Archive for aprile 2014

Preghiera della sera. Sant’Alfonso Maria de Liguori: Visite al SS. Sacramento e a Maria Santissima (visita XXX)

30 aprile 2014

VISITA XXX

Cristo nostra fiducia

 

A GESÙ

Perché mi nascondi la tua faccia? (Gb 13, 24) Temeva Giobbe che Dio gli celasse il suo volto; ma se Gesù Cristo cela la sua maestà nel santissimo Sacramento, ciò non deve turbarci, bensì infonderci fiducia ed amore; proprio per accrescere la nostra fiducia e per manifestarci il suo amore egli rimane sugli altari nascosto sotto la specie del pane. Mentre Dio cela il suo volto in questo Sacramento, scopre il suo amore. Chi mai oserebbe accostarsi a questo re, e manifestargli con fiducia i suoi desideri, se dispiegasse sugli altari lo splendore della sua gloria?

Gesù, quale amoroso espediente quello di celarti sotto l’apparenza del pane per farti trovare ed amare sulla terra da chi ti desidera! Giustamente auspicava il profeta che in tutto il mondo gli uomini proclamassero che cosa può fare l’amore di Dio: Manifestate tra i popoli le sue meraviglie (Is 12, 4)

O Gesù, riconosco nel Sacramento dell’altare il segno del tuo amore, nascosto si, ma capace di consumare per divina virtù, tutto il peccato del genere umano. Consuma anche i miei e dammi un cuore nuovo, perché viva solo di te e per te. In questo divin Sacramento tu conservi gli stessi sentimenti d’amore che avesti morendo sul calvario, conserva il desiderio che io mi unisca a te, senza resistenze in tutta docilità, per i tuoi meriti, Gesù, feriscimi, legami, stringimi al tuo cuore. Mi propongo, con la tua grazia, di esserti gradito, rinunciando a tutto ciò che possa essermi di ostacolo nell’amarti. Fa’, Signore, che il mio comportamento, le mie azioni, i miei sentimenti siano conformati alla tua volontà. O Maria, tu che puoi tutto presso Dio, ottienimi la grazia di essere fino alla morte servo fedele del puro amore di Gesù. Così sia.

Chi mi separerà dall’amore di Cristo? (Rom 8, 35)

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Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Monfort:

30 aprile 2014

GLI EFFETTI MERAVIGLIOSI CHE QUESTA DEVOZIONE PRODUCE IN UN’ANIMA CHE

VI RIMANE FEDELE

219. Ti prego di notare ciò che ho detto: i santi sono modellati in Maria. C’è una grande

differenza tra lo scolpire un’immagine in rilievo, a colpi di martello e scalpello, e il produrla

gettandola in un modello. Gli scultori e gli statuari lavorano molto per realizzare le immagini

nel primo modo e impiegano molto tempo; ma nel secondo modo, ci mettono poco tempo e

faticano meno. Sant’Agostino chiama la Santa Vergine stampo di Dio, uno stampo adatto a

dare forma e a modellare degli esseri divini. Chi viene gettato in questo divino stampo, viene

presto formato e modellato in Gesù Cristo e Gesù Cristo in lui: con poca spesa e in poco

tempo, diventerà dio, poiché è stato gettato nel medesimo stampo che ha dato forma a un Dio.

220. Mi sembra di poter paragonare molto a proposito i direttori spirituali e le persone devote

che vogliono formare Gesù Cristo in sé o negli altri per mezzo di altre pratiche diverse da

questa, agli scultori che ripongono fiducia nel loro saper fare, nel loro ingegno e nella propria

arte: essi danno un’infinità di colpi di martello e scalpello a una pietra dura, o a un pezzo di

legno ruvido, per farne un immagine di Gesù Cristo; a volte non riescono a dare espressione a

Gesù Cristo come egli è, sia per mancanza di conoscenza e di esperienza di Gesù Cristo, sia

per qualche colpo dato male, capace di rovinare l’opera. Quelli invece che abbracciano questo

segreto di grazia che io propongo, li paragono giustamente a dei fonditori e modellatori, i quali

hanno trovato lo stampo buono di Maria, nel quale Gesù Cristo ha preso forma così com’è e in

modo divino; essi non si fidano della propria bravura, ma contano unicamente sulla bontà dello

stampo, e si gettano, e si perdono in Maria, per diventare il ritratto di Gesù Cristo così com’è.

221. Che bel paragone! E corrisponde a verità. Ma chi lo saprà comprendere? Spero che sia tu,

mio caro fratello. Ma ricordati che si getta nello stampo solo un materiale che sia fuso e

liquido; devi cioè distruggere e fondere in te il vecchio Adamo, per diventare quello nuovo in

Maria.

222. 7°. Per mezzo di questa pratica, osservata molto fedelmente, darai più gloria a Gesù

Cristo in meno tempo che non in molti anni con un’altra pratica, anche se più difficile. Eccone

le ragioni: 1°. compiendo le tue azioni per mezzo della Santa Vergine, come questa pratica

propone, abbandoni le tue intenzioni e le tue azioni, anche se buone e conosciute, per perderti

– per così dire – in quelle della Santa Vergine, benché tu non le conosca; in questo modo tu

prendi parte alla sublimità delle sue intenzioni, talmente pure, da dare più gloria a Dio con un

minimo atto, per esempio filare con la conocchia, o dare un punto d’ago, che non san Lorenzo

sulla graticola, con il crudele martirio, o perfino con le azioni più eroiche di tutti i santi:

cosicché, durante – la sua permanenza sulla terra, ella ha acquistato un cumulo così

inimmaginabile di grazie e di meriti, che sarebbe più facile contare le stelle del cielo, le gocce

d’acqua del mare e i granelli di sabbia della spiaggia; ella ha procurato gloria a Dio più di

quella che tutti gli angeli e i santi gli hanno dato e gli daranno. O prodigio di Maria! Tu non

puoi far a meno di operare prodigi di grazia nelle anime che vogliono veramente perdersi in te.

223. 2°. Un’anima fedele a questa pratica ritiene come un nulla ciò che ella pensa e fa da se

stessa; si appoggia invece e trova piacere solo nelle disposizioni di Maria per avvicinarsi a Gesù

Cristo o anche per parlare a lui; in questo modo l’anima pratica l’umiltà più di coloro che

agiscono da se stessi e che contano, o trovano sottilmente piacere nelle proprie disposizioni;

per conseguenza, quest’anima glorifica Dio in modo più alto, poiché egli è glorificato in modo

perfetto solo dagli umili e piccoli di cuore.

224. 3°. Un altro motivo è questo: la Vergine Santa, a causa della sua grande carità, accetta

sicuramente di ricevere nelle sue mani verginali il dono delle nostre azioni e conferisce loro una

bellezza e uno splendore meravigliosi, li offre poi lei stessa a Gesù Cristo, il quale senza dubbio

ne risulta più glorificato che se noi li offrissimo con le nostre mani colpevoli. solo in rapporto a

Dio; è l’eco di Dio, che non fa che ripetere Dio. Se tu dici Maria, ella risponde Dio. Santa

Elisabetta lodò Maria e la disse beata per aver creduto; Maria, eco fedele di Dio, intonò «L

‘anima mia magnifica il Signore». Ciò che Maria ha fatto quella volta, lo fa tutti i giorni; quando

la si loda, la si ama, la si onora, o ci si dona a lei, è Dio che viene lodato, Dio che è amato, Dio

che è onorato ed è a Dio che ci si dona per mezzo di Maria e in Maria.

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Prime Comunioni: preghiera dei genitori

30 aprile 2014

Ti ringraziamo Padre, per la gioia di essere genitori, perché hai riposto in noi la Tua fiducia e ci hai affidato il tesoro più prezioso al mondo: la vita dei nostri figli.

Non ti nascondiamo che a volte ci sentiamo inadeguati per un compito così bello ed importante…

Ma subito ci consoliamo, perché non ci hai lasciati soli, neanche questa volta, ed  hai mandato degli angeli ad aiutarci.

Hai mandato i nonni, che con la loro amorevole e fattiva presenza, sono sostegno prezioso ed aiuto insostituibile nel difficile mestiere di genitore;

hai inviato i sacerdoti, testimoni gioiosi e coraggiosi del Tuo amore e della Tua forza, presenti ogni giorno e specialmente nei momenti più importanti della loro vita, come oggi;

hai mandati gli amici veri, che condividono con noi gioie e dolori, con quel sentimento di fratellanza che Gesù ci ha insegnato;

hai inviato le catechiste, che con amore e pazienza li hanno accompagnato in questi due anni di cammino, fino ad oggi all’incontro con Te.

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Santa Sede: Una nuova homepage

30 aprile 2014

http://w2.vatican.va/content/vatican/it.html

Leggere le Scritture

30 aprile 2014

 

 

Penso che tutti possiamo migliorare un po’ su questo aspetto: diventare tutti più ascoltatori della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue Parole. ….. Penso al papà e alla mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla Parola; quale esempio possono dare ai figli? Questo è importante, perché poi papà e mamma si lamentano: “questo figlio …” Ma tu, che testimonianza gli hai dato? Come gli hai parlato? Della Parola di Dio o della parola del telegiornale? Papà e mamma devono parlare già della Parola di Dio! 

 

Papa Francesco, Omelia del 4 ottobre 2013

Vangelo (Gv 3,31-36) del giorno dalle letture della Messa (Giovedì 1 Maggio 2014) con commento comunitario

30 aprile 2014

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,31-36)

Chi viene dall’alto, è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Questo è il Vangelo del 1 Maggio, quello del 30 Aprile lo potrete trovare qualche post più sotto

Santi e Beati. Memoria di oggi: San Pio V (Antonio Ghislieri), Papa

30 aprile 2014

SAN PIO V (ANTONIO GHISLIERI), PAPA

30 aprile – Memoria Facoltativa

 

Bosco Marengo, Alessandria, 27 gennaio 1504 – Roma, 1 maggio 1572

(Papa dal 17/01/1566 al 01/05/1572)

Antonio Michele Ghislieri, religioso domenicano, creato vescovo e cardinale, svolse compiti di alta responsabilità nella Chiesa. Divenuto papa col nome di Pio V, operò per la riforma della Chiesa in ogni settore, sulle linee tracciate dal Concilio tridentino. Pubblicò i nuovi testi del Messale (1570), del Breviario (1568) e del catechismo romano. (Mess. Rom.)

Etimologia: Pio = devoto, religioso, pietoso (signif. Intuitivo)

Emblema: Tiara, Camauro, Bastone Pastorale

Martirologio Romano: San Pio V, papa, che, elevato dall’Ordine dei Predicatori alla cattedra di Pietro, rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesistica e promosse la propagazione della fede. Il primo di maggio a Roma si addormentò nel Signore.

(1 maggio: A Roma, anniversario della morte di san Pio V, papa, la cui memoria si celebra il giorno precedente a questo).

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Preghiera del mattino : Novena alla Madonna di Pompei

30 aprile 2014

2° GIORNO

Prima di cominciare la Novena, pregare Santa Caterina da Siena che si degni di recitarla insieme con noi.

O Santa Caterina da Siena, mia Protettrice e Maestra, tu che assisti dal cielo i tuoi devoti allorché recitano il Rosario di Maria, assistimi in questo momento e degnati di recitare insieme con me la Novena alla Regina del Rosario che ha posto il trono delle sue grazie nella Valle di Pompei, affinché per tua intercessione io ottenga la desiderata grazia. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

I.
O Vergine Immacolata e Regina del Santo Rosario, Tu, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e di Madre sull’antica terra di Pompei soggiorno di morti pagani. Da quel luogo dove erano adorati gli idoli e i demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi dappertutto i tesori delle celesti misericordie. Deh! Da quel trono ove regni pietosa, rivolgi, o Maria, anche sopra di me gli occhi tuoi benigni, ed abbi pietà di me che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mostrati anche a me, come a tanti altri ti sei dimostrata, vera Madre di misericordia : mentre io con tutto il cuore Ti saluto e Ti invoco mia Regina del Santo Rosario.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

II.
Prostrata ai piedi del tuo trono, o grande e gloriosa Signora, l’anima mia Ti venera tra gemiti ed affanni ond’è oppressa oltre misura. In queste angustie ed agitazioni in cui mi trovo, io alzo confidente gli occhi a Te, che Ti sei degnata di eleggere per tua dimora le campagne di poveri e abbandonati contadini. E là, di fronte alla città ed all’anfiteatro ove regna silenzio e rovina, Tu come Regina delle Vittorie, levasti la tua voce potente per chiamare d’ogni parte d’Italia e del mondo cattolico i devoti tuoi figli ad erigerti un Tempio. Deh! Ti muovi alfine a pietà di quest’anima mia che giace avvilita nel fango. Pietà di me, o Signora, pietà di me che sono oltremodo ripieno di miseria e di umiliazioni. Tu che sei lo sterminio dei demoni difendimi da questi nemici che mi assediano. Tu che sei l’Aiuto dei cristiani , traimi da queste tribolazioni in cui verso miserevolmente.Tu che sei la Vita nostra, trionfa della morte che minaccia l’anima mia in questi pericoli in cui trovasi esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l’amore, la salute. Amen.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

III.
Ah! Il sentire che tanti sono stati da Te beneficati solo perché ricorsi a Te con fede, m’infonde novella lena e coraggio d’invocarti in mio soccorso. Tu già promettesti a S. Domenico che chi vuole le grazie con il tuo Rosario le ottiene; ed io col tuo Rosario in mano oso ricordarti , o Madre, le tue sante promesse. Anzi Tu stessa ai dì nostri operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli a onorarti nel Tempio di Pompei. Tu dunque vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Ed io col cuore sulle labbra, con viva fede Ti chiamo e T’invoco: Madre mia!…Madre cara!…Madre bella!…Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del Santo Rosario di Pompei, non più tardare a stendermi la mano tua potente per salvarmi: chè il ritardo, come vedi, mi porterebbe alla rovina.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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Video: A sua immagine, Anoressia

30 aprile 2014

http://www.asuaimmagine.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/
ContentItem-49f44be1-50f5-4685-b177-7ccac410f4ab.html#p=0

Streaming Pope’s General Audience 2014-04-30

30 aprile 2014

 


Saint Peter
’s Square

Wednesday, 30  april 2014, h 10,25

http://player.rv.va/vaticanplayer01.asp?language=it&visual=Tv

Every Wednesday the Holy Father holds a General Audience where he greets the pilgrims present and delivers a catechesis, that will be read on these pages later on.

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POPE FRANCIS

GENERAL AUDIENCE

St. Peter’s Square
Wednesday, 30 April 2014

Video

 

Speaker:

Dear Brothers and Sisters: In our continuing catechesis on the seven gifts of the Holy Spirit, we now turn to the gift of understanding. Born of our sharing in God’s life through faith and baptism, the gift of understanding enables us to see in all things the unfolding of his eternal plan of love. The Holy Spirit dwells in our hearts and enlightens our minds, guiding us to an ever deeper understanding of Christ’s teaching and his saving mission. Like the disciples on the way to Emmaus, we often fail to recognize the the Lord walking at our side and the working of God’s grace in our lives and the world around us. Yet thanks to the Spirit’s gift of understanding, our eyes are opened and our hearts burn within us (cf. Lk 24:13-27) as we recognize the Risen Lord’s presence and view all things in a new light, with fresh spiritual insight. How important it is to implore this gift of understanding! Through it the Holy Spirit dispels the darkness of our minds and hearts, strengthens us in faith and enables us to savour the richness of God’s word and its promise of salvation.

Holy Father:

Saluto tutti i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Irlanda, Finlandia, Norvegia, Filippine, Taiwan, Malesia, Uganda, Sud Africa, Canada e Stati Uniti. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace del Signore Risorto. Dio vi benedica tutti!

Speaker:

I greet all the English-speaking pilgrims taking part in today’s Audience, including those from England, Ireland, Finland, Norway, the Philippines, Taiwan, Malaysia, Uganda, South Africa, Canada and the United States. Upon all of you, and upon your families, I invoke the joy and peace of the Risen Lord. God bless you all!

Udienza Generale del 30 aprile 2014 di Papa Francesco in diretta (testo scritto e videoregistrato).

29 aprile 2014

 

 

UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 30 aprile 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Dopo aver preso in esame la sapienza, come primo dei sette doni dello Spirito Santo, oggi vorrei puntare l’attenzione sul secondo dono, cioè l’intelletto. Non si tratta qui dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale di cui possiamo essere più o meno dotati. È invece una grazia che solo lo Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano la capacità di andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza.

L’apostolo Paolo, rivolgendosi alla comunità di Corinto, descrive bene gli effetti di questo dono – cioè che cosa fa il dono dell’intelletto in noi -,e Paolo dice questo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito» (1 Cor 2,9-10). Questo ovviamente non significa che un cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei disegni di Dio: tutto ciò rimane in attesa di manifestarsi in tutta la sua limpidezza quando ci troveremo al cospetto di Dio e saremo davvero una cosa sola con Lui. Però, come suggerisce la parola stessa, l’intelletto permette di “intus legere”, cioè di “leggere dentro”:questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza di Dio. Perché uno può capire una situazione con l’intelligenza umana, con prudenza, e va bene. Ma capire una situazione in profondità, come la capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Gesù ha voluto inviarci lo Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché tutti noi possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un bel regalo che il Signore ha fatto a tutti noi. E’ il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nell’intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Luiha con noi.

E’ chiaro allora che il dono dell’intelletto è strettamente connesso alla fede. Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la nostra mente, ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di quello che il Signore ha detto e ha compiuto. Lo stesso Gesù ha detto ai suoi discepoli: io vi invierò lo Spirito Santo e Lui vi farà capire tutto quello che io vi ho insegnato. Capire gli insegnamenti di Gesù, capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio. Uno può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle parole di Dio. E questo è un gran dono, un gran dono che tutti noi dobbiamo chiedere e chiedere insieme: Dacci, Signore, il dono dell’intelletto.

C’è un episodio del Vangelo di Luca che esprime molto bene la profondità e la forza di questo dono. Dopo aver assistito alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù, due suoi discepoli, delusi e affranti, se ne vanno da Gerusalemme e ritornano al loro villaggio di nome Emmaus. Mentre sono in cammino, Gesù risorto si affianca e comincia a parlare con loro, ma i loro occhi, velati dalla tristezza e dalla disperazione, non sono in grado di riconoscerlo. Gesù cammina con loro, ma loro sono tanto tristi, tanto disperati, che non lo riconoscono. Quando però il Signore spiega loro le Scritture, perché comprendano che Lui doveva soffrire e morire per poi risorgere, le loro menti si aprono e nei loro cuori si riaccende la speranza (cfr Lc 24,13-27).E questo è quello che fa lo Spirito Santo con noi: ci apre la mente, ci apre per capire meglio, per capire meglio le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose. E’ importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana. Chiediamolo al Signore, che ci dia, che dia a tutti noi questo dono per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire, soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo. Grazie.

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Preghiera della sera. Sant’Alfonso Maria de Liguori: Visite al SS. Sacramento e a Maria Santissima (visita XXIX)

29 aprile 2014

VISITA XXIX

Attirami

 

A GESÙ

Ecco, sto alla porta e busso (Ap 3, 20). Pastore delle tue pecore, per loro amore ti sei sacrificato sulla croce; per esserci vicino e bussare ai nostri cuori ti sei nascosto in questo divin Sacramento; vorrei tanto godere della tua presenza come ne godeva la Sposa del Cantico dei Cantici: Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo (Ct 2, 3) Se ti amassi veramente! Davanti alla tua maestà, velata dall’ombra apparente delle sacre specie, troverei anch’io quella felicità che trovano le anime innamorate di te. Chiamami a te col profumo della tua bellezza e del tuo amore immenso. Chiamami dietro a te, correremo dietro a te attratti dai tuoi profumi (Ct 1, 4). Lascerà le creature ed i piaceri della terra per correre a te come virgulto di ulivo intorno alla tua mensa (Sal 127, 3). Fanno frutti di sante virtù, come piante novelle, le anime felici che sostano amorosamente davanti ai sacri altari.

Gesù, io mi vergogno di me stesso, così spoglio di virtù: se tu hai ordinato di non venire all’altare senza l’offerta di un dono (cf Es 23, 15), come dovrò comportarmi? Non dovrò comparire più davanti a te? Ma questo non ti è gradito: verrà povero come sono, provvederai tu a quelle offerte che vuoi da me. Per questo ti trattieni nel santissimo Sacramento; per premiare coloro che ti amano e per provvedere a loro.

Ti adoro, re del mio cuore: tu che ami gli uomini, pastore innamorato del tuo gregge, a te mi accosto; non ho altro da offrirti che il mio misero cuore consacrato all’amore e alla volontà tua. Così posso amarti; rivolgo a te il mio cuore, legato alla tua volontà; potrò così ripetere le parole dell’apostolo legato dalle catene del tuo amore: Io Paolo, prigioniero di Cristo (Ef 3, 1)) Unito a te, Signore, mi dimenticherò, perderò tutto, anche me stesso, per trovare soltanto te.

Gesù mio, tu solo mi basti.

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Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Monfort:

29 aprile 2014

GLI EFFETTI MERAVIGLIOSI CHE QUESTA DEVOZIONE PRODUCE IN UN’ANIMA CHE

VI RIMANE FEDELE

213. Caro fratello mio, stai sicuro che se sarai fedele alle pratiche interiori ed esteriori di

questa devozione, che descriverò più avanti, otterrai degli effetti meravigliosi per la tua anima.

1°. Con l’illuminazione che lo Spirito Santo ti darà per mezzo di Maria, sua cara Sposa,

conoscerai il tuo cattivo fondo, la corruzione e l’incapacità a ogni bene; come conseguenza di

questa conoscenza, non confiderai in te e penserai a te con repulsione; ti considererai come

una lumaca che guasta tutto con la sua bava, o come un rospo che tutto rovina con il suo

veleno, o come una serpe infida, che cerca solo di ingannare. L’umile Maria, insomma, ti farà,

parte della sua profonda umiltà, che ti farà stimare gli altri e non te stesso, anzi ti farà amare

di non essere considerato.

214. 2°. La Santa Vergine ti farà parte della sua fede, che sulla terra è stata più grande della

fede di tutti i patriarchi, i profeti, gli apostoli e i santi. Ora che regna nei cieli, non ha più

questa fede, perché per la luce della gloria vede con chiarezza ogni cosa in Dio; tuttavia, con il

consenso dell’Altissimo, ella non l’ha perduta entrando nella gloria, ma l’ha conservata per

mantenerla nella Chiesa militante ai suoi più fedeli servi e serve. Perciò più ti guadagnerai la

benevolenza di questa augusta Principessa e Vergine fedele, più fede pura avrai in tutto il tuo

agire: una fede pura, che non ti farà preoccupare di cercare il sensibile e lo straordinario; una

fede viva e animata dalla carità, che ti farà compiere ogni azione solo per puro amore; una

fede ferma e incrollabile come una roccia, che ti permetterà di rimanere saldo e perseverante

in mezzo a bufere e tormente; una fede attiva ed efficace, come un misterioso lasciapassare

che ti farà entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi della vita e nel cuore di Dio

stesso; una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere senza esitare e portare a termine grandi

cose per Dio e per la salvezza delle anime; infine, una fede che sarà la tua fiaccola accesa, la

tua vita divina, il tuo tesoro nascosto della divina Sapienza, la tua arma che tutto può: una

fede di cui ti servirai per rischiarare quelli che sono nelle tenebre e nell’ombra di morte, per

rendere ardenti coloro che sono tiepidi e hanno bisogno dell’oro bruciante della carità, per

rendere vivi coloro che sono morti a causa del peccato, per toccare e convertire, con le tue

parole dolci e forti, i cuori induriti e i cedri del Libano e, infine, per resistere al demonio e a

tutti i nemici del bene.

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Tweet del Papa

29 aprile 2014

Chi di noi può presumere di non essere peccatore? Nessuno. Chiediamo perdono a Dio dei nostri peccati.

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Leggere le Scritture

29 aprile 2014

 

 

 La Chiesa è questo: la comunità …che ascolta con fede e con amore il Signore che parla. Il piano pastorale che state vivendo insieme insiste proprio su questa dimensione fondamentale. E’ la Parola di Dio che suscita la fede, la nutre, la rigenera. E’ la Parola di Dio che tocca i cuori, li converte a Dio e alla sua logica che è così diversa dalla nostra; è la Parola di Dio che rinnova continuamente le nostre comunità…

 

Papa Francesco, omelia del 4 ottobre 2014

Vangelo (Gv 3,16-21) del giorno dalle letture della Messa (Mercoledì 30 Aprile 2014) con commento comunitario

29 aprile 2014

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Questo è il Vangelo del 30 Aprile, quello del 29 Aprile lo potrete trovare qualche post più sotto

Vivere la Pasqua (Card. Michele Pellegrino). 1 Perché la Pasqua?

29 aprile 2014

 

Se vogliamo essere veramente cristiani, vivere in modo consapevole e responsabile la nostra vocazione e rendere testimonianza autentica della fede che professiamo, è assolutamente necessario che ci sforziamo di penetrare il significato del mistero pasquale per renderlo operante nella nostra vita individuale e sociale.

Il mistero pasquale è ai centro di tutta l’opera di salvezza che la Chiesa ha la missione di far conoscere agli uomini perché, secondo il volere di Dio, tutti «si salvino e arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tim 2,4).

«Quest’opera», spiega il Concilio, «della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo del Vecchio Testamento, è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione, mistero col quale “morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridonato la vita” (Pref. pasq.)» (SC 5).

Il significato del mistero pasquale, della Pasqua, non si riferisce solo alla risurrezione di Cristo, ma comprende tutta la vicenda della passione, della morte, della risurrezione e dell’ascensione ai cielo…

«La passione di Cristo», afferma energicamente san Leone Magno «contiene in sé il mistero della nostra salvezza» (Serm. LV, 1).

E poiché la salvezza dell’uomo, compiuta una volta per sempre da Cristo Redentore, si va attuando nella vicenda di ogni uomo e nella storia dell’umanità attraverso i secoli, come realtà perennemente in cammino, anche il mistero pasquale, che ne è il centro, è sempre presente e operante nella Chiesa e in tutti gli uomini. «La pasqua del Signore», osserva il padre della Chiesa ora citato, «non è tanto un avvenimento passato che dobbiamo ricordare, quanto una realtà attuale che dobbiamo onorare» (Serm. LXIV, 1), s’intende col parteciparvi per attingerne i frutti di grazia e di salvezza.

Sia dunque ben chiaro: se vogliamo essere veramente cristiani, vivere in modo consapevole e responsabile la nostra vocazione e rendere testimonianza autentica della fede che professiamo, è assolutamente necessario che ci sforziamo di penetrare il significato del mistero pasquale per renderlo operante nella nostra vita individuale e sociale.

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Santi e Beati. Memoria di oggi: Santa Caterina da Siena Vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia

29 aprile 2014

SANTA CATERINA DA SIENA VERGINE

E DOTTORE DELLA CHIESA, PATRONA D’ITALIA

29 aprile – Festa

 

Siena, 25 marzo 1347 – Roma, 29 aprile 1380

«Niuno Stato si può conservare nella legge civile in stato di grazia senza la santa giustizia»: queste alcune delle parole che hanno reso questa santa, patrona d’Italia, celebre.

La Santa ricevette le Stimmate della Passione di N.S. Gesù Cristo il 1 Aprile 1375.

Nata nel 1347 Caterina non va a scuola, non ha maestri. I suoi avviano discorsi di maritaggio quando lei è sui 12 anni. E lei dice di no, sempre. E la spunta. Del resto chiede solo una stanzetta che sarà la sua “cella” di terziaria domenicana (o Mantellata, per l’abito bianco e il mantello nero). La stanzetta si fa cenacolo di artisti e di dotti, di religiosi, di professionisti, tutti più istruiti di lei. Li chiameranno “Caterinati”. Lei impara a leggere e a scrivere, ma la maggior parte dei suoi messaggi è dettata. Con essi lei parla a papi e re, a donne di casa e a regine, e pure ai detenuti. Va ad Avignone, ambasciatrice dei fiorentini per una non riuscita missione di pace presso papa Gregorio XI. Ma dà al Pontefice la spinta per il ritorno a Roma, nel 1377. Deve poi recarsi a Roma, chiamata da papa Urbano VI dopo la ribellione di una parte dei cardinali che dà inizio allo scisma di Occidente. Ma qui si ammala e muore, a soli 33 anni. Sarà canonizzata nel 1461 dal papa senese Pio II. Nel 1939 Pio XII la dichiarerà patrona d’Italia con Francesco d’Assisi.

Patronato: Italia, Europa (Giovanni Paolo II, 1/10/99)

Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco

Emblema: Anello, Giglio

Martirologio Romano: Festa di Santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, che, preso l’abito delle Suore della Penitenza di San Domenico, si sforzò di conoscere Dio in se stessa e se stessa in Dio e di rendersi conforme a Cristo crocifisso; lottò con forza e senza sosta per la pace, per il ritorno del Romano Pontefice nell’Urbe e per il ripristino dell’unità della Chiesa, lasciando pure celebri scritti della sua straordinaria dottrina spirituale.

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Preghiera del mattino: Novena alla Madonna di Pompei

29 aprile 2014

 

 1° GIORNO

 Prima di cominciare la Novena, pregare Santa Caterina da Siena che si  degni di recitarla insieme con noi.

O Santa Caterina da Siena, mia Protettrice e Maestra, tu che assisti dal cielo i tuoi devoti allorché recitano il Rosario di Maria, assistimi in questo momento e degnati di recitare insieme con me la Novena alla Regina del Rosario che ha posto il trono delle sue grazie nella Valle di Pompei, affinché per tua intercessione io ottenga la desiderata grazia. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

I.
O Vergine Immacolata e Regina del Santo Rosario, Tu, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e di Madre sull’antica terra di Pompei soggiorno di morti pagani. Da quel luogo dove erano adorati gli idoli e i demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi dappertutto i tesori delle celesti misericordie. Deh! Da quel trono ove regni pietosa, rivolgi, o Maria, anche sopra di me gli occhi tuoi benigni, ed abbi pietà di me che ho tanto bisogno del tuo soccorso. Mostrati anche a me, come a tanti altri ti sei dimostrata, vera Madre di misericordia : mentre io con tutto il cuore Ti saluto e Ti invoco mia Regina del Santo Rosario.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

II.
Prostrata ai piedi del tuo trono, o grande e gloriosa Signora, l’anima mia Ti venera tra gemiti ed affanni ond’è oppressa oltre misura. In queste angustie ed agitazioni in cui mi trovo, io alzo confidente gli occhi a Te, che Ti sei degnata di eleggere per tua dimora le campagne di poveri e abbandonati contadini. E là, di fronte alla città ed all’anfiteatro ove regna silenzio e rovina, Tu come Regina delle Vittorie, levasti la tua voce potente per chiamare d’ogni parte d’Italia e del mondo cattolico i devoti tuoi figli ad erigerti un Tempio. Deh! Ti muovi alfine a pietà di quest’anima mia che giace avvilita nel fango. Pietà di me, o Signora, pietà di me che sono oltremodo ripieno di miseria e di umiliazioni. Tu che sei lo sterminio dei demoni difendimi da questi nemici che mi assediano. Tu che sei l’Aiuto dei cristiani , traimi da queste tribolazioni in cui verso miserevolmente.Tu che sei la Vita nostra, trionfa della morte che minaccia l’anima mia in questi pericoli in cui trovasi esposta; ridonami la pace, la tranquillità, l’amore, la salute. Amen.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

III.
Ah! Il sentire che tanti sono stati da Te beneficati solo perché ricorsi a Te con fede, m’infonde novella lena e coraggio d’invocarti in mio soccorso. Tu già promettesti a S. Domenico che chi vuole le grazie con il tuo Rosario le ottiene; ed io col tuo Rosario in mano oso ricordarti , o Madre, le tue sante promesse. Anzi Tu stessa ai dì nostri operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli a onorarti nel Tempio di Pompei. Tu dunque vuoi tergere le nostre lacrime, vuoi lenire i nostri affanni! Ed io col cuore sulle labbra, con viva fede Ti chiamo e T’invoco: Madre mia!…Madre cara!…Madre bella!…Madre dolcissima, aiutami! Madre e Regina del Santo Rosario di Pompei, non più tardare a stendermi la mano tua potente per salvarmi: chè il ritardo, come vedi, mi porterebbe alla rovina.

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

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Ancora su Cristo e la logica

29 aprile 2014

Forse talora oggi vi è ancora una certa non poco marcata divisione di campi tra la conoscenza matematica, quella umana e quella più chiaramente religiosa.Questa variamente netta divisione di campi può indurre a considerare irrilevante la conoscenza morale e quella spirituale.In realtà tutta la logica trova i suoi fondamenti nel mistero della Trinità in Cristo.Possiamo ad es. osservare che il livello superiore di significato virtualmente spiega, orienta, quello inferiore.Si arriva però ad un punto nel quale si finisce talora per perdersi: il mondo è sempre, in vario modo, esistito o è stato creato? In entrambi i casi il filo della logica sembra perdersi (e ciò maggiormente nel primo, perchè il mondo, pur nel suo insieme, non sembra potersi configurare come una causa di livello superiore definitiva mentre Dio può apparire di più come tale).Ma un aspetto di tale situazione sembra anche quello di un’assenza di riferimenti decisivamente fondanti nella logica: forse l’uno, forse l’altro, anche se, sia pur in diversa misura, il filo della logica causale sembra interrompersi (infatti ci si potrebbe anche chiedere: e Dio chi l’ha creato?).Rimane forse la sensazione che la logica sia una questione anche nel profondo opinabile e comunque questione che può interessare concretamente solo questioni “terrene”.In realtà se si prova ad intuire un fondamento della logica causale che possa apparire coerente si può forse giungere ad immaginare una causa originante che contenga in sé la sua causa esplicativa.Ma due cause esplicative l’una di fronte o seguente all’altra non farebbero che prolungare la sequela delle cause e la ricerca di ciò che sta a monte.Possiamo osservare che nella Trinità in Cristo: le persone divine del Padre e del Figlio sono coeterne nello Spirito; il Padre ne è l’origine, altrimenti si tratterebbe di tre persone separate ma il Padre stesso non può esistere senza il Figlio e lo Spirito perchè non può esistere, respirare, fuori dell’amore.Il Padre ed il Figlio esistono, si amano, comunicano, nello Spirito: il mistero della realtà trinitaria sembra spiegare alcune possibili cause di questo frequente oscillare, nella storia, tra induzione e deduzione, teoria e pratica, etc.: non si considera la Trinità come fondamento, le vie comunicative, spirituali, umane, “materiali”: si può tendere a rimanere ad un mondo sempre esistito senza spiegazioni o ad un Dio solitario, un po’ estraneo dal mondo stesso.Sembra che solo l’amore trinitario in Cristo sia un fondamento coerente anche della logica, come di tutta la conoscenza.Sembra dunque che solo penetrando nel mistero della Trinità in Cristo si può scoprire sempre più la logica.La logica non è questione che di fatto interessa solo le realtà materiali, anzi solo così non la si può conoscere a fondo, si può finire anche per svilirla, ridurla, sottovalutarla.Non si può fare a meno di Dio nemmeno a proposito di scienza e non solo per motivi morali ma per questioni costitutive.

Omelia feriale a s. Marta. Testo scritto e viedeoregistrazione

29 aprile 2014

 

29 aprile 2014

1Gv 1,5-2,2   Sal 102   Mt 11,25-30

 

LE COMUNITA’ CRISTIANE OGGI

 

Ogni comunità cristiana dovrebbe confrontare la propria vita con quella che animava la prima Chiesa e verificare la propria capacità di vivere in armonia, di dare testimonianza della Risurrezione di Cristo, di assistere i poveri. ….

Un’icona in tre pennellate: è la prima comunità cristiana così come descritta dagli Atti degli Apostoli ha tre tratti, è capace di piena concordia al suo interno, di dare testimonianza di Cristo al di fuori, di impedire che nessuno dei suoi membri patisse la miseria….. le tre peculiarità del popolo rinato….. rinascere dall’Alto, dallo Spirito, che dà vita  al primo nucleo dei nuovi cristiani, quando ancora non si chiamavano così…

’Aveva un solo cuore e un’anima sola’. La pace. Una comunità in pace. Questo significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace.

Il perdono: ‘L’amore copriva tutto’. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani.

Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. E’ il padre della divisione.

Le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere che pure sopraggiunsero più avanti. Per esempio, quando le vedove si lamentarono di non essere assistite bene e gli Apostoli dovettero fare i diaconi…… Tuttavia, quel momento forte dell’inizio fissa per sempre l’essenza della comunità nata dallo Spirito…..

La nostra comunità …..è una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo? Questa parrocchia, questa comunità, questa diocesi crede davvero che Gesù Cristo è risorto? O dice: ‘Sì, è risorto, ma di qua’, perché lo crede qui soltanto, il cuore lontano da questa forza. Dare testimonianza che Gesù è vivo, è fra noi. E così si può verificare come va una comunità.

Terzo tratto su cui misurare la vita di una comunità cristiana sono i poveri. …..


Primo: com’è il tuo atteggiamento o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri? Secondo: questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri.

Che lo Spirito Santo ci aiuti a camminare su questa strada di rinati per la forza del Battesimo”.



Testo proveniente da Radio Vaticana 

A GIOVANNI PAOLO II . Un uomo venuto da molto lontano (Amedeo Minghi)

28 aprile 2014

Preghiera della sera. Sant’Alfonso Maria de Liguori: Visite al SS. Sacramento e a Maria Santissima (visita XXVIII)

28 aprile 2014

VISITA XXVIII

Alleanza di salvezza

A GESÙ

Se Dio ci ha dato il suo stesso Figlio – dice san Paolo – quale bene potrà negarci? Come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? (Rom 8, 32) L’eterno Padre ha dato a Gesù tutto quello che ha. Il Padre gli aveva dato tutto nelle mani (Gv 13, 3). Ringraziamo sempre la bontà, la misericordia, la generosità di Dio che ha voluto arricchirci di ogni bene e di ogni grazia dandoci Gesù nel Sacramento dell’altare: in lui siete stati arricchiti di tutti i doni; nessun dono di grazia vi manca (1 Cor 1, 5-7).

Salvatore del mondo, Verbo fatto uomo, hai colmato la mia povertà, mi hai arricchito di te, ti sei fatto mio, nonostante la mia resistenza ad essere tuo. Ti ringrazio, o Gesù, e mi consacro risolutamente a te; ti consacro nel tempo e nell’eternità la mia vita, la mia volontà, i miei pensieri, le mie azioni, le mie sofferenze. Sono tutto tuo; e tuo è quanto di buono è in me. Conferma, o Signore, l’opera dell’amor tuo in me.

Eterno Padre, ti offro le virtù, gli atti, gli affetti del cuore di Gesù. Accettali per me e per i meriti suoi che egli ha donato a me; concedimi le grazie che Gesù stesso ti chiede per me; ti ringrazio per la tua misericordia con i meriti di Gesù, e questo a soddisfazione delle mie colpe. Per questi meriti spero le tue grazie, il perdono, la perseveranza, il paradiso. Per amor di Gesù Cristo che ci ha promesso: Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, vi sarà data (Gv 14, 13), non negarmi la tua grazia. Non voglio che amarti, donarmi a te completamente, non esserti più ingrato. Esaudiscimi, mio Dio, mia vita, mio tutto.

Gesù, tutto mio, tu mi vuoi, io ti voglio.

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Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Monfort:Maria assiste i suoi servi

28 aprile 2014

207. 5°. Infine, ottiene loro la benedizione del Padre celeste, benché essendo figli minori e

adottivi, non ne dovessero ordinariamente ricevere. Con questi abiti del tutto nuovi, molto

preziosi e ottimamente profumati e con il proprio corpo e la propria anima ben disposti e

preparati, essi si avvicinano con fiducia al letto di riposo del loro Padre celeste. Egli sente e

riconosce la loro voce, che è quella del peccatore; tocca loro le mani coperte di pelli; sente il

buon profumo dei loro abiti; mangia con gioia di ciò che Maria, loro Madre, gli ha preparato; e

riconoscendo in essi i meriti e il buon profumo del Figlio suo e della sua santa Madre: 1.

concede loro la sua duplice benedizione, benedizione della «rugiada del cielo», cioè della grazia

divina che è seme di gloria: «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo»;

benedizione delle «terre grasse», cioè questo buon Padre dà loro il pane quotidiano e una

sufficiente abbondanza dei beni di questo mondo; 2. li rende signori degli altri loro fratelli, i

cattivi credenti; non che questa supremazia appaia sempre in questo mondo che passa in un

momento, dove spesso sono i cattivi che dominano: «Sparleranno, diranno insolenze, si

vanteranno tutti i malfattori». «Ho visto l’empio trionfante ergersi… », ma e vera tuttavia e

apparirà in modo manifesto nell’altro mondo, per tutta l’eternità, dove i giusti – come dice lo

Spirito Santo – «governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli»; 3. non contenta di

benedirli nelle loro persone e nei loro beni, la Maestà divina benedice anche tutti coloro che li

benediranno e maledice tutti coloro che li malediranno e perseguiteranno.

208. 2°. Li provvede di tutto. Il secondo dovere di carità che la Santa Vergine compie verso i

suoi fedeli servitori consiste nel provvederli di tutto per il corpo e per l’anima. Dà loro abiti

doppi, come abbiamo appena detto; dà loro da mangiare i cibi più squisiti della mensa di Dio;

dà loro il pane di vita che ella ha formato; sotto il nome della Sapienza, dice loro: «Figli miei,

saziatevi dei miei prodotti, riempitevi di Gesù, il frutto di vita che io ho messo al mondo per

voi… Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Mangiate, amici,

bevete; inebriatevi, o cari. Venite, mangiate il mio pane, che è Gesù; bevete il vino del suo

amore, che io ho mescolato per voi con il latte del mio seno». Essendo ella la tesoriera e la

dispensatrice dei doni e delle grazie dell’Altissimo, ne dà una buona porzione, e la migliore, per

nutrire e mantenere i suoi figli e servitori. Essi sono ben pasciuti del pane vivente, inebriati del

vino che germina i vergini. Sono portati in braccio e accarezzati. Sono talmente facilitati nel

portare il giogo di Gesù Cristo, che quasi non ne sentono la pesantezza, a causa dell’olio della

devozione nel quale ella lo fa macerare: il suo giogo cesserà di pesare sul tuo collo.

209. 3°. Li guida e conduce. Il terzo bene che la Santa Vergine compie per i suoi fedeli

servitori è quello di guidarli e condurli secondo la volontà del suo Figlio. Rebecca guidava il suo

piccolo Giacobbe e ogni tanto gli dava dei buoni consigli, sia per attirare su di lui la benedizione

di suo padre, sia per evitare l’avversione e la persecuzione del suo fratello Esaù. Maria, che è

la stella del mare, guida tutti i suoi fedeli servitori al porto sicuro; mostra loro le rotte della

vita eterna, fa loro evitare i passaggi pericolosi, li tiene per mano sui sentieri della giustizia, li

sostiene quando stanno per cadere, li rialza se sono caduti, li riprende come madre di carità

quando hanno mancato e qualche volta anche li castiga amorevolmente. Un figlio che

obbedisce a Maria, nutrice e guida illuminata sulle vie dell’eternità, potrà forse smarrirsi? Dice

san Bernardo: «Seguendo i suoi esempi non ti smarrirai». Non temere: un vero figlio di Maria

non viene ingannato dal maligno e non cade in qualche eresia esplicita. Là dove Maria è guida,

non ci sono né lo spirito maligno con le sue illusioni, né gli eretici con le loro sottigliezze.

Appoggiandoti a lei, non cadrai.

210. 4°. Li difende e protegge. Il quarto beneficio che la Santa Vergine rende ai suoi figli e

fedeli servitori è quello di difenderli e proteggerli contro i loro nemici. Rebecca, con le sue

premure e accortezze, liberò Giacobbe da tutti i pericoli in cui venne a trovarsi e in particolare

dalla morte che suo fratello Esaù gli avrebbe certamente inflitto a causa dell’odio e dell’invidia

che nutriva contro di lui, come un tempo fece Caino con il suo fratello Abele. Maria, la buona

Madre dei veri credenti, li nasconde sotto le ali della sua protezione, come una chioccia i suoi

pulcini; ella parla loro, si abbassa verso di loro, viene incontro a tutte le loro debolezze; per

proteggerli contro lo sparviero e l’avvoltoio, si mette attorno ad essi e li accompagna «come

schiere a vessilli spiegati». Può forse temere i suoi nemici un uomo circondato da un esercito di

centomila uomini ben schierati? Un fedele servitore di Maria, circondato dalla sua protezione e

dalla sua potenza imperiale, deve temere ancor meno. Questa buona Madre e potente

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L’abbraccio

28 aprile 2014

 

Tweet del Papa

28 aprile 2014

L’inequità è la radice dei mali sociali.

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Videomessaggio di papa Francesco ai giovani argentini in occasione della “Pascua de la Juventud”

28 aprile 2014

 

Pubblichiamo Seguito l’integrale di Che Trascrizione videomessaggio Papà Francesco ha REGISTRATO “a braccio” in Occasione della “Primavera della Gioventù” in Argentina Dalla Pastorale promossa Regionale per i Giovani e il Che l’Arcidiocesi ha coinvolto Insieme alle di Buenos Aires diocesi di Avellaneda -Lanús, Quilmes, Lomas de Zamora, San Justo, Gregorio de Laferrere, Morón, Merlo-Moreno,San Miguel , San Martin e San Isidro. Il videomessaggio Ê Stato trasmesso il “Planetario” di Buenos Aires, Nella di sabato 26 aprile serata:

● Videomessaggio del Santo Padre

Cari ragazzi e ragazze, saluti e Buona Pasqua!

Ogni giorno è Pasqua! “E ‘il grande giorno ha fatto il Signore! “

Voglio arrivare vicino a voi, ho chiesto l’Arcivescovo di Buenos Aires, e lo faccio volentieri. Voglio andare con un momento in questo giorno, questa gioventù Pasqua.

Stavo pensando rendendo questa registrazione giù che cosa direbbero. «Lasciarli fare casino” e vi ho detto. “Non abbiate paura di nulla,” ti ho già detto. “Siete liberi” e te l’ho detto.

Poi mi è venuto in mente la figura di qualche giovane del Vangelo. Alcuni giovani che hanno attraversato con Gesù o Gesù che parla.Forse posso aiutare. Se serve, suppongo, se non servirà, gettarlo via.

Ho pensato che gli Apostoli giovane, ho pensato al giovane ricco, ho pensato al giovane che andò a prendere nuova vita con l’eredità di suo padre, ho pensato al giovane morto. Gli apostoli erano giovani, alcuni non così tanto, alcuni lo fanno. John era un ragazzo. Ed essi sono stati spostati dalla figura di Gesù, eccitato con lo stupore che si verifica quando si incontra Cristo. E corrono e dicono gli amici: “Abbiamo trovato il Messia Abbiamo scoperto che parlato per mezzo dei profeti”.

Incontro Gesù vediamo questa condotta degli Apostoli. E poi gli apostoli esitarono, poi non così ben educati. Pietro rinnegò e Giuda lo tradiva, l’altro fuggito. È, poi viene la lotta per essere fedele a questo incontro, l’incontro con Gesù. E ti chiedo: Tu, quando hai incontrato Gesù, Come è stato l’incontro con Gesù, Hai avuto un incontro con Gesù o stai prendendo adesso? Giovani apostoli!Pensate a Pietro, Giacomo, Giovanni, Nathaniel, come sono stati incontrando Gesù.

Un altro giovane uomo che è venuto in mente è il giovane ricco, che si avvicina a Gesù con una vita irreprensibile, un bravo ragazzo, e dice:

Cosa devo fare per far crescere la mia vita, per avere la vita eterna?

Gesù dice: “Io compio i comandamenti e vado avanti”.

“Se Mi voltai e per sempre.”

Il Vangelo dice: “Gesù amava” e poi disse: “Guarda, ti manca una cosa:. Tutto quello che hai dato ai poveri e vieni con me, a predicare il Vangelo” E quel ragazzo andò triste. Era triste perché aveva grande spago e non osava lasciare per Jesus. E se ne andò con i vostri soldi e la vostra tristezza. Il primo è stato con gioia, con quella bella gioia dare incontro con Gesù. Andò con la sua tristezza.

L’altro giovane, il giovane che era drammaticamente solo che voleva scrivere la sua vita, voleva calciare il consiglio di disciplina dei genitori, e affrontò il padre e disse: “Dammi quello che devo, io vado.” Ed è stato. Tutti quegli anni furono anni di festa . Ha speso i soldi in bowling, vizi, ha avuto un buon tempo. Il denaro è stato speso, è finita. E per buona misura una crisi economica è venuto, ho dovuto cercare lavoro, senza lavoro, e ho come custode dei suini. E questo, avrei avuto un sacco di soldi, che lo aveva portato al patrimonio di suo padre, che aveva conosciuto quello che doveva essere nei migliori alberghi e le migliori parti, aveva trascorso una grande vita, una cosa che non hai mai incontrato prima Avevo incontrato: la fame.

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Il video della canonizzazione

28 aprile 2014

 

 

Biografia di san Giovanni Paolo II°

28 aprile 2014

Scheda biografica a cura della Sala Stampa della Santa Sede

Karol Józef Wojtyla, divenuto Giovanni Paolo II con la sua elezione alla Sede Apostolica il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920.

Era l’ultimo dei tre figli di Karol Wojtyla e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929.

Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941.

La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse.

Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice dal sacerdote Franciszek Zak; a 9 anni ricevette la Prima Comunione e a 18 anni il sacramento della Cresima.

Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha.

Nel contempo, fu uno dei promotori del “Teatro Rapsodico”, anch’esso clandestino.

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Biografia di san Giovanni XXIII°

28 aprile 2014

Scheda biografica a cura della Sala Stampa della Santa Sede

Giovanni XXIII nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, primo figlio maschio di Marianna Mazzola e di Giovanni Battista Roncalli.

La sera stessa il neonato venne battezzato dal parroco don Francesco Rebuzzini, ricevendo il nome di Angelo Giuseppe.

Gli fece da padrino l’anziano prozio Zaverio Roncalli, il primo dei sette zii di papà Battista, uomo molto pio, che, rimasto celibe, si era assunto il compito di educare religiosamente i numerosi nipoti.

Il futuro Giovanni XXIII conservò un ricordo commosso e riconoscente per le cure e le sollecitudini di questo vecchio patriarca.

Manifestando fin dalla fanciullezza una seria inclinazione alla vita ecclesiastica, terminate le elementari, si preparò all’ingresso nel seminario diocesano ricevendo un supplemento di lezioni di italiano e latino da alcuni sacerdoti del luogo e frequentando il prestigioso collegio di Celana.

Il 7 novembre 1892 fece il suo ingresso nel seminario di Bergamo, dove fu ammesso alla terza classe ginnasiale.

Dopo un avvio difficoltoso per l’insufficiente preparazione, non tardò a distinguersi sia nello studio che nella formazione spirituale, tanto che i superiori lo ammisero prima del compimento del quattordicesimo anno alla tonsura.

Avendo proficuamente terminato nel luglio del 1900 il secondo anno di teologia, fu inviato il gennaio successivo a Roma presso il seminario romano dell’Apollinare, dove esistevano alcune borse di studio a favore dei chierici bergamaschi. (more…)

Le reliquie di San Giovanni XXIII e di San Giovanni Paolo II per la Cerimonia di Santificazione

28 aprile 2014

 

reliquia San Giovanni Paolo II e San Giovani XXIII

 

il Reliquiario di Giovanni Paolo II, contiene un’ ampolla con il suo sangue, ed era quello esposto l’1 maggio 2011; per Giovanni XXIII ne è stato creato uno uguale poiché il giorno della sua Beatificazione, il 3 settembre 2000, il suo corpo non era ancora stato riesumato.

Amare Gesù Eucarestia

28 aprile 2014

Un giorno in una chiesa quasi deserta, un ragazzino di sette anni pregava tutto solo in un banco. A un certo punto si sposta e va vicino alla balaustra. Dopo un po’ va sui gradini dell’altare, poi prende uno sgabello e sale sulla mensa… Una signora che stava in chiesa, lo richiama. “Vieni giù, che fai li? Scendi!”. Il bambino, indicando Gesù nel Tabernacolo, con aria innocente risponde “Ma io gli voglio bene!”. Quel bambino era il futuro San Pietro Chanel. (more…)

Leggere le Scritture

28 aprile 2014

 

“Questo è l’atteggiamento di quello che vuole ascoltare la Parola di Dio: primo, umiltà; secondo, preghiera…. . Umiltà e preghiera: con l’umiltà e la preghiera andiamo avanti per ascoltare la Parola di Dio e obbedirle. Nella Chiesa. Umiltà e preghiera nella Chiesa”. 

Papa Francesco, Omelia feriale del 21 marzo 2014

Vangelo (Mt 11,25-30) del giorno dalle letture della Messa (Martedì 29 Aprile 2014) con commento comunitario

28 aprile 2014

Santa Caterina da Siena – Festa

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Questo è il Vangelo del 29 Aprile, quello del 28 Aprile lo potrete trovare qualche post più sotto

 

S.Giovanni Paolo II sulla Divina Misericordia

28 aprile 2014

Paul Ricoeur

«La Chiesa deve professare e proclamare la misericordia divina in tutta la verità, quale ci è tramandata dalla rivelazione. […]

Nella vita quotidiana della Chiesa la verità circa la misericordia di Dio, espressa nella Bibbia, risuona quale eco perenne attraverso numerose letture della sacra liturgia. La percepisce l’autentico senso della fede del Popolo di Dio, come attestano varie espressioni della pietà personale e comunitaria. Sarebbe certamente difficile elencarle e riassumerle tutte, poiché la maggior parte di esse è vivamente iscritta nell’intimo dei cuori e delle coscienze umane. Se alcuni teologi affermano che la misericordia è il più grande fra gli attributi e le perfezioni di Dio, la Bibbia, la tradizione e tutta la vita di fede del Popolo di Dio ne forniscono peculiari testimonianze.

Non si tratta qui della perfezione dell’inscrutabile essenza di Dio nel mistero della divinità stessa, ma della perfezione e dell’attributo per cui l’uomo, nell’intima verità della sua esistenza, s’incontra particolarmente da vicino e particolarmente spesso con il Dio vivo.

Conformemente alle parole che Cristo rivolse a Filippo, «la visione del Padre» – visione di Dio mediante la fede – trova appunto nell’incontro con la sua misericordia un singolare momento di interiore semplicità e verità, simile a quella che riscontriamo nella parabola del figliol prodigo.

«Chi ha visto me, ha visto il Padre».

La Chiesa professa la misericordia di Dio, la Chiesa ne vive nella sua ampia esperienza di fede ed anche nel suo insegnamento, contemplando costantemente Cristo, concentrandosi in lui, sulla sua vita e sul suo Vangelo, sulla sua croce e risurrezione, sull’intero suo mistero.

Tutto ciò che forma la «visione» di Cristo nella viva fede e nell’insegnamento della Chiesa ci avvicina alla «visione del Padre» nella santità della sua misericordia.»

Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Dives In Misericordia, 1980

Pietro Antonio La Rocca. Malinconia

28 aprile 2014

il velo del Tempio di Gerusalemme - Ester Q

(Ester Q, Velo del Tempio di Gerusalemme)

 

 

A volte basta un nulla

e la serenità si annulla.

Anche senza niente

è il tuo subcosciente.

Come un velo, lieve

ed opprimente, la malinconia

scende dolcemente.

La tristezza del passato

in un baleno è ritornata,

un attimo di smarrimento

ed è subito un tormento,

ormai ti conosco

e per questo non ti temo,

anzi ancor di più apprezzo

la vita se c’è il sereno.

Con la fede e l’allegria,

la malinconia vola via.

 

PIETRO ANTONIO LA ROCCA

Santi e Beati. Memoria di oggi: Santi Pietro Chanel e Luigi Maria (Grignion) da Montfort

28 aprile 2014

SANTI PIETRO CHANEL e LUIGI MARIA (GRIGNION) DA MONTFORT

28 aprile – Memoria Facoltativa

 

 

San Pietro Chanel, Sacerdote e martire

Cuet, Francia, 12 luglio 1803 – Isole Figi, 28 aprile 1841

 

È il primo martire dell’Oceania. Fu infatti ucciso il 28 aprile 1841 sull’isola di Futuna, una delle Fiji. Francese, era nato a Cuet il 12 luglio 1803 in una famiglia di contadini, a 21 anni entrò in Seminario a Bourg, venendo ordinato sacerdote il 15 luglio 1827. Fu vicario ad Amberieu e a Gex e per quattro anni parroco a Crozet. Sin dal Seminario tuttavia sentì il richiamo della missione, alimentato dalla frequentazione di una comunità di padri Maristi. Fu così che ebbe il compito di guidare il primo gruppo di missionari in Oceania. Il 12 novembre 1837 la spedizione giunse a Futuna, isola divisa in due da una montagna e da due tribù in guerra tra loro. Ben presto il Vangelo fece presa soprattutto tra i giovani incontrando l’ostilità degli anziani. Il Battesimo del figlio del capotribù che aveva accolto il missionario segnò la condanna a morte di Pietro che fu ucciso per incarico del capotribù Niuliki. Pietro Chanel, beatificato il 17 novembre 1889, fu iscritto nell’albo dei santi il 12 giugno 1954 e dichiarato patrono dell’Oceania.

Patronato: Patrono dell’Oceania

Etimologia: Pietro = pietra, sasso squadrato, dal latino

Emblema: Palma

Martirologio Romano: San Pietro Chanel, sacerdote della Società di Maria e martire, che nel suo ministero si adoperò nella cura della gente di campagna e nell’istruzione dei bambini; mandato poi insieme ad alcuni compagni ad annunciare il Vangelo nell’Oceania occidentale, approdò all’isola di Futúna, dove la comunità cristiana era ancora del tutto assente. Pur ostacolato da molte difficoltà, mantenendo un contegno di singolare mansuetudine riuscì a convertire alcuni alla fede, tra i quali il figlio del re, che furibondo ne ordinò l’uccisione, facendo di lui il primo martire dell’Oceania.

 

Futuna è una piccola “espressione geografica”, una minuscola isola indicata negli atlanti con un puntino tra l’equatore e il tropico del Capricorno nell’immenso Oceano Pacifico, un frammento delle Isole Figi. Oggi nel possedimento francese, meta di turisti amanti dell’esotico, la popolazione interamente cattolica vive una vita pacifica. Ma centoquarant’anni fa, e precisamente il 12 novembre 1837, quando vi sbarcò fortunosamente il missionario marista Pietro Chanel, in compagnia di un confratello laico, l’isoletta divisa in due da una montagna centrale e da due tribù perennemente in guerra non era affatto un approdo turistico.

Solo il coraggio e la carità di un uomo di Dio potevano scegliere quella meta con tutti i rischi che comportava. Qui infatti Pietro Chanel avrebbe concluso la sua avventura di evangelizzatore, abbattuto a colpi di randello e di ascia il 28 aprile 1841 dal genero del capo tribù, Musumusu, irato perché tra i convertiti al cristianesimo figuravano già alcuni componenti della sua stessa famiglia.

Pietro Chanel era nato in Francia a Cuet il 12 luglio 1803. A dodici anni, seguendo l’invito di uno zelante parroco, Trompier, iniziò gli studi seminaristici, che gli consentirono di entrare nel 1824 nel seminario maggiore di Bourg, dove ricevette tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale. Avrebbe voluto recarsi subito in terra di missione, ma il suo vescovo aveva estremo bisogno di sacerdoti. Fu vicario ad Amberieu e a Gex, legandosi a un gruppo di sacerdoti diocesani, i maristi, che traducevano nello stesso ambito parrocchiale l’ideale missionario, sotto la guida di P. Colin.

La Società di Maria, approvata dal papa nel 1836, ebbe tra i primi membri P.Chanel, che nello stesso anno si imbarcò da Le Havre alla volta di Valparaiso, con destinazione Oceania.

Quando la nave toccò Futuna, Pietro Chanel ebbe l’invito di scendere a terra e restarci, in compagnia del fratello laico Nicezio, ventenne.

Fu una lenta e paziente penetrazione nel piccolo mondo di quella gente così diversa per abitudini di vita e mentalità. L’annuncio del Vangelo cominciò tuttavia a far presa nelle giovani generazioni. Ma questo successo segnò al tempo stesso il riacutizzarsi dell’ostilità delle vecchie generazioni. Il tributo di sangue di S. Pietro Chanel fu il prezzo per aprire finalmente le porte all’evangelizzazione dell’intera isola. Il nuovo martire cristiano, beatificato il 17 novembre 1889, fu iscritto nell’albo dei santi il 12 giugno 1954 e dichiarato patrono dell’Oceania.

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Come recitare il Santo Rosario – San Luigi Grignon de Montfort

28 aprile 2014

[…] Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il Rosario, raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine così come ti insegnerò più avanti.

Prima, però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno a seconda del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per considerare e chiedi sempre, per tale mistero e per l’intercessione della Vergine Santa, una delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale hai maggior bisogno.

Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di iniziarlo; se tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che rispondere. Perciò abbi sempre di mira qualche grazia da chiedere, una virtù da imitare o una colpa da evitare.

Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all’inizio della preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si considera il Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente finché non si è recitato, soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo di coscienza o ci è stato imposto come penitenza, nostro malgrado.

Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono con una precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire che non si vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all’ultimo degli uomini! e intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!… Ed allora, perché meravigliarsi se le preghiere più sante della religione cristiana restano quasi senza frutto e se, dopo aver recitato mille o diecimila Rosari non si è più santi di prima?

Frena, ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel dire il Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater e dell’Ave e fanne una più breve dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:

Padre nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il tuo regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +. Dacci oggi + il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti + come noi li rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in tentazione + ma liberaci dal male. Amen +.

Ave Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta fra tutte le donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa Maria, Madre di Dio + prega per noi peccatori adesso + e nell’ora della nostra morte. Amen +.

A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così, con calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza riflessione e senza pause.

[…]

Fonte: Preghiamoinsieme

Preghiera del mattino: IL CRISTO

28 aprile 2014

O Verbo fatto carne

Con la tua Incarnazione ti sei fatto talmente vicino a noi che non abbiamo più alcun motivo di starti lontano.

Superando l’infinito che separa Dio dall’uomo, hai voluto far cadere tutte le barriere del nostro timore. Avvicinandoti e mescolando la tua vita alla nostra, hai vo­luto prevenire i nostri paurosi ripiegamenti.

Tu non hai esitato a incarnarti nel seno di una donna, per stabilire con noi la più completa intimità.

Ti sei presentato a noi come un bambino, per attirare maggiormente su di te uno sguardo di tenerezza e di familia­rità.

Hai condotto un’esistenza umana simile alla nostra, esclu­dendo tutto ciò che poteva allontanarti da noi.

Ispiraci dunque più fiducia a venire verso te, ad avvici­narci il più possibile a te.

Rallegraci col tuo sguardo posato su di noi, poiché è uno sguardo di fraternità, di solidarietà, di comprensione. Colmaci di quella fiducia che esige la tua amicizia, una fi­ducia che giunga fino al più completo abbandono.

Facci vivere intimamente con te, perché possiamo darci a te come tu ti sei dato a noi!

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Il cuore di Cristo e la donna

28 aprile 2014

La questione femminile viene talora ridotta alla pur sotto molti aspetti giusta rivendicazione di spazi, di responsabilità etc..Il punto però anche qui, come ho sottolineato anche in altre direzioni altrove, è che un certo femminismo può tendere a ricalcare una cultura, una mentalità, che aiuta forse meno pienamente di quanto sarebbe possibile a fare emergere più profondamente una spiritualità-cultura rinnovata che potrebbe favorire, tra l’altro, la scoperta più profonda della donna, dell’uomo, del loro rapporto, etc..La cultura attuale, che ancora risente di tanto razionalismo ad es., può orientare l’essere umano in direzioni variamente riduttive mentre vi è forse una rivoluzione più profonda da cercare prima di tutto, quella di una rinnovata spiritualità-cultura che liberi, tendenzialmente, le possibilità della fede, dell’umanità, contribuendo ad aprire sempre rinnovati orizzonti spirituali-culturali in Cristo, Dio e uomo, anche quello dei vangeli.Forse anche qui, su questi argomenti, si potrebbe porre più attenzione alla promessa di Maria: il mio cuore immacolato trionferà.

Messa di ringraziamento per le canonizzazioni. Omelia del card. Comastri

27 aprile 2014

 

Papa Francesco celebrerà la santa messa di ringraziamento per le canonizzazioni del 27 aprile dalle ore 9.50.

Il testo dell’Omelia sera pubblicato non appena disponibile

 

 

«I santi non ci chiedono di applaudirli, ma di imitarli», ha detto il cardinale citando le parole di Giovanni Paolo II, «straordinario discepolo di Gesù nel ventesimo secolo». «L’8 aprile 2005 – appena nove anni fa – tantissimi di noi eravamo qui in questa piazza per dare l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II», ha esordito il porporato, ricordando il «vento improvviso» che, «tra lo stupore di tutti», cominciò a sfogliare l’Evangeliario sulla semplice bara di rovere. «La vita di Giovanni paolo II è stata una continua obbedienza al Vangelo di Gesù», ha commentato il cardinale, ricordando le parole che il Papa polacco disse la sera del 16 ottobre 1978, appena eletto Papa: «Sia lodato Gesù Cristo». «Era il grido della sua fede, era l’incipit del suo pontificato», ha detto il card. Comastri, citando la definizione che il 3 aprile 2006, in questa stessa piazza, Benedetto XVI diede del suo predecessore: «Una roccia nella fede», una fede «schietta e salda, convinta, forte e autentica, libera da paure e compromessi».

«Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di difendere la famiglia, che è un progetto di Dio scritto a chiare note nel libro della vita», ha detto ancora il card. Comastri, nella Messa di ringraziamento per la canonizzazione del Papa polacco, che «ha difeso la famiglia mentre si stava diffondendo confusione e pubblica aggressione, nel tentativo folle di scrivere una anti-genesi, un controprogetto del Creatore». Nella «Familiaris Consortio», Giovanni Paolo II denunciò come la famiglia fosse «oggetto di numerose forze che cercano di distruggerla o comunque di deformarla»: da qui l’auspicio che il nuovo santo ci aiuti a «ritrovare la strada del progetto di Dio riguardo alla famiglia, che è l’unica strada che dà dignità alla famiglia e verità all’amore e futuro agli sposi e futuro ai figli». Giovanni Paolo II, ha proseguito il cardinale, «ha avuto anche il coraggio di difendere la vita umana – e tutta la vita umana – in un’epoca in cui si sta diffondendo la cultura dello scarto», come ha più volte denunciato Papa Francesco, «fatto terribile» che rappresenta il «segno di un regresso di civiltà»: «Nella contemporanea carestia di amore, i più deboli vengono scartati perché l’egoismo non li sopporta». Giovanni Paolo II ha poi sempre difeso la pace, «mentre soffiavano venti cupi di guerra».

«Giovanni Paolo II ha avuto il coraggio di andare incontro ai giovani per liberarli dalla cultura del vuoto e dell’effimero e per invitarli ad accogliere Cristo, unica luce della vita e unico capace di dare pienezza di gioia al cuore umano». Nell’ultima parte dell’omelia, il card. Comastri ha sottolineato che «i giovani di tutto il mondo hanno riconosciuto un padre vero, una guida autentica, un educatore leale». «Chi può dimenticare – ha proseguito – l’abbraccio tra il Papa e un giovane che, durante la veglia a Tor Vergata, superati tutti i cordoni di sicurezza, corse verso di lui per dirgli semplicemente: ‘Grazie! Ti voglio bene!’. È una scena che è entrata nel nostro cuore e nella storia dell’umanità». «Nella difficile stagione della crisi delle vocazioni sacerdotali», inoltre, Giovanni Paolo II «ha avuto il coraggio di vivere davanti al mondo la gioia di essere prete, la gioia di appartenere a Cristo e di spendersi totalmente per la causa del suo regno». Infine, secondo il card. Comastri, Papa Wojtyla «ha avuto il coraggio di affrontare l’inverno mariano, che caratterizzò la prima fase post-conciliare», riproponendo «con forza e convinzione la devozione a Maria».

Fonte: Sir

Preghiera della sera. Sant’Alfonso Maria de Liguori: Visite al SS. Sacramento e a Maria Santissima (visita XXVII)

27 aprile 2014

VISITA XXVII

Memoriale di prodigi

 

A GESÙ

Canta la chiesa nell’ufficio del santissimo Sacramento: Non v’è nazione sì grande che abbia dèi tanto vicini come il nostro Dio è vicino a noi. I gentili, di fronte alle opere d’amore di Dio esclamano: buono è il Dio dei cristiani! I gentili si figurarono divinità a loro capriccio, ma non seppero nemmeno immaginare un Dio così innamorato degli uomini, da scendere in mezzo ad essi e farsi loro compagno col prodigio del Sacramento eucaristico. Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi (Sal 110, 4).

Dolcissimo Gesù, perché gli uomini ti fuggono? Come possono vivere a lungo lontano da te? Dio mio, non permettere che io sia nel numero degli ingrati come nel passato. Concedimi un amore che non si esaurisca in gemiti e parole. Provavo perfino tedio alla tua presenza, quando non ti amavo, o ti amavo poco; ma, se con la tua grazia il mio amore si accrescerà, non solo non proverò più alcun tedio, ma proverà ineffabile gioia a stare giorno e notte ai piedi del Sacramento dell’altare.

Eterno Padre, ti offro il tuo stesso Figlio; accettalo e per i suoi meriti infondimi un amore ardente che mi faccia desiderare di trattenermi alla sua presenza.

Dio mio, per amore di Gesù infondi in me un grande amore per il santissimo Sacramento.

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Domenica in Albis: Quasi modo geniti infantes (Tempus Paschale, Hebdomada secunda paschae)

27 aprile 2014

 

Quasi modo géniti infántes, 
rationábile, sine dolo lac concupíscite, 
ut in eo crescátis in salútem, allelúia (1 Pt 2,2).

«Questa Domenica, detta ordinariamente Quasimodo, nella Liturgia porta il nome di Dominica in Albis e, più esplicitamente, in albis depositis, perché oggi i neofiti ricomparivano in Chiesa con gli abiti usuali. Nel Medio Evo la chiamavano ‘Pasqua chiusa’, per esprimere, senza dubbio, che l’Ottava di Pasqua finiva in questo giorno» (P. Guéranger).
Questa antica antifona d’introito illustra ai neofiti – cioè a quanti sono divenuti cristiani nel corso della Veglia pasquale mediante i sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’eucaristia – il senso di questa domenica. L’esortazione è rivolta ai neo-iniziati alla fede, perché continuino a nutrirla dopo il loro solenne ingresso nella Chiesa: deponendo le vesti bianche esterne, ricevute al momento del loro battesimo, si avviano a percorrere la via feriale ma gioiosa della fede…
Diceva Agostino in una sua omelia: «A coloro che sono stati rigenerati nel battesimo e che oggi entreranno nelle file del comune popolo cristiano, a voi che siete stati battezzati e oggi terminate il mistero della ottava, si dà il nome di infanti perché siete stati rigenerati e avete iniziato la nuova vita. Siete rinati alla vita eterna, purché quel che in voi è rinato non lo soffochiate vivendo malamente» (Discorso 260).

Trattato della vera devozione a Maria di San Luigi Maria Grignion de Monfort:Maria assiste i suoi fedeli servi

27 aprile 2014

201. Ecco ora gli impegni di carità che la Santa Vergine, come la migliore di tutte le madri, si

assume nei riguardi dei suoi fedeli servitori, che si sono dati a lei nel modo che ho detto e

secondo la figura di Giacobbe. 1°. Li ama. «Io amo coloro che mi amano». Li ama: 1°. perché

è loro vera Madre; ora, una madre ama sempre il proprio figlio, frutto del suo grembo; 2°. li

ama per riconoscenza, perché in effetti essi pure la amano come loro buona Madre; 3°. li ama

perché – essendo veri credenti – Dio li ama: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù»; 4°. li ama

perché si sono consacrati totalmente a lei e sono sua porzione ed eredità: «Prendi in eredita

Israele».

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E. Bianchi. Papi e ignoti, ecco perché sono santi

27 aprile 2014

In questa domenica segnata dalla gioia pasquale, la chiesa cattolica proclama santi due papi e oggi proclama beato Giuseppe Girotti, un frate domenicano langarolo. Cosa significa una canonizzazione? La risposta non è facile, ma il primo dato è che con tale gesto si vuole affermare in modo autorevole che un cristiano o una cristiana sono stati nella loro vita discepoli fedeli di Gesù Cristo, che lo hanno imitato assumendone i pensieri e i sentimenti, che hanno dato di credere che vivere il vangelo è possibile. Ma accanto a questa ragione fondamentale ce ne sono, e lo sappiamo bene, anche altre, più legate a motivi contingenti o a stagioni ecclesiali. Perché si è fatto santo Pio IX e non ancora Paolo VI?

E perché si proclamano così facilmente santi papi e fondatori e fondatrici di forme di vita religiosa e così pochi, pochissimi santi quotidiani, semplici cristiani che hanno vissuto il vangelo lavorando onestamente, amando un coniuge e dei figli, facendo il bene a chi era loro vicino, protagonisti di una vita quotidiana anonima ma determinata solo dal vangelo e dall’amore per Dio e per il prossimo?

La mia generazione esulta per la dichiarazione di santità di papa Giovanni, “un cristiano sul trono di Pietro”, l’uomo che seppe risvegliare il fuoco sotto la cenere di una chiesa stanca e a volte smarrita, il papa acclamato santo di fatto dall’assemblea conciliare in corso alla sua morte e che le genti del mondo hanno sentito come un padre, un sapiente che ha aiutato gli uomini del mondo a vivere con più fiducia e cercando di spegnere la violenza che li abita… Sì, lo si voleva santo, ma allora non fu organizzata nessuna piazza osannante, né particolari movimenti o porzioni di chiesa si ritenevano beneficiari privilegiati del suo ministero papale: semplicemente tutti lo sentivano cristiano e perciò santo

Solo i piccoli, i semplici avevano e hanno il diritto di chiamarlo “papa buono”, ma tanti l’hanno apostrofato così per depotenziare la sua testimonianza profetica. Avverrà lo stesso con papa Francesco, ne sono certo: già ora, tra quelli che gli sono vicini c’è chi sussurra: “È il papa misericordioso… è tutto cuore… certo, manca di dottrina… la dottrina non è il suo mestiere, non è un teologo…”.

 

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Vangelo (Gv 3,1-8) del giorno dalle letture della Messa (Lunedì 28 Aprile 2014) con commento comunitario

27 aprile 2014

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 3,1-8)

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
 

Questo è il Vangelo del 28 Aprile, quello del 27 Aprile lo potrete trovare qualche post più sotto

Santi e Beati. Memoria di oggi: Domenica della Divina Misericordia

27 aprile 2014

DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA

Seconda domenica di Pasqua (celebrazione mobile) – Festa

 

“Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia! L’Anima che in quel giorno si sarà confessata e comunicata, otterrà piena remissione di colpe e castighi. Desidero che questa Festa si celebri solennemente in tutta la Chiesa.” (Gesù a S. Faustina)

E’ la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: “Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia”. Negli anni successivi – secondo gli studi di don I. Rozycki – Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.

La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: “Ora vedo che l’opera della Redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore”. Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena  che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.

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Maria “La” Credente Tratto dal libro di Angelo Comastri , Edizioni Rinnovamento nello Spirito Santo

27 aprile 2014

PREFAZIONE

Benedetta Bianchi Porro, una grande cristiana del nostro tempo, nel suo diario annotò: “ Tutto è segno per chi crede”.

E’ vero! Se sappiamo leggere la scrittura delicata di Dio nella storia umana scopriamo tanti segnali di tenerezza e di provvidenza : Ve ne presento uno , che forse pochi conoscono.

Nel maggio del 1949 fu istituito a Strasburgo il “Consiglio di Europa” , organismo privo di poteri politici effettivi e incaricato solo di porre le basi per la realizzazione di una federazione europea.

L’anno dopo , esattamente nel 1950 , quel “Consiglio” bandi un concorso di proposte , aperto a tutti gli artisti del Continente, per arrivare a scegliere una bandiera della futura Europa Unita .

Un giovane pittore ( giovane, allora evidentemente!) di nome Arséne Heitz patecipò con un bozzetto molto originale, nel quale dodici stelle bianche campeggiavano in cerchio su uno sfondo azzurro . Come nacque questa idea?

Lo stesso autore ha rivelato di essere un grande devoto della Madonna e di recitare ogni giorno il Snato Rosario. Quando seppe del concorso europeo, egli stava leggendo la storia di santa Caterina Labourè e , affascinato dal racconto delle apparizioni mariane , volle procurarsi per sé e per sua moglie la “ medaglia miracolosa” . In tale medaglia egli vide l’immagine di Maria e quelle dodici stelle ,

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Preghiera del Mattino: Novena alla Divina Misericordia

27 aprile 2014

Novena alla Divina Misericordia dal Diario di Santa Faustina Kowalska

O giorno solennissimo, giorno luminoso, In cui l’anima

conoscerà Dio nella Sua potenza, E s’immergerà tutta

nel Suo amore, Constatando che sono finite le miserie

dell’esilio.

O giorno felice, o giorno benedetto, Nel quale il mio

cuore arderà per Te di amore eterno Poiché fin d’ora Ti

sento, sia pure attraverso i veli. Tu, o Gesù, in vita e in

morte sei per me estasi ed incanto.

O giorno che attendo da tutta la vita, Ed attendo Te, o

Dio, Poiché desidero soltanto Te. Solo Tu sei nel mio

cuore, tutto il resto è nulla per me.

O giorno di delizie, di eterne dolcezze, O Dio di grande

Maestà, o Mio Sposo, Tu sai che nulla soddisfa il cuore

di una vergine. Poserò il mio capo sul Tuo dolce Cuore.

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Pensiero del giorno

Dormivo nel sonno della morte,
e mi sono risvegliato:
il Signore mi ha preso accanto a sé, alleluia.

(Terza Antifona, Ufficio delle Letture)

 

Preghiamo i due papi oggi santi / Video: Grande concerto nell’Anno della Fede

27 aprile 2014

http://www.asuaimmagine.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/Content
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