra ·

25 gennaio 2014

Stati Uniti d’America, 9 settembre 1971. Esce Imagine di John Lennon, un invito alla pace intriso di musica e poesia, mentre intorno infuria  la guerra in Vietnam, incombe la minaccia nucleare, incalza l’avidità planetaria delle multinazionali: «Immagina che non ci sia nessun paradiso, provaci, non è poi così difficile, immagina che non ci sia nessun inferno sotto di noi; sopra di noi solo il cielo. Immagina che tutti vivano solo nel presente». Imagine  vola in testa alle classifiche, ma è veramente facile, persino possibile, immaginare un mondo senza altri mondi? Un mondo senza inferno o paradiso e solo il cielo sopra di noi?

Carta del mondo da un manoscritto dell’Apocalisse di Beato di Liébana (inizi del XII secolo)

Se guardiamo alla storia delle religioni sembrerebbe proprio di no: in tanti luoghi e in tutte le epoche gli uomini hanno sempre “immaginato” un altrove dopo i limiti della geografia e un istante oltre i confini della storia, a cui hanno dato il nome di un loro paradiso. Tutte le religioni, tutte le civiltà, tutte le letterature hanno narrato di tempi felici e descritto contrade remote allietate da perpetue primavere e fontane di immortalità. Chi ha avuto il dono della fede evangelica sa che il regno dei cieli è già qui, nella vita sacramentale della Chiesa e nella gioia d’amore dell’anima, e che un paradiso perfetto comunque lo attende, secondo modalità misteriose e imprevedibili, promesso dal Cristo crocifisso. Anche chi ha voluto sostenere che oltre l’universo visibile non c’è proprio niente da scoprire o da godere ha poi cercato di aprire una sua finestra su un altrove felice, come in realtà ha fatto anche John Lennon, auspicando un mondo senza violenze, senza religioni e senza i concetti di inferno e paradiso.

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Santo di oggi: San Giovanni Bosco Sacerdote, 31 gennaio

31 gennaio 2014

SAN GIOVANNI BOSCO SACERDOTE

31 gennaio

Castelnuovo d’Asti, 16 agosto 1815 – Torino, 31 gennaio 1888

Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.

Patronato: Educatori, Scolari, Giovani, Studenti, Editori

Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall’ebraico

Martirologio Romano: Memoria di san Giovanni Bosco, sacerdote: dopo una dura fanciullezza, ordinato sacerdote, dedicò tutte le sue forze all’educazione degli adolescenti, fondando la Società Salesiana e, con la collaborazione di santa Maria Domenica Mazzarello, l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per la formazione della gioventù al lavoro e alla vita cristiana. In questo giorno a Torino, dopo aver compiuto molte opere, passò piamente al banchetto eterno.

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Preghiera del mattino: Novena della Purificazione (Candelora)

31 gennaio 2014

Novena della Purificazione (Candelora)

Ottavo giorno

 

Questa festa, celebrata con gran distinzione dai Greci sotto il nome dl Hypapanta, cioè incontro di Maria SS. e di     Gesù con Simeone ed Anna, fu instituita dal Papa Gelasio nel 492 per opporre la santa processione colle candele perciò     benedette alla pagana festa delle Lupercali o purificazioni, che con giuochi e assembramenti scandalosi si celebrava    verso la metà di Febbraio.

I. Per quella sì eroica obbedienza che voi esercitaste, o gran Vergine, nell’assoggettarvi alla legge della purificazione, ottenete anche a noi la più esatta obbedienza a tutti i comandi di Dio, della Chiesa e dei nostri maggiori.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

II. Per quell’angelica modestia o celestial divozione con cui voi, o gran Vergine, vi recaste e presentaste nel Tempio, ottenete anche a noi di portarci e stare nel tempio con quell’interno ed esterno raccoglimento che conviene alla casa di Dio.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

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Papa Francesco.Omelia feriale quotidiana a s. Marta. Testo e videoregistrazione

31 gennaio 2014

31 gennaio 2014

2Sam 11,1-4.5-10.13-17   Sal 50   Mc 4,26-34

 

Franciscus - miserando atque eligendo

 

 

CONSERVARE IL SENSO DEL PECCATO

( Dalla lettura di oggi,  Davide si invaghisce di Betsabea, moglie di Uria, un suo generale, gliela prende e spedisce il marito in prima linea in battaglia, causandone la morte e di fatto perpetrando un assassinio)

“Davide si trova davanti a un grosso peccato, ma lui non lo sente peccato. Non gli viene in mente di chiedere perdono. Quello che gli viene in mente è: ‘Come risolvo questo?’

A tutti noi può accadere questa cosa. Tutti siamo peccatori e tutti siamo tentati e la tentazione è il pane nostro di ogni giorno. Se qualcuno di noi dicesse: ‘Ma io mai ho avuto tentazioni’, o sei un cherubino o sei un po’ scemo, no? Si capisce… E’ normale nella vita la lotta e il diavolo non sta tranquillo, lui vuole la sua vittoria. Ma il problema – il problema più grave in questo brano – non è tanto la tentazione e il peccato contro il nono comandamento, ma è come agisce Davide. E Davide qui non parla di peccato, parla di un problema che deve risolvere. Questo è un segno! Quando il Regno di Dio viene meno, quando il Regno di Dio diminuisce, uno dei segni è che si perde il senso del peccato.

Ogni giorno, recitando il “Padre Nostro”, noi chiediamo a Dio “Venga il Tuo Regno…”, il che vuol dire cresca il Tuo Regno. Quando  si perde il senso del peccato, si perde anche il senso del Regno di Dio e al suo posto  emerge una visione antropologica superpotente, quella per cuinio posso tutto….

La potenza dell’uomo al posto della gloria di Dio! Questo è il pane di ogni giorno. Per questo la preghiera di tutti i giorni a Dio ‘Venga il tuo Regno, cresca il tuo Regno’, perché la salvezza non verrà dalle nostre furbizie, dalle nostre astuzie, dalla nostra intelligenza nel fare gli affari. La salvezza verrà dalla grazia di Dio e dall’allenamento quotidiano che noi facciamo di questa grazia nella vita cristiana……

Uria diventa allora l’emblema di tutte le vittime della nostra inconfessata superbia

Io vi confesso, quando vedo queste ingiustizie, questa superbia umana, anche quando vedo il pericolo che a me stesso avvenga questo, il pericolo di perdere il senso del peccato, mi fa bene pensare ai tanti Uria della storia, ai tanti Uria che anche oggi soffrono la nostra mediocrità cristiana, quando noi perdiamo il senso del peccato, quando noi lasciamo che il Regno di Dio cada… Questi sono i martiri dei nostri peccati non riconosciuti. Ci farà bene oggi pregare per noi, perché il Signore ci dia sempre la grazia di non perdere il senso del peccato, perché il Regno non cali in noi. Anche portare un fiore spirituale alla tomba di questi Uria contemporanei, che pagano il conto del banchetto dei sicuri, di quei cristiani che si sentono sicuri.

Chiediamo a Dio la grazia che in noi non diminuisca mai la presenza del suo Regno”.

Testo proveniente da Radio Vaticana

 

Video: sulla via di Damasco, L’imprevisto (una comunità di recupero)

31 gennaio 2014

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem
-456af847-1a44-48ee-bf9c-2943366ab052.html

Anno dedicato alla vita consacrata. Conferenza di presentazione. Diretta e registrazione. Testo degli interventi

30 gennaio 2014

 

La diretta potrà essere seguita dalle ore 11.30

 

http://www.radiovaticana.va/player/index_fb.asp?language=it&visualizzazione=VaticanTic&Tic=VA_Q4E5M7YE

Preghiera della sera: Novena a San Giovanni Bosco

30 gennaio 2014

Novena a San Giovanni Bosco

(Novena dal 22 al 30 Gennaio)

9° giorno

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi.

Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre …

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Poesia di Kahlil Gibran: La storia delle onde

30 gennaio 2014

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.

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Dicembre l’elleboro , Fiabe e Leggende

30 gennaio 2014

Stando alla leggenda, il bel fiore dalla corolla candida e dal cuore d’oro, sbocciò per la prima volta nei giorni del Natale ad opera di un angelo.
Per questo è anche chiamato ROSA DI NATALE.

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Tweet del Papa

30 gennaio 2014

 

Non posso immaginare un cristiano che non sappia sorridere. Cerchiamo di dare una testimonianza gioiosa della nostra fede.

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Una vita spirituale immersa nel mistero di Gesù

30 gennaio 2014

Sì, cari giovani, Gesù vuole essere vostro amico, vostro fratello nella vita, il maestro che vi indica la via da percorrere per giungere alla felicità. Egli vi ama per quello che siete, nella vostra fragilità e debolezza, perché, toccati dal suo amore, possiate essere trasformati. Vivete questo incontro con l’amore di Cristo in un forte rapporto personale con Lui; vivetelo nella Chiesa, anzitutto nei Sacramenti.
Benedetto XVI – Discorso ai giovani 2 Maggio 2010

Leggere le Scritture

30 gennaio 2014

 

 

“La Scrittura, in un modo che le è proprio, è un’epifania del Cristo risorto, che emerge nel mondo del mistero pasquale, un memoriale di Cristo….cos’è infatti l’Evangelo se non Cristo stesso e la salvezza che è in lui, che si diffonde per il mondo?” F.X. Durrwell

Vangelo (Mc 4,26-34) del giorno dalle letture della Messa (Venerdì 31 Gennaio 2014) con commento comunitario

30 gennaio 2014

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,26-34)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

 

Questo è il Vangelo del 31 Gennaio, quello del 30 Gennaio lo potrete trovare qualche post più sotto.

C.M.Martini. Chi è Gesù? Meditazioni

30 gennaio 2014

http://it.radiovaticana.va/news/2014/01/25/chi_e_gesu/orc-767290

Testo inedito: “Ricordi salesiani” scritti da papa Francesco nella lettera a C.Bruno

30 gennaio 2014

Il 20 ottobre 1990 Jorge Mario Bergoglio scrive da Córdoba una lunga lettera al salesiano Cayetano Bruno, lo storico della Chiesa in Argentina, per ricordare Enrique Pozzoli, il salesiano amico di famiglia che lo aveva battezzato il 25 dicembre 1936 e aveva seguito il suo cammino spirituale. Terminate quelle sei pagine dattiloscritte (pubblicate dall’Osservatore Romano nel numero del 23-24 dicembre 2013), Bergoglio aggiunge altre cinque cartelle dove raccoglie alcuni “ricordi salesiani”, in particolare quelli relativi al 1949, anno in cui, tredicenne, aveva frequentato il Colegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles a Ramos Mejía, nel Gran Buenos Aires. Pubblichiamo per intero il testo inedito nel quale Bergoglio, ricordando con gratitudine la spiritualità dei salesiani, rievoca con vivace lucidità l’educazione ricevuta nel loro collegio. Un’educazione che configurava una vera e propria “cultura cattolica” e che lo preparò “per la vita”. Il testo, conservato nell’archivio storico salesiano di Buenos Aires, è qui presentato in una nostra traduzione che conserva tutte le particolarità e i rarissimi lapsus dell’originale, mentre i pochi interventi sono inseriti in corsivo e tra parentesi quadre. (g.m.v. per l’Osservatore romano) 

L’originale della lettera

http://vaticanresources.s3.amazonaws.com/

files%2Fcd22030121e6671868df4c19f5dc86b0_1.pdf

Traduzione in italiano

Ho appena terminato la relazione dei miei ricordi su P. Enrique Pozzoli. Ora voglio completare la mia promessa di scriverle alcuni ricordi del mio contatto con i Salesiani, così come eravamo rimasti. E inizio con un aneddoto un po’ volteriano. Nel 1976 trasferimmo la Curia Provinciale a San Miguel. Cominciavano ad arrivare vocazioni nuove e sembrava conveniente che il Provinciale stesse vicino alla Casa di Formazione. Si tornò a riformare il programma di studi: 2 anni di iuniorato (che erano spariti), la filosofia separata dalla teologia tornò a imporsi, sostituendo quel “miscuglio” di filosofia e teologia che era stata chiamata “curriculum” dove si cominciava studiando Hegel (sic!). Stando a San Miguel vidi i quartieri senza cura pastorale; ciò mi preoccupò e iniziammo a seguire i bambini; il sabato pomeriggio insegnavamo catechismo, poi giocavano, ecc. Mi resi conto che noi Professori avevamo il voto d’insegnare la dottrina a bambini e ignoranti, e cominciai io stesso a farlo insieme agli studenti. La cosa andò crescendo; si edificarono 5 chiese grandi, si mobilitarono in modo organizzato i bambini della zona… e solamente il sabato pomeriggio e la domenica mattina… Allora venne l’accusa che questo non era un apostolato proprio dei gesuiti; che io avevo salesianizzato (sic!) la formazione. Mi accusano di essere un gesuita pro-salesiano, e forse ciò fa sì che i miei ricordi siano un po’ di parte… ma resto tranquillo perché il mio interlocutore di questo momento è un salesiano pro-gesuita, e lui saprà discernere le cose.

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Salmo 132 (131) UNA CASA PER IDDIO

30 gennaio 2014

«Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?

Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa…» (1Re, 8,27).

 

1 David tuo servo ricorda, Signore:

di quante prove dovette soffrire:

2 ricorda, Dio, il suo giuramento,

quanto promise al potente di Giacob:

3 «Che mai io abbia per me una casa

e mai mi stenda sul mio giaciglio,

4 ne sonno lasci a questi miei occhi,

ne alle membra riposo alcuno,

5 fin che non trovi per lui una tenda,

la sede degna al Dio di Giacobbe!».

6 Abbiamo udito che stava in Efrata,

l’abbiam trovata nei campi di Iaar!

7 Andiamo dunque alla sua dimora,

a umiliarci davanti ai suoi piedi.

8 Al tuo riposo ora vieni, Signore,

vieni con l’arca di forza e salvezza.

9 I sacerdoti tuoi orni giustizia,

esulti il popolo in canti festosi:

10 per grazia a David, amato tuo servo,

tu non rifiuti il tuo messia.

11 Così a David Iddio ha giurato,

non sarà egli un Dio che ritratta:

«Sul tuo trono io voglio eletto del tuo sangue

un frutto regale!

12 Se al mio patto e ai miei precetti

i figli tuoi saranno fedeli,

– la loro stirpe farò io regnare,

sul trono staranno per sempre».

13 Fu il Signore a scegliere Sion,

lui a volerlo per sua dimora:

14 «Il mio riposo è questo per sempre,

questa è la casa che io ho scelto.

15 Da qui farò maturare i raccolti,

renderò sazi di pane i suoi poveri,

16 i sacerdoti suoi vesto a salvezza

e i suoi santi inondo di gioia.

17 Potenza a David farò qui fiorire,

al mio messia preparo una lampada:

18 ai suoi nemici obbrobrio e vergogna,

mentre su lui splenderà il diadema».

Testo molto complesso e arcaico, questo «cantico delle ascensioni» sembra essere un inno liturgico per la processione dell’ arca e per la dinastia davidica, le due «sedi» della presenza divina a Gerusalemme, nello spazio e nella storia. Il carme è articolato su due tavole che contengono due giuramenti. Il primo (vv. 1-10) è quello che Davide rivolge a JHWH: «Che mai abbia una casa… finché non trovi una tenda per il Dio di Giacobbe» (vv. 3-5). Si evoca, così, l’atto di Davide descritto in 2 Samuele 6 allorché il sovrano di Giuda trasferì l’arca dalla regione di Efrata, attorno a Betlemme, e precisamente dalle compagne di Iaar (Kiriat-Jearim) a Gerusalemme, la nuova capitale, da poco conquistata. Il primo quadro tratteggia la processione commemorativa di quell’evento coi suoi cori, coi sacerdoti, con l’assemblea. Il secondo giuramento è, invece, fatto da Dio nei confronti di Davide e della sua dinastia: «Se i figli tuoi saranno fedeli, sul trono tuo staranno per sempre» (v. 12). Si riprende qui la promessa di Natan citata da 2Samuele 7 e nel Salmo 89 e la si vincola alla fedeltà alla legge divina. Alla proclamazione della promessa segue un coro sacerdotale di acclamazioni che si chiude con le immagini della luce e della vita: la lampada, lo splendore del diadema e il fiorire della potenza di Davide diventano nella liturgia del Tempio un segno della speranza messianica.

Dossologia

Avrà il trono di David suo Padre,

e non vedrà il suo regno più fine:

or l’universo è il nuovo suo tempio,

tutta la storia lo chiami «Signore».

Preghiera

Dio che l’intero universo racchiudi nell’atomo,

Dio che fai dell’uomo il riassunto cosciente dell’universo,

e della piccola ostia fai il dono più grande fra tutti i tuoi doni,

perché nell’ostia racchiudi te stesso:

fa’ del cuore dell’uomo il tuo tabernacolo e di tutta l’umanità il tuo tempio,

ora che il velo del tempio di pietre si è rotto e la tua gloria si posa sopra la croce,

là dove ogni vita umana si immola per amore.

Amen.

DIO ABITA ANCHE UN LEGNO CAVO

Una casa per Iddio? «La sua casetta era una capanna col tetto di paglia; il giardino un perfetto triango10; e la capanna poggiava sull’ipotenusa. E anche lui quando se ne stava seduto immobile sulla porta della capanna, sembrava un fiore, con quelle precise pieghe del suo abito bianco…

Accanto, il tempio, appoggiato sopra una lievissima altura, era di una architettura celeste: dal muricciolo, pareva sostenuto da ali di farfalle… Il bonzo e Ila casa e il giardino non erano molte cose, ma una sola: tutte unite alla sua persona e viventi una comune vita. E così i colori, e la luce e la campagna intorno. Dio mio, come ricordo bene queste cose! 

– Come deve essere piccolo il tuo Dio -, gli dissi un giorno dalla finestrella. 

– Tutto è questione di misura – mi rispose.

Un altro giorno mi disse (perché parlava veramente poco), che Dio poteva essere anche un granello di sabbia, una pupilla d’occhio di colomba, o anche solo il respiro di un uomo. Perciò bisognava essere molto, molto composti.

Una sera mi disse: – Vedi quella luce tra le foglie di susino? – e si prostrò fino a terra a lungo, immobile, fino a quando la luce era scomparsa. 

Un’altra sera mi decisi. Era una divina sera. E noi stavamo, come al solito, seduti dopo il desinare, sul sedile di pietra. Mi chinai fino a terra e gli baciai la punta della pantofola di velluto. Oh, ricordate, per favore, anche voi il sorriso di Tsurayuki quella sera! Disse, sempre nel modo più naturale: – Dio abita anche un legno cavo, né sappiamo cosa e come vi operi dentro».

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David Maria Turoldo  Gianfranco Ravasi

I SALMI  traduzione poetica e commento

 

Invisibili perché troppo visibili di Giulia Galeotti

30 gennaio 2014

 Il racconto di una vita con i senzatetto ·

21 gennaio 2014.

Invisibili perché troppo visibili. Presenze, sempre più costanti nel nostro panorama cittadino, che vivono silenziosamente abbandonate sul ciglio delle strade che percorriamo ogni giorno. Che ci mettono a disagio perché è più facile disporre un bonifico per i poveri dell’Africa che superare la tentazione di distogliere lo sguardo dai giacigli che custodiscono gli scarti della nostra indifferenza.

Ciascuno di noi ha la sua colpa per aver tentato di scacciare il grido di solitudine, di desolazione e di abbrutimento che proviene, muto, da queste persone. Dai corpi consumati e provati dei senzatetto, senza casa e senza famiglia, dai volti murati dentro loro stessi, completamente soli. Parrebbero impermeabili a tutto, eppure non è difficile scorgere il cuore schiacciato dal dolore di chi sa di vivere e di morire accanto a noi nel nostro totale disinteresse.

Eppure c’è qualcuno che prova a fare qualcosa. In Francia una donna e un uomo hanno scelto di vivere con loro, condividendone letteralmente l’esistenza: Colette Gambiez e Michel Collard. Volendo conoscere davvero queste persone, sono diventati clochard, affrontando la lotta quotidiana contro freddo, fame, rifiuto, solitudine e abbandono per tentare di costruire una comunità e tracciare un cammino insieme.

Il racconto degli anni vissuti con i senzatetto è diventato nel 1998 il libro Quand l’exclu devient l’élu, vie partagée aver les sans-abri, ora tradotto in italiano (Sulla strada , Roma, Castelvecchi, 2013). Sono pagine capaci di immergerci in questo mondo lontano da noi eppure a noi vicinissimo: il mondo delle donne e degli uomini ombra, che vivono tra i cartoni, frugano nei bidoni della spazzatura, dormono nei marciapiedi e nei corridoi della metropolitana.

Collard venne a contatto con questa realtà tramite un’associazione di volontariato nella quale rimase cinque anni, prima di prendere la decisione di condividere la vita dei senzacasa nella sua interezza. Era il 1983. Nove anni più tardi Collard ha proseguito il suo cammino con Gambiez, infermiera fondatrice della comunità Magdala (a favore dei senzatetto), diventata nel frattempo sua moglie. Insieme hanno quindi abbandonato tutto per condividere la vita dei più poveri. Dietro la loro scelta, il desiderio di seguire l’esempio di san Francesco, per capire e amare, interpellare se stessi e la Chiesa, nella convinzione che sia possibile proprio lì l’incontro con Dio.

Il cuore della loro esperienza è esattamente quello che non vorremmo ascoltare: «Più che del pane bisogna offrire una relazione fraterna, cioè reciproca». La vera infelicità di chi vive sulla strada, infatti, sta nel dolore lacerante del mancato incontro. (more…)

Santo di oggi: Santa Giacinta Marescotti Religiosa, 30 gennaio

30 gennaio 2014

SANTA GIACINTA MARESCOTTI RELIGIOSA

30 gennaio

Vignanello (VT), 1585 – Viterbo, 30 gennaio 1640

Nasce nel 1585, nel castello di Vignanello (Viterbo), Clarice, la figlia del principe Marcantonio Marescotti. È nobile, bella, sogna un matrimonio degno del suo casato. Si presenta anche il partito giusto nella persona di un giovane marchese. I genitori, però, preferiscono sistemare per prima la sorella minore Ortensia. Grande è la delusione di Clarice che reagisce rendendo la vita impossibile a genitori e parenti. Da parte sua il principe Marcantonio costringe la figlia a entrare nel convento delle clarisse. Non si arrende facilmente la giovane. Si fa terziaria francescana di modo da non essere costretta alla clausura, vive a lungo in un appartamentino ben arredato, fa di tutto per distinguersi dalle altre religiose. Poi si ammala seriamente e il confessore la scuote. Giacinta, che ha ormai 30 anni, comprende che non conviene vivere di rancore e repentinamente decide di cambiare.

Chiede perdono alle consorelle, si priva del superfluo, si sottopone a severe penitenze. Nella sua stanza, ormai, l’unico ornamento è una grande croce che in continuazione le ricorda che «Gesù, il mio amore, è stato Crocefisso». Medita di continuo sui dolori della passione, è devota dello Spirito Santo, lo invoca di continuo perché accresca il suo amore. L’amore di Dio trascina con sé anche l’attenzione per il prossimo. Ai più poveri dona il suo cibo, le vesti, le coperte del letto. Poi inizia a chiedere aiuto agli amici di un tempo per sostenere due importanti opere di carità: I Sacconi, infermieri, per l’assistenza agli ammalati, gli Oblati di Maria per la cura delle persone anziane. Morì a Viterbo nel 1640, subito venerata come santa dalle consorelle e dai fedeli.

Etimologia: Giacinta = dal nome del fiore

Martirologio Romano: A Viterbo, santa Giacinta Marescotti, vergine del Terz’Ordine regolare di San Francesco, che, dopo quindici anni passati tra vani piaceri, abbracciò una vita durissima e istituì confraternite per l’assistenza degli anziani e per l’adorazione della santa Eucaristia.

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Mons. Marco Frisina: “Lodi all’Altissimo”. Vita nello Spirito

30 gennaio 2014

Gli angeli, che contemplano Dio incessantemente, tremano dinanzi a lui; ma lungi dall’essere per loro una pena, sono solo presi dalla vertigine dell’ammirazione.

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Preghiera del mattino: Novena della Purificazione (Candelora)

30 gennaio 2014

Novena della Purificazione (Candelora)

Settimo giorno

Questa festa, celebrata con gran distinzione dai Greci sotto il nome dl Hypapanta, cioè incontro di Maria SS. e di     Gesù con Simeone ed Anna, fu instituita dal Papa Gelasio nel 492 per opporre la santa processione colle candele perciò     benedette alla pagana festa delle Lupercali o purificazioni, che con giuochi e assembramenti scandalosi si celebrava    verso la metà di Febbraio.

I. Per quella sì eroica obbedienza che voi esercitaste, o gran Vergine, nell’assoggettarvi alla legge della purificazione, ottenete anche a noi la più esatta obbedienza a tutti i comandi di Dio, della Chiesa e dei nostri maggiori.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

II. Per quell’angelica modestia o celestial divozione con cui voi, o gran Vergine, vi recaste e presentaste nel Tempio, ottenete anche a noi di portarci e stare nel tempio con quell’interno ed esterno raccoglimento che conviene alla casa di Dio.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

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Papa Francesco.Omelia feriale quotidiana a s. Marta. Testo e videoregistrazione

30 gennaio 2014

30 gennaio 2014

2Sam 7,18-19.24-29   Sal 131   Mc 4,21-25

 

Franciscus - miserando atque eligendo

 

AMARE CRISTO AMANDO LA CHIESA, I TRE PILASTRI

Il cristiano non è un battezzato che riceve il Battesimo e poi va avanti per la sua strada. Il primo frutto del Battesimo è farti appartenere alla Chiesa, al popolo di Dio. Non si capisce un cristiano senza Chiesa. E per questo il grande Paolo VI diceva che è una dicotomia assurda amare Cristo senza la Chiesa; ascoltare Cristo ma non la Chiesa; stare con Cristo al margine della Chiesa. Non si può. E’ una dicotomia assurda. Il messaggio evangelico noi lo riceviamo nella Chiesa e la nostra santità la facciamo nella Chiesa, la nostra strada nella Chiesa. L’altro è una fantasia o, come lui diceva, una dicotomia assurda Il sensus ecclesiae  è proprio il sentire, pensare, volere, dentro la Chiesa.

Ci sono tre pilastri di questa appartenenza, di questo sentire con la Chiesa.

Il primo è l’umiltà….

Una persona che non è umile, non può sentire con la Chiesa, sentirà quello che a lei piace, a lui piace. E’ questa umiltà che si vede in Davide: ‘Chi sono io, Signore Dio, e che cosa è la mia casa?’. Con quella coscienza che la storia di salvezza non è incominciata con me e non finirà quando io muoio. No, è tutta una storia di salvezza: io vengo, il Signore ti prende, ti fa andare avanti e poi ti chiama e la storia continua. La storia della Chiesa incominciò prima di noi e continuerà dopo di noi. Umiltà: siamo una piccola parte di un grande popolo, che va sulla strada del Signore. 

Il secondo pilastro è la fedeltà, che va collegata all’ubbidienza

Fedeltà alla Chiesa; fedeltà al suo insegnamento; fedeltà al Credo; fedeltà alla dottrina, custodire questa dottrina. Umiltà e fedeltà. Anche Paolo VI ci ricordava che noi riceviamo il messaggio del Vangelo come un dono e dobbiamo trasmetterlo come un dono, ma non come una cosa nostra: è un dono ricevuto che diamo. E in questa trasmissione essere fedeli. Perché noi abbiamo ricevuto e dobbiamo dare un Vangelo che non è nostro, che è di Gesù, e non dobbiamo – diceva Lui – diventare padroni del Vangelo, padroni della dottrina ricevuta, per utilizzarla a nostro piacere. 

Il terzo pilastro è un servizio particolare: pregare per la Chiesa. Come va la nostra preghiera per la Chiesa? Preghiamo per la Chiesa? Nella Messa tutti i giorni, ma a casa nostra, no? Quando facciamo le nostre preghiere?….per tutta la Chiesa, in tutte le parti del mondo.

Che il Signore  ci aiuti ad andare su questa strada per approfondire la nostra appartenenza alla Chiesa e il nostro sentire con la Chiesa”.

Testo proveniente da Radio Vaticana 

Video: A sua immagine, Il papa e la televisione

30 gennaio 2014

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem
-bd47c91c-f969-4d84-839b-3d801a3aafd1.html#p=0

Preghiera della sera: Novena a San Giovanni Bosco

29 gennaio 2014

Novena a San Giovanni Bosco

(Novena dal 22 al 30 Gennaio)

8° giorno

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi.

Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre …

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Poesia di Kahlil Gibran , Il Lavoro

29 gennaio 2014

Il lavoro è
poter andare di pari passo
con la terra e la sua anima.
Poiché oziare significa
diventare estranei alle stagioni,
e uscire dalla processione della vita,
che in fiera sottomissione avanza
maestosamente verso l’infinito.
Quando voi lavorate siete un flauto
che nel suo cuore volge in musica
il mormorio delle ore.

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Novembre il crisantemo , Fiabe e Leggende

29 gennaio 2014

Una leggenda giapponese vuole che un tempo vivessero in un villaggio una graziosa fanciulla di nome Masako con i suoi genitori. Purtroppo i giorni della serenità cessarono di colpo, quando il padre della ragazza dovette partire per la guerra. Per qualche tempo madre e figlia si rassegnarono all’attesa. Ma quando fu certo che il padre di Masako non sarebbe più tornato, la madre si ammalò così gravemente di malinconia che Masako cominciò a temere di perdere anche lei.

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Preghiera e solidarietà per p.P. Dall’Oglio sj

29 gennaio 2014

 

Oggi corrono sei mesi da che  padre Paolo Dall’Oglio sj è stato  rapito in Siria 

Una iniziativa di solidarietà parte da un monaco legato a lui da un profondo legame di amicizia  e si svolgerà in contemporanea a Roma, Parigi, Berlino, Bruxelles, Beirut, Londra e Ginevra.

Durante il momento di preghiera verranno anche letti testi scritti dal sacerdote rapito e saranno raccolte alcune testimonianze riguardanti la sua persona e la sua missione. Su richiesta degli amici e dei familiari, questi incontri di preghiera e solidarietà ricorderà solo la sua attività umanitaria e l’apostolato.

Dalla lettera scritta da p. Dall’Oglio  nel giugno 2012, allontanandosi dalla Siria.

(….)

Cristo mi ha insegnato a perdonare, ma se non fosse Dio a perdonare nei nostri cuori, come potremmo noi perdonare chi è nostro fratello nell’umanità per l’inammissibile deturpazione che ne fa?

Dio ha gettato il perdono nel mio cuore, ma, nel momento della separazione, chiedo a voi tutti di perdonare qualunque mancanza o errore io abbia commesso.

I profeti ci hanno insegnato a ringraziare e sono tanti e tanti i doni per cui ringrazio l’Altissimo in questi trent’anni nel Qalamun.

“Se Mi sarete grati, v’aumenterò*”.

Una vita spirituale immersa nel mistero di Gesù

29 gennaio 2014

Signore Gesù Cristo, ti sei fatto inchiodare sulla croce, accettando la terribile crudeltà di questo dolore, la distruzione del tuo corpo e della tua dignità. Ti sei fatto inchiodare, hai sofferto senza fughe e senza compromessi. Aiutaci a non fuggire di fronte a ciò che siamo chiamati ad adempiere. Aiutaci a farci legare strettamente a te. Aiutaci a smascherare quella falsa libertà che ci vuole allontanare da te. Aiutaci ad accettare la tua libertà “legata” e a trovare nello stretto legame con te la vera libertà.
Benedetto XVI – Via Crucis 2005

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Leggere le Scritture

29 gennaio 2014

A te, Padre, nostra fonte di vita,
a te, Figlio suo e nostro fratello,
a te, Spirito, o soave riposo,
dolci canti componiamo di lode.

La tua Parola,
che sta nel principio,
radice di ogni intelligenza,
la stessa Parola che si è fatta carne,
o Padre, sia la nostra unica Legge
lungo il cammino: rendici aperti
al suo misterioso splendore
quale luce di tutti gli esseri,
attenti al suo agire incessante
nelle vicende della nostra storia
e in ogni singolo uomo
che sia assetato di verità,
di libertà e di giustizia.

D.M.TUROLDO

Vangelo (Mc 4,21-25) del giorno dalle letture della Messa (Giovedì 30 Gennaio 2014) con commento comunitario

29 gennaio 2014

 

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,21-25) 

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”.
Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perchè a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

 

Questo è il Vangelo del 30 Gennaio, quello del 29 Gennaio lo potrete trovare qualche post più sotto.

Teologia biblica e semplificazioni culturali: Pierangelo Sequeri sul documento della CTI su Monoteismo e Violenza

29 gennaio 2014

Il concetto di “monoteismo”, nella tarda modernità per lo più oggetto di dotte dispute degli storici delle credenze, interessati all’evoluzione umana dell’idea del divino, è ritornato in questione fra gli intellettuali come principio e fondamento di una giustificazione religiosa della violenza.

La relativa novità di questa ripresa può essere colta attraverso la sua saldatura con una duplice semplificazione, che si propaga nella cultura sociale con l’ovvietà di un luogo comune, presuntivamente stabilito dalle scienze della cultura.

La prima semplificazione sta nella tesi secondo cui l’intrinseca vocazione alla violenza iscritta nell’istituzione della credenza in “un solo Dio” si rifletterebbe in ogni forma storica della coscienza che si impegni a perseguire, come scopo condiviso e dignità comune, la separazione del vero e del falso, del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. (more…)

“Oculata fides”. Messaggio del papa al card. Ravasi per la XVIII seduta pubblica delle pontificie Accademie

29 gennaio 2014

 

Al Venerato Fratello
Cardinale GIANFRANCO RAVASI
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura
e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie 

In occasione della XVIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie sono lieto di farLe pervenire il mio cordiale saluto, che volentieri estendo ai Presidenti e agli Accademici, come pure ai Cardinali, ai Vescovi, agli Ambasciatori e a tutti i partecipanti.

La sessione di quest’anno, volutamente convocata nel giorno della memoria liturgica di san Tommaso d’Aquino, è stata organizzata dalla Pontificia Accademia a lui intitolata e dalla Pontificia Accademia di Teologia, e ha come tema: “Oculata fides. Leggere la realtà con gli occhi di Cristo”. Tale tema rimanda proprio ad una espressione del Doctor Angelicuscitata nella Lettera Enciclica Lumen fidei. Vi ringrazio per aver voluto proporre alla riflessione questa tematica, come anche il rapporto tra l’Enciclica e la recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

In entrambi questi Documenti, infatti, ho voluto invitare a riflettere sulla dimensione “luminosa” della fede e sulla connessione tra fede e verità, da indagare non solo con gli occhi della mente ma anche con quelli del cuore, cioè nella prospettiva dell’amore. San Paolo afferma: «Con il cuore si crede» (Rm 10,10). «È in questo intreccio della fede con l’amore che si comprende la forma di conoscenza propria della fede, la sua forza di convinzione, la sua capacità di illuminare i nostri passi. La fede conosce in quanto è legata all’amore, in quanto l’amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà» (Lumen fidei, 26). All’indomani della Risurrezione di Gesù, i suoi discepoli non contemplarono una verità puramente interiore o astratta, ma una verità che si dischiudeva loro proprio nell’incontro col Risorto, nella contemplazione della sua vita, dei suoi misteri. Giustamente san Tommaso d’Aquino afferma che si tratta di una oculata fides, di una fede che vede! (cfr ibid., 30). (more…)

Un ritaglio di me …per Te!!!

29 gennaio 2014

Frutti

(Madre Teresa di Calcutta)

Il frutto del silenzio è la preghiera.

Il frutto della preghiera è la fede.

Il frutto della fede è l’amore.

Il frutto dell’amore è il servizio.

Il frutto del servizio è la pace.

 

Salmo 89 (88) CARME NAZIONALE

29 gennaio 2014
 

Il dramma dell’Alleanza Potremo mai essere sicuri, Signore, della nostra sorte?  E perché pregarti? Per farti memoria di come tu ci hai fatti: per ricordarti le tue promesse. Perché la storia – questa storia di nemici e di guerre – è un assurdo.  E assurdo è che il nostro peccare – questi insensati errori, questo vano delirare di piccoli esseri umani – è assurdo che possano mutare le tue volontà, influire sui tuoi disegni.  Quando invece un atto d’amore di povera gente, come delle creature semplici: una preghiera fatta dalle cose, dagli elementi del creato; fatta dal pianto di esseri innocenti non può – non può! – non commuoverti, o Dio: se tu sei quello che i più umili pensano che tu sia.

 

2 Le grazie del Signore canterò in eterno: un inno al tuo amore con questa mia bocca io voglio comporre, che viva di generazione in generazione.

3 Ho detto invero: «Sta la tua grazia in eterno, come i cieli permane la tua fedeltà».

4 «Con il mio eletto ho stretto alleanza: ho giurato a David mio servo così:

5 Farò perenne la tua discendenza, t’innalzerò un trono che duri di generazione in generazione» .

6 Cantino i cieli i tuoi arcani, Signore, e stuoli di santi la tua fedeltà.

7 Chi sulle nubi è come il Signore, chi tra gli spiriti è simile a Dio?

8 Dio è tremendo nel consiglio degli dèi, grande, terribile su tutta l’assise.

9 Dio, Signore degli astri, chi è come te? potenza, e fedeltà ti fanno, o Signore, corona.

10 Tu domini l’orgoglio del mare, tu incateni il tumulto dei flutti.

11 Tu calpesti Rahab come un ferito, tu i nemici disperdi con il tuo braccio potente e disteso.

12 Tuoi sono i cieli e tua è la terra: tu fondi il mondo e quanto il mondo contiene.

13 Sono tue le creature Sapon, monte di Baal, e l’ Amanus, nel tuo nome esultano il Tabor e l’Ermon.

14 Il tuo braccio è forte, la tua mano è potente, la tua destra è levata.

15 Del tuo trono la base, sono Giustizia e Diritto; Fedeltà e Grazia avanzano davanti al tuo volto .

16 Beata la gente che ti sa acclamare, la gente, Signore, che alla luce del tuo volto cammina.

17 E tutto il giorno nel tuo nome gioisce e si gloria della tua giustizia.

18 Sì, tu sei lo splendore della nostra potenza: per il bene con cui ci onori a fronte alta ci fai andare.

19 Sì, nostro scudo è l’Iddio, il santo d’Israele, il nostro re.

20 Allora parlasti in visione ai fedeli dicendo: «Non un guerriero, un fanciullo mi scelsi per re, un giovane io volli innalzare dal popolo.

21 Ho trovato David, mio servo, e io lo unsi col santo mio olio.

22 La mia mano rimarrà su di lui, il braccio mio sarà la sua forza.

23 Mai l’avrà vinta su lui il nemico, ne potrà mai il nemico abbatterlo.

24 Sarò io lo sterminio dei suoi avversari e colpirò tutti quelli che lo odiano.

25 La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui, e nel mio nome leverà la fronte.

26 Fin sul mare io stesso porrò la sua mano, sopra i fiumi stenderò la sua destra.

27 Così egli mi invocherà: il Padre mio tu sei: mio Dio, rupe della mia salvezza.

28 E io ne farò il mio primogenito, il più eccelso di tutti ire della terra.

29 Lo amerò di un amore eterno, eterna sarà con lui la mia alleanza.

30 E farò che la sua discendenza fiorisca per sempre,  e il suo trono che sia come i giorni del cielo.

31 Abbandonino pure i suoi figli la Legge, ne dei miei decreti seguano più il cammino;

32 infrangano tutti i miei statuti i ne più osservino i miei comandi:

33 io punirò a mazzate il loro peccato, le loro colpe con verga e flagelli.

34 Ma non romperò il mio amore per lui, non infrangerò la mia fedeltà.

35 Non violerò io la mia alleanza, non muterò quanto mi è uscito di bocca.

36 Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: a Davide certo non mentirò.

37 Il suo seme sarà immortale, il suo trono per me durerà come il sole.

38 Sarà come la luna che nel cielo è testimone fedele».

39 Eppure tu lo hai respinto e abbandonato, tu ti sei adirato contro il tuo Unto.

40 Col tuo servo hai rotto l’ alleanza, gettata nel fango la sua corona.

41 Abbattuti tutti i suoi bastioni, diroccate le sue fortezze.

42 Lo hanno depredato tutti i passanti, I è divenuto lo scherno dei suoi vicini.

43 Tu hai levato la destra dei suoi rivali, colmato di gioia i suoi nemici.

44 Della sua spada hai stemprato la lama, non l’hai sostenuto nella battaglia.

45 Tu stesso hai spento ogni suo splendore, il suo trono hai rovesciato per terra.

46 Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza e lo hai rotolato nella vergogna.

47 Fino a quando, Signore, continuerai a nasconderti ! per sempre la tua ira divamperà?

48 Ricorda cosa è la durata della mia vita, di quale nulla tu hai creato tutti gli esseri umani !

49 C’è mai qualcuno che scansi la morte? uno che scampi dalle unghie degli inferi?

50 Dove sono ora, o Signore, le tue antiche testimonianze d’ amore giurate a David nella tua fedeltà?

51 Ricorda, Signore, l’insulto fatto al tuo servo: nel ventre io porto ogni persecuzione fatta al mio popolo:

52 tutti gli oltraggi lanciati dai tuoi nemici, Signore, oltraggi lanciati a ogni passo del tuo Unto, Signore!

53 Signore Iddio benedetto in eterno ! Amen Amen!

Fondamentalmente da iscrivere nella serie dei Salmi regali «messianici» (Salmi 2; 72; 110), questo lungo carme ha una sua originalità e pone molti interrogativi. Infatti la struttura del poema raccoglie una complessa riflessione sulle promesse divine. La promessa iniziale è quella della creazione che è evocata con un inno cosmico nei vv. 6-19: Dio vincendo i mostri del caos (Rahab del v. Il) e piegando i monti sacri dei culti cananei (il Sapon, l’Olimpo del dio Baal, l’ Amanus di Turchia, il Tabor e l’Ermon di Palestina), offre stabilità all’essere e alla vita. C’è, però, una promessa storica decisiva per Israele, quella fatta da Natan a Davide e alla sua discendenza e citata in 2 Samuele 7: il salmista la riprende e la commenta con passione vedendola come il segno più alto della presenza divina nella storia umana (vv. 2-5 e 20-38). Ma -e questo è il dramma della fede -la promessa sembra ora in crisi perché la dinastia di Davide è miseramente finita col 586 a.C. (distruzione di ‘Gerusalemme). Ed allora, in questa umiliazione di Israele, si può ancora credere nella promessa? Il salmo non offre una risposta, ma il suo silenzio implicitamente apre la speranza ad un «messia» non più dinastico ma inviato direttamente dal Dio fedele. Il v. 53 è una dossologia aggiunta dalla tradizione giudaica per sigillare il terzo dei cinque libri in cui era stato suddiviso il Salterio.

Dossologia

«Amen» cantiamo per l’unica gloria donata al Figlio risorto dai morti, «amen» cantiamo in attesa che torni.

Preghiera

Dio, che sei misericordioso nelle opere, giusto nei giudizi, munifico nei doni, accresci la tua misericordia su di noi, perché non ci scoraggi la memoria delle nostre infedeltà: il tuo Spirito rivesta di bontà la terra e faccia nuove tutte le cose, e tu abbia finalmente un popolo fedele alla nuova Alleanza come tu sei sempre fedele alla Promessa.

Amen.

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David Maria Turoldo  Gianfranco Ravasi

I SALMI  traduzione poetica e commento