Archive for the ‘Anno della Fede’ Category

Ezio Aceti. Testimonianza-Catechesi in conclusione della XXXIII Marcia del Perdono. 3 agosto 2013

5 agosto 2013

 

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=y3LKmUTf-Ro

(link aut.)

Calendario mariano: 5 agosto, Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore. Miracolo della neve. 6-14 agosto: novena dell’Assunta

5 agosto 2013

La Basilica di Santa Maria Maggiore è la più antica chiesa nell’Occidente dedicata al culto della Benedetta Vergine Maria. Ill Breviario Romano recita: “Dopo il Concilio di Efeso (431), nel quale la Madre di Gesù fu acclamata come Madre di Dio (Theotòkos), papa Sisto III eresse in Roma sul colle Esquilino una basilica dedicata all’onore della Madre di Dio.

Una diffusa tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirare apparendo in sogno a papa Liberio e al patrizio Giovanni e suggerendo che il luogo adatto sarebbe stato indicato in forma straordinaria. Così quando la mattina del 5 agosto un’insolita nevicata imbiancò l’Esquilino, il papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni.

Il 5 agosto di ogni anno, in ricordo dell’evento prodigioso, avviene la rievocazione della “nevicata”: durante una suggestiva celebrazione viene fatta scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.

Una grande nevicata artificiale con effetti speciali, giochi di luce, raggi laser, archi riflessi, scie colorate e un sottofondo musicale ricorderanno oggi, lunedì 5 agosto alle 21, nella Piazza di Santa Maria Maggiore a Roma, il prodigio della Madonna della Neve avvenuto nel 358 dopo Cristo.

Il 5 agosto del 358 , infatti ci fu una grande nevicata sull’Esquilino, in seguito all’apparizione della Madonna in sogno al Papa, che chiedeva una casa tutta per sé, in un luogo che lei stessa avrebbe miracolosamente indicato su uno dei sette Colli di Roma.

Papa Liberio e un patrizio di nome Giovanni la notte del 5 agosto si recarono sul Colle Esquilino trovandolo innevato.

Papa Liberio con la sua veste bianca tracciò il disegno della chiesa e il patrizio Giovanni versò il contributo per farla edificare.

Lo spettacolo anche quest’anno è firmato dall’Architetto Cesare Esposito.

“Per me è un onore portare avanti questa tradizione che adesso compie 30 anni e che da sempre riscuote un grande successo di popolo. L’evento suggestivo con l’apparizione della Madonna sulla Piazza rende alla città di Roma e al mondo la pace e la speranza per unire il nostro patrimonio spirituale e la conoscenza delle antiche tradizioni. La grande nevicata artificiale abbraccia la città di Roma con sottofondo musicale del ‘Messia’ di Hendel”.

 

https://gpcentofanti.wordpress.com/2010/08/04/calendario-mariano-5-agosto-dedicazione-della-basilica-di-santa-maria-maggiore/

Dieci giorni per la pace 2013. Ten days for peace 2013. Commemorando Hiroshima e Nagasaki

5 agosto 2013

I dieci giorni per la pace è un’iniziativa della Chiesa cattolica in Giappone dal 6 agosto al 15 agosto. Ha le sue origini nel ” Appello per la Pace . fatta da Papa Giovanni Paolo II durante la visita della Pace di Hiroshima nel 1981.  Nella Lettera 2012 per le Dieci Giornate per la Pace, Leo Jun Ikenaga SJ ha detto: ” Questo appello ha invitato tutti nella mondo ad abolire le armi nucleari, denunciare le guerre nucleari e impegnarci per la pace. In risposta a questo, la Chiesa cattolica in Giappone ha definito i giorni tra il 6 agosto e il 15 come “I dieci giorni per la Pace”, un periodo speciale di pensare delle nostre responsabilità per la pace, per conoscere la pace e di lavorare per la pace. “

Pablo Picasso, Colomba della pace

In occasione di dieci giorni per la Pace 2013
Commento del Presidente della Conferenza Episcopale del Giappone

Verso i dieci giorni per la pace

 Aspirando alla pace e la giustizia, si commemora quest’anno il 50 ° anniversario dell’enciclica Pacem in terris (*) , che Papa Giovanni XXIII (termine Pontificio: 1958 ~ 1963) ha indirizzato alla Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà, il 11 aprile 1963. Lo sfondo di questa enciclica è stata la divisione della nazione tedesca simboleggiato dal muro di Berlino (1961), la guerra fredda USA-URSS e la crisi dei missili di Cuba (1962) che ha portato gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sull’orlo di una guerra nucleare e divenne il simbolo del loro rapporto antagonistico.
Questa enciclica offre insegnamenti sui diritti umani e dei doveri, l’autorità dello Stato e del bene comune. Inoltre, su questioni internazionali cruciali come la verità, la giustizia, la solidarietà, i rifugiati, il disarmo e lo sviluppo economico sono anche coperti.
Inoltre, il sottotitolo dell’enciclica, “per stabilire la pace universale in verità, la giustizia, la carità e la libertà”, esprime l’idea fondamentale che la base di pace è proprio la tutela della dignità umana e dei diritti. Si sottolinea che la pace può essere realizzata solo quando lo sviluppo umano si basa sulla costruzione di una società in cui le persone possono vivere la loro vita in modo umano.
Questa verità trasmette un messaggio forte alla società moderna anche 50 anni dopo. La Commissione episcopale per le questioni sociali sta ora preparando una traduzione in giapponese rivisto dell’enciclica in modo che possa essere utilizzato durante i dieci giorni per la pace di quest’anno. Spero sinceramente che si riceverà il messaggio, che costituisce una base per la pace e trascorrere fruttuosi I dieci giorni per la pace in l’Anno della Fede. (…….)

Prego che sarete benedetti con la guida dello Spirito Santo.

23 giugno 2013

Peter Takeo Okada, arcivescovo di Tokyo,
Presidente della Conferenza Episcopale del Giappone

(*) Il testo dell’Encilica nel post precedente

https://gpcentofanti.wordpress.com/2013/08/05/giovanni-xxiii-enciclica-pacem-in-terris-2/

Giovanni XXIII. Enciclica Pacem in Terris

5 agosto 2013

 

 

La «Pacem in Terris», ottava e ultima enciclica di Giovanni XXIII, fu pubblicata 50 anni fa, l’11 aprile 1963. Ebbe un impatto grandissimo sull’opinione pubblica, con la sua richiesta di fermare la corsa agli armamenti e di mettere al bando le armi nucleari, anche perché arrivava a ridosso della crisi missilistica di Cuba, con il braccio di ferro tra Stati Uniti e Unione Sovietica che aveva tenuto il mondo con il fiato sospeso. L’enciclica è suddivisa in cinque capitoli: l’ordine tra gli esseri umani; rapporti tra gli esseri umani e i poteri pubblici all’interno delle singole comunità politiche; rapporti tra le comunità politiche; rapporti degli esseri umani e delle comunità politiche con la comunità mondiale; Richiami. Quattro sono invece le linee guida indicate lungo il documento per procedere sulla via della pace: la centralità della persona, inviolabile nei suoi diritti; l’universalismo del bene comune; il fondamento morale della politica; la forza della ragione e il faro della fede.

 

http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem_it.html

Card. F. Coccopalmerio. Le opere di misericordia: Consolare gli afflitti.

10 luglio 2013
ape

Di seguito un intervento di S.Em  Card. Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio sui testi legislativi tenuto a Spoleto sulle “Opere di Misericordia dello Spirito”.
«Beati gli afflitti perché saranno consolati» (Mt 5,4) è la seconda delle beatitudini proclamate da Gesù, cui la Chiesa risponde appunto con una delle sette opere di misericordia.

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“Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta…” (Isaia 40, 1-2).

 

Quali parole maggiormente appropriate di quelle ascoltate dal profeta Isaia, per introdurci nella riflessione sull’opera di misericordia “Consolare gli afflitti”?
Il popolo di Israele, in esilio a Babilonia, è afflitto e il Dio di Israele conforta il popolo, il suo popolo.
Come lo conforta? Con il suo amore, proclamandogli il suo amore, assicurandogli il suo amore, illustrandogli le caratteristiche del suo amore.

Possiamo, però, spontaneamente chiederci: perché facciamo riferimento a un’esperienza così lontana, quale quella del rapporto tra Dio e il popolo di Israele, per aiutarci a riflettere sul tema proposto? Non sembra un riferimento anacronistico? Assolutamente no. E, infatti, la parola di Dio è eterna e vale per ogni tempo e quindi per ogni persona, così che l’esperienza del popolo di Israele diventa emblematica per tutti noi.
Per questo motivo, quanto leggeremo dell’amore di Dio per il popolo di Israele, potrà essere legittimamente applicato a ciascuno di noi, quindi a me.

È, allora, spontaneo che conosciamo l’amore di Dio, che conosciamo le sue caratteristiche. Rendendoci conto che Dio ci ama e valutando il modo in cui Dio ci ama, resteremo fortemente commossi e quindi profondamente consolati.

In tutta la Sacra scrittura e quindi nelle parole dei profeti è Dio stesso che ci illustra le caratteristiche del suo amore. Ritengo quindi importante che lasciamo parlare Dio. Anziché ricercare ed esprimere i nostri pensieri umani, ritengo assolutamente qualificante recepire e gustare quelli di Dio. Lasciamo dunque che sia Lui a proporre a noi questa omelia. Io aggiungerò alcuni commenti ai brani che leggeremo. 

1. Alcuni passi possiamo trovare nel profeta Isaia, da cui siamo partiti con le parole citate all’inizio. Si tratta del Secondo Isaia, cioè del Profeta che, poco prima dell’anno 538, annuncia al popolo d’Israele la prossima liberazione dall’esilio e il felice ritorno a Gerusalemme. Sono testi meravigliosi. Bisognerebbe leggere tutti i brani che compongono il Secondo Isaia, cioè tutti i capitoli 40-55. Si tratta sempre dell’amore appassionato del Dio di Israele per il suo popolo. Noi ci limitiamo a una scelta ristretta.

a) Ascoltiamo un primo passo. Dio si rivolge al popolo che si trova ancora in esilio: “Io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore. Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. Non temere, perché io sono con te; dall’oriente farò venire la tua stirpe, dall’occidente io ti radunerò. Dirò al settentrione: «Restituisci», e al mezzogiorno: «Non trattenere; fa’ tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall’estremità della terra, quelli che portano il mio nome e che per la mia gloria ho creato e plasmato e anche formato»” (Isaia 43, 3-7).
In questo brano straordinario notiamo tre elementi. (more…)

Tu ci sei necessario

25 giugno 2013


Liberazione di S. Pietro

Preghiera composta dal Servo di Dio Papa Paolo VI

 Recitata il 18 giugno 2013 nella Basilica di San Giovanni in Laterano

 durante il Convegno diocesano “Cristo, Tu ci sei necessario”.

O Cristo, nostro unico mediatore,

Tu ci sei necessario

per venire in comunione con Dio Padre,

per diventare con Te,

che sei Suo Figlio unico e Signore nostro,

Suoi figli adottivi,

per essere rigenerati nello Spirito Santo.

Tu ci sei necessario,

o solo vero Maestro

delle verità recondite ed indispensabili

della vita,

per conoscere il nostro essere

e il nostro destino,

la via per conseguirlo.

Tu ci sei necessario,

o Redentore nostro,

per scoprire la miseria morale

e per guarirla;

per avere il concetto del bene e del male

e la speranza della santità;

per deplorare i nostri peccati

e per averne il perdono.

Tu ci sei necessario,

o fratello primogenito del genere umano,

per ritrovare le ragioni vere

della fraternità fra gli uomini,

i fondamenti della giustizia,

i tesori della carità,

il bene sommo della pace.

Tu ci sei necessario,

o grande paziente dei nostri dolori,

per conoscere il senso della sofferenza

e per dare ad essa

un valore di espiazione e di redenzione.

Tu ci sei necessario,

o vincitore della morte,

per liberarci dalla disperazione

e dalla negazione

e per avere certezza che non tradisce

in eterno.

Tu ci sei necessario,

o Cristo, o Signore, o Dio con noi,

per imparare l’amore vero

e per camminare nella gioia

e nella forza della Tua carità

la nostra via faticosa,

fino all’incontro finale

con Te amato,

con Te atteso,

con Te benedetto nei secoli.

Amen

 

Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Anno della Fede: Sinfonia n° 9 Di L. van Beethoven

22 giugno 2013

http://it.radiovaticana.va/news/2013/06/22/concerto
_in_aula_paolo_vi_in_occasione_dell%E2%80%99anno
_della_fede._mons/it1-704042

Raggiunto il link passare con la freccetta su video e poi cliccare
su web tv, poi su agenda e poi cercare il video on demand in questione
alla data di sabato 22 giugno 2013.Per arrivare subito all’esecuzione del
concerto far avanzare la striscia di scorrimento sino al min. 20.

Oppure, più semplicemente, si può trovare la videoregistrazione
al seguente link della Rai: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programm
i/media/ContentItem-41fc8ace-67cc-4e01-b436-fca555a09fc3.html

Per arrivare subito all’esecuzione del concerto far avanzare la striscia
di scorrimento sino al min 24.

Roma, spesso inconsapevolmente, attende l’acqua viva del Vangelo e della misericordia di Cristo Redentore

21 giugno 2013

La Resurrezione - Fazzini - luce blu

(foto di Valeria Vezzil)

CONVEGNO DIOCESANO

 “Cristo, tu ci sei necessario”

 La responsabilità dei battezzati nell’annuncio di Gesù Cristo

 Incontro della Diocesi di Roma con Papa Francesco,

 Vescovo di Roma

Aula Paolo VI – 17 giugno 2013

II PARTE – PREGHIERA

3. ROMA, SPESSO INCONSAPEVOLMENTE,  ATTENDE L’ACQUA VIVA DEL VANGELO E DELLA MISERICORDIA DI CRISTO REDENTORE

MONIZIONE

In questo terzo momento della nostra preghiera vogliamo pregare il Signore per gli uomini della nostra città, perché Egli abbia compassione di loro quando sono smarriti e incapaci di trovare un orientamento e di raggiungere l’acqua della vita.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,11-15)

La donna samaritana disse a Gesù: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

Dai Discorsi di Papa Benedetto XVI

L’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui? Quando, in una prima fase dell’assenza di Dio, la sua luce continua ancora a mandare i suoi riflessi e tiene insieme l’ordine dell’esistenza umana, si ha l’impressione che le cose funzionino abbastanza bene anche senza Dio. Ma quanto più il mondo si allontana da Dio, tanto più diventa chiaro che l’uomo, nell’hybris del potere, nel vuoto del cuore e nella brama di soddisfazione e di felicità, “perde” sempre di più la vita. La sete di infinito è presente nell’uomo in modo inestirpabile. L’uomo è stato creato per la relazione con Dio e ha bisogno di Lui.

Canto:

Dona la pace, Signore, a chi confida in te.

Dona! Dona la pace, Signore, dona la pace.

Chi berrà la mia acqua non avrà sete in eterno,

dal suo grembo sgorgheranno fiumi d’acqua viva.

Vi lascio la mia pace. Non come la dà il mondo.

Non si turbi il vostro cuore. Non abbia timore.

Signore di misericordia, dona ad ogni uomo la pace,

il tuo Spirito di gioia, di consolazione.

Al termine del giorno

19 giugno 2013

Sono risorto

Camminerò davanti al Signore, alleluia.

M’ha liberato dalla morte, alleluia.

Il Signore ha spezzato tutte le mie catene.

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

dal  Convegno Diocesano  “Cristo, tu ci sei necessario”

La responsabilità dei battezzati nell’annuncio di Gesù Cristo

Incontro della Diocesi di Roma con Papa Francesco,

Vescovo di Roma

Aula Paolo VI – 17 giugno 2013

II PARTE – PREGHIERA

Dopo aver ascoltato il Santo Padre Francesco, il nostro Convegno diventa preghiera. Per interiorizzare le parole che il Santo Padre ci ha rivolto, vogliamo ora invocare la grazia del Signore e aprire il nostro cuore a Lui, perché trasformi la nostra vita e benedica la Chiesa e la città di Roma. Volgeremo innanzitutto lo sguardo al Cristo risorto che è rappresentato in quest’aula: la sua resurrezione ci coinvolga ancor più nella potenza di amore che da lei nasce.

In momenti successivi potremo meditare sull’inestimabile dono ricevuto nel Battesimo, sulla chiamata a condividere questo dono con chi ancora non lo conosce o lo ha dimenticato. Ci soffermeremo infine ad ascoltare le attese di carità della nostra città, assetata di parole di vita e di gesti di amore autentico.

SONO RISORTO

Sono risorto e sono sempre con te, alleluia.

Hai posto la tua mano su di me, alleluia.

Grande e mirabile è la tua sapienza.

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

Ti rendo grazie, m’hai esaudito, alleluia.

Perché sei stato la mia salvezza, alleluia.

Hai provato il tuo servo, ma lo hai liberato.

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

Camminerò davanti al Signore, alleluia.

M’ha liberato dalla morte, alleluia.

Il Signore ha spezzato tutte le mie catene.

Alleluia, alleluia, alleluia, alleluia.

SERENA NOTTE!

Papa Francesco. Discorso del 12 aprile 2013: “La Parola di Dio precede ed eccede la Bibbia”

10 Maggio 2013

Eminenza,
Venerato Fratello,
cari Membri della Pontificia Commissione Biblica,

sono lieto di accogliervi al termine della vostra annuale Assemblea plenaria. Ringrazio il Presidente, Arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, per l’indirizzo di saluto e la concisa esposizione del tema che è stato oggetto di attenta riflessione nel corso dei vostri lavori. Vi siete radunati nuovamente per approfondire un argomento molto importante: l’ispirazione e la verità della Bibbia. Si tratta di un tema che riguarda non soltanto il singolo credente, ma la Chiesa intera, poiché la vita e la missione della Chiesa si fondano sulla Parola di Dio, la quale è anima della teologia e, insieme, ispiratrice di tutta l’esistenza cristiana.

(more…)

Maria pellegrina

7 Maggio 2013

“In questo momento di profonda comunione in Cristo, sentiamo viva in mezzo a noi anche la presenza spirituale della Vergine Maria. Una presenza materna, familiare (…..) L’amore per la Madonna è una delle caratteristiche della pietà popolare, che chiede di essere valorizzata e ben orientata. Per questo, vi invito a meditare l’ultimo capitolo della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium, che parla proprio di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Lì si dice che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). Cari amici, nell’Anno della fede vi lascio questa icona di Maria pellegrina, che segue il Figlio Gesù e precede tutti noi nel cammino della fede”.

PAPA FRANCESCO, dal Regina Coeli di domenica 5 maggio 2013

dalla Lumen Gentium

“61. La beata Vergine, predestinata fino dall’eternità, all’interno del disegno d’incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio, per disposizione della divina Provvidenza fu su questa terra l’alma madre del divino Redentore, generosamente associata alla sua opera a un titolo assolutamente unico, e umile ancella del Signore, concependo Cristo, generandolo, nutrendolo, presentandolo al Padre nel tempio, soffrendo col Figlio suo morente in croce, ella cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, coll’obbedienza, la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo ella è diventata per noi madre nell’ordine della grazia. ….68. La madre di Gesù, come in cielo, in cui è già glorificata nel corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2 Pt 3,10).”

(  per il testo completo

https://gpcentofanti.wordpress.com/2012/10/03/anno-della-fede-concilio-vaticano-ii-i-testi/

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“Sono semplicemente un pellegrino…” dal commiato  di BENEDETTO XVI del 28 febbraio 2013

Le stationes quaresimali. Mercoledì della III^ Settimana di Quaresima. San Sisto (SS.Nereo ed Achilleo).

5 marzo 2013

Questa chiesa fu chiamata “San Sisto il vecchio” perché è il più antico convento che abbiano a Roma i figli del Santo di Callaroca.

L’attuale costruzione è piuttosto recente; infatti fu edificata nel 1700 dal Papa domenicano Benedetto XIII (1724-1730). Certamente la fece per onorare la memoria del Fondatore dell’Ordine, San Domenico, che qui ebbe la prima dimora romana; Onorio III dopo aver approvato l’Ordine dei Predicatori gli donò questo tempio.

Ancora oggi la chiesa è retta dalle suore Domenicane che qui hanno un convento. All’interno alcuni restauri avvennero sotto Sisto IV nel 1488 e altri in seguito furono opera del Cardinale Filippo Boncompagni e, più recentemente, del Cardinale Paul Lienart.

La tradizione vuole che presso questa chiesa il Papa Sisto II si incontrasse con San Lorenzo al quale predisse il martirio che, peraltro, avvenne dopo tre giorni.

Qui riposano le spoglie mortali di Zeffirino, Antero, Lucio e Sisto II pontefici, tutti i martiri nella gloria.

Quest’oggi la tappa della Quaresima si svolge in un singolare quadro pieno di attrattiva spirituale; infatti i bianchi monaci, che circondando l’altare, fanno risuonare le note del “completorium” preghiera dell’anima cristiana al Signore.

I Martiri venerati in questo tempio antichissimo ripetono ancora la parola di Pietro: “Resistite, fortes in fide”.

(fonte : Accademia Pontificia “cultorum martyrum”)

Sulle stationes quaresimali

https://gpcentofanti.wordpress.com/wp-admin/post.php?post=22959&action=edit

Le stationes quaresimali. Martedì della III^ Settimana di Quaresima. Santa Pudenziana.

4 marzo 2013

Santa Pudenziana

 

Sul colle Viminale viene celebrata la stazione a Santa Pudenziana costruita sulla casa del genitore Pudente nel “vicus Patricius”.

Papa Siricio, verso il 390 rifece una prima volta il tempio che era stato in precedenza arricchito da Pudenziana e da sua sorella Prassede le quali avevano qui deposto i corpi di molti Santi caduti durante la persecuzione di Domiziano, e dei quali il loro sangue venne raccolto in un pozzo ivi tuttora esistente.

Il Cardinale Schuster indicava questa sede come residenza pontificia perché casa dei Pudenti dove si ricollegano le memorie di San Pio I e di suo fratello Erma.

All’interno è possibile ammirare un mosaico del V secolo dove troneggia Cristo circondato dagli Apostoli inoltre vi è il sarcofago donato dal Cardinale Wisemann dove è conservata la tavola sulla quale San Pietro celebrò per la prima volta a Roma il Santo Sacrificio.

E’ possibile inoltre ammirare i ricordi bronzei del Cardinali Czacki e Luciano Bonaparte sovrastati dal paradiso del Pomarancio ed attorniati da vivide pitture di Federico Zuccari.

“Dextera Domini exaltavit me” questo viene ripetuto a Santa Pudenziana mentre si eleva al Signore la preghiera di Redenzione e si procede in questo estremo lembo della “suburra”.

 

 

(fonte : Accademia Pontificia “cultorum martyrum”)

Sulle stationes quaresimali

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Ostensione televisiva della Sacra Sindone il prossimo 30 marzo

4 marzo 2013
Questa è la terza del nuovo millennio. Ma, a differenza del 2000 e del 2010, durerà poco più di un’ora invece di 40 giorni; i pellegrini staranno a casa propria ma saranno molti milioni in più dei 4 che, in tutto, vennero a Torino 3 e 13 anni fa.

È l’ostensione televisiva della Sindone, in onda il pomeriggio del 30 marzo su RaiUno, nell’ambito della trasmissioneA sua immagine. E non solo in Italia: la Rai offrirà la trasmissione in mondovisione; si prevede grande interesse soprattutto nei Paesi di tradizione cristiana di America Latina, e nelle Filippine. L’iniziativa è stata presentata ieri mattina a Torino, nel Seminario metropolitano, a due passi dal Duomo in cui la Sindone è custodita e da dove non verrà spostata.
Il Custode pontificio Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, ha spiegato subito la cosa fondamentale: l’ostensione rientra nell’Anno della fede, ed è una proposta di «nuova evangelizzazione» che si avvale delle tecnologie multimediali per raggiungere non solo i credenti, in quei luoghi della “piazza telematica” che oggi hanno sostituito tanta parte delle aggregazioni tradizionali.
L’idea dell’ostensione maturò nell’estate scorsa, e venne approvata da papa Benedetto XVI (la Santa Sede è la proprietaria del Telo, destinatole per volontà testamentaria da Umberto II di Savoia, l’ultimo re d’Italia). Il giorno scelto, Sabato Santo, richiama alla splendida riflessione che il Papa propose durante la sua visita nell’ostensione 2010: la Sindone come «icona del Sabato Santo», testimonianza del Cristo morto e del silenzio in cui il mondo intero è piombato; ma anche segno grande di speranza, di attesa della risurrezione. (more…)

Quaresima 2013. Meditazioni dei Padri della Chiesa. S. Agostino

16 febbraio 2013

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto
per essere tentato dal diavolo.
(Mt 4, 1)
Come per la disobbedienza di uno solo sono stati costituiti peccatori,
così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
(Rom 5, 19)

 

 

DALLE “ESPOSIZIONI SUI SALMI DI SANT’AGOSTINO, VESCOVO  (En. in Ps. 90, d. 2, 6-7)

Il Signore fu battezzato; dopo il battesimo fu tentato e infine digiunò per quaranta giorni, per adempiere un mistero di cui spesso vi ho parlato. Non si possono dire tutte le cose in una volta per non sciupare del tempo prezioso. Dopo quaranta giorni il Signore ebbe fame. Avrebbe potuto anche non provare mai la fame; ma, se cosìavesse fatto, in qual modo sarebbe stato tentato? E se egli non avesse vinto il tentatore, in qual modo avresti tu imparato a combattere contro il tentatore? Ebbe fame, ho detto; e subito, il tentatore: Di’ a queste pietre che diventino pani, se sei il Figlio di Dio (Mt 4, 3). Era forse una gran cosa per il Signore Gesù Cristo cambiare le pietre in pane? Non fu lui che con cinque pani saziò tante migliaia di persone? (cf. Mt 14, 17-21). Quella volta creò il pane dal nulla. Donde fu presa infatti una così grande quantità di cibo che bastò a saziare tante migliaia di persone? Le fonti del pane erano nelle mani del Signore. Non c’è niente di strano in questo: infatti, colui che di cinque pani ne fece tanti da saziare tutte quelle migliaia di persone, è lo stesso che ogni giorno trasforma pochi grani nascosti in terra in messi sterminate. Anche questi sono miracoli del Signore ma, siccome avvengono di continuo, noi non diamo loro importanza. Ebbene, fratelli, era forse impossibile al Signore fare dei pani con le pietre? Con le pietre egli fa degli uomini, come diceva lo stesso Giovanni Battista. Dio è capace di suscitare da queste pietre figli per Abramo (Mt 3, 9). Perché dunque non operò il miracolo? Per insegnarti come devi rispondere al tentatore. Poni il caso che ti trovi nell’afflizione. Ecco venire il tentatore e suggerirti: Tu sei cristiano e appartieni a Cristo; perché ti avrà ora abbandonato? Perché non ti manda il suo aiuto? Ricordati del medico. Talora egli taglia e per questo sembra che abbandoni; ma non abbandona. Come capitò a Paolo, il quale non fu esaudito proprio perché doveva essere esaudito. Paolo dice infatti che non fu esaudita la preghiera con cui chiedeva gli fosse tolto il pungiglione della carne, l’angelo di satana che lo schiaffeggiava, e aggiunge: Per questo pregai tre volte il Signore affinché me lo togliesse. In risposta egli mi disse: Ti basta la mia grazia, infatti la virtù si perfeziona nella debolezza (2 Cor 12, 8-9). Siate perciò forti, fratelli! Se talvolta siete tentati da qualche strettezza, è Dio che vi flagella per mettervi alla prova: egli che vi ha preparato e vi conserva l’eredità eterna. E non lasciate che il diavolo vi dica: Se tu fossi giusto, non ti manderebbe forse Dio il pane per mezzo di un corvo, come lo mandò ad Elia (1 Re 17, 6)? Non hai forse letto le parole: Mai ho visto il giusto abbandonato né la sua discendenza mendicare il pane (Sal 36, 25)? Rispondi al diavolo: È vero quello che dice la Scrittura: Mai ho visto il giusto abbandonato né la sua discendenza mendicare il pane; ho infatti un mio pane che tu non conosci. Quale pane? Ascolta il Signore: Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola di Dio (Mt 4, 4). Non credi che la parola di Dio sia pane? Se non fosse pane il Verbo di Dio, per cui mezzo sono state fatte tutte le cose, il Signore non direbbe: Io sono il pane vivo, io che sono disceso dal cielo (Gv 6, 41). Hai dunque imparato che cosa devi rispondere al tentatore quando sei colto dai morsi della fame.

E che dirai se il diavolo ti tenta dicendoti: Se tu fossi cristiano faresti miracoli come ne fecero, molti antichi cristiani? Ingannato da questo malvagio suggerimento, ti potrebbe venire la voglia di tentare il Signore Dio tuo, dicendogli: Se sono cristiano, se lo sono dinanzi ai tuoi occhi e tu mi annoveri nel numero dei tuoi, concedimi di fare anch’io qualcuna delle gesta che compirono i tuoi santi. Hai tentato Dio pensando che non saresti cristiano se non facessi tali cose. Molti sono caduti proprio per il desiderio di tali gesta portentose… Ebbene, che cosa devi rispondere per non tentare Dio se il diavolo ti tentasse dicendoti: Fa’ miracoli? Rispondi ciò che rispose il Signore. Il diavolo gli disse: Gettati giù, perché sta scritto che egli ha comandato ai suoi angeli di occuparsi di te, di sollevarti nelle loro mani perché tu non inciampi con il piede nella pietra (Mt 4, 6). Voleva suggerirgli: Se ti butterai giù gli angeli ti sosterranno. Poteva certamente accadere, fratelli, che, se il Signore si fosse buttato nel vuoto, gli angeli devotamente avrebbero sostenuto la sua carne. Invece egli che cosa rispose? Sta scritto anche: Non tenterai il Signore Dio tuo (Mt 4, 7). Tu mi credi un uomo, rispose. Per questo infatti il diavolo gli si era avvicinato, per provare se fosse o no Figlio di Dio. Egli vedeva solo la carne, mentre la maestà si palesava attraverso le opere, e gli angeli gliene avevano reso testimonianza. Il diavolo dunque lo vedeva mortale e per questo lo tentò; ma la tentazione di Cristo è stata di grande ammaestramento per il cristiano. Che cosa è dunque ciò che sta scritto? Non tenterai il Signore Dio tuo! Non tentiamo perciò il Signore dicendo: Se apparteniamo a te, concedici di fare miracoli.

Le stationes quaresimali. Sabato dopo le Ceneri. Sant’Agostino

15 febbraio 2013

File:S Agostino - Sansovino Madonna del parto 002.jpg

Il messale romano indicava la stazione quaresimale a S.Trifone nel luogo dove è ora la magnifica chiesa di Sant’Agostino cara al cuore dei romani, perché è ivi venerata la Madonna del Parto. S.Trifone era una chiesetta (a cui forse appartengono piccoli ruderi conglobati nella chiesa attuale) fatta costruire per trasportarvi le reliquie dei Ss.Trifone, Respicio e Ninfa, che erano fuori città.

La chiesa attuale dedicata poi a Sant’ Agostino, fu costruita, molto velocemente, tra il 1479 e il 1483, da Giacomo di Pietrasanta per munificenza del Cardinal Guglielmo D’Estouteville. Facciata e interno sono fra le più discusse; comunque tale chiesa è una delle più ricche di opere d’arte: sculture dei Sansovino, del Bernini (all’altar maggiore, da lui stesso ideato), pitture di Raffaello, Caravaggio e Guercino.

Tutto qui commuove e induce ad ascoltare la voce dei secoli, che canta, presso la tomba dei Martiri suddetti l’inno della Chiesa, che “corde impavido” affrontarono la morte per Cristo. Nella navata sinistra presso l’altare maggiore riposano i resti di Santa Monica, morta e sepolta ad Ostia e qui traslata nel XV secolo; questa tomba è una parte dell’insegnamento che proviene dall’odierna chiesa stazionale. Monica seguì Agostino perché volle la sua salvezza, la Chiesa segue tutti in virtù del sacrificio redentore del Cristo.

(fonte : Accademia Pontificia “cultorum martyrum”)

Sulle stationes quaresimali

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Quaresima 2013. Meditazioni dei Padri della Chiesa. S. Agostino

15 febbraio 2013

Sant’Agostino, Dai “Sermoni” 21,3

Il Signore disse allora a Caino:
Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?
Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto?
Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta;
verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo

(Gn 4, 6-7)

Tu compi il peccato nell’amare le creature con disordine, contro l’uso onesto, contro l’uso lecito, contro la legge e la volontà del loro Creatore. Non è che ami il peccato in se stesso ma, amando malamente quello che ami, vieni intrappolato nel peccato. A te piace l’esca che è nella rete e, senza accorgertene inghiotti il peccato. E dopo tenti di scusarti dicendo: “Se è peccato bere molto, perché Iddio ha fatto il vino? Se è peccato amare l’oro, (e io l’oro lo amo, non lo creo, è Dio che l’ha creato) perché ha creato una cosa che poi era peccato amare?”. E così per tutte le cose che ami disordinatamente, in cui è ogni sorta di libidine, per cui viene commessa ogni sorta di iniquità. State attenti, riflettete, considerate e vedete che tutto ciò che è stato creato da Dio è buono (1 Tim 4, 4). E in nessuna creatura è il peccato, se non in quanto se ne fa cattivo uso. Ascolta un po’, caro. Tu dici: “Perché Dio ha creato cose che poi mi proibisce di amare? Se non le avesse create, non ci sarebbero, e io non le amerei. Se non avesse creato delle cose che poi mi proibisce di amare, io non avrei potuto amarle e non rischierei di dannarmi amandole”. Se potesse parlare quella creatura che tu ami malamente perché non sai amare bene neanche te stesso, essa ti risponderebbe: “Tu vorresti che Dio non mi avesse fatto, perché io non ci fossi e tu non mi potessi amare. Allora non avrebbe dovuto fare neanche te, perché non ci fossi neanche tu ad amarmi”. Considera perciò quanto tu sei ingiusto e come dalle tue parole stesse ti riveli pieno di ingiustizia. Che Iddio, che è sopra di te, abbia fatto te, questo tu l’approvi, però non sei d’accordo che abbia fatto delle altre cose buone al di sotto di te. Tutto ciò che Dio ha fatto è buono. Alcuni sono beni più grandi, altri più piccoli, tutti beni però. Alcuni sono beni celesti, altri terreni. Alcuni sono beni spirituali, altri materiali. Alcuni beni eterni, altri temporali. Tutti però sono beni, perché è il buono che ha fatto questi beni. Perciò nella Sacra Scrittura è detto: Mettete in ordine in me la carità (Cant 2, 4). Iddio ha fatto te come un bene inferiore a lui, e altre cose le ha fatte inferiori e sotto di te. A qualcuno sei inferiore, a qualche altro superiore. Non devi trascurare il bene superiore e curvarti a quello inferiore. Sii retto, perché possa trarne gioia, perché tutti i retti di cuore ne trarranno gioia (Ps 63, 11). Che altro è il peccato dunque se non il trattare disordinatamente le cose che hai ricevuto in uso? Sappi bene usare le cose inferiori e potrai rettamente fruire del bene superiore.

Le stationes quaresimali. Venerdì dopo le ceneri. Santi Giovanni e Paolo

14 febbraio 2013

Sul complesso di questo Santuario edificato al Celio, sulla chiesa attuale del XVIII secolo che modifica quella di Pasquale II del 1099 antico titolo di Pammachio sugli edifici romani che stanno sotto e che la tradizione dice di essere la casa dei Martiri eponimi e sull’oratorio del IV sec. unico in Roma venuti alla luce alla fine del 1800, si sono scritti molti volumi.

E’ qui che oggi mentre si sale a depositare presso le tombe dei Martiri Giovanni e Paolo gli aneliti dell’anima, a loro, fino dall’evo remoto, si unisce la memoria di Crispo, Crispignano e Benedetta anch’essi Martiri di Cristo. Giovanni e Paolo, uccisi per ordine di Giuliano l’Apostata, dettero la vita per Cristo, dovePammacchio nobile e generoso di Roma convertì, unitamente al padre Bisanzio quella sua casa in tempio. Egualmente presso la tomba di questi martiri il fondatore dei religiosi passionisti S.Paolo della Croce esalò l’ultimo respiro nell’attiguo convento, dove visse pure S.Vincenzo M. Strambi, religioso e Vescovo passionista.

La processione stazionale si svolge, su una parte del santuario pagano, dedicato dalla moglie Agrippina madre di Nerone, all’imperatore Claudio divinizzato.

(fonte : Accademia Pontificia “cultorum martyrum”)

 

Sulle stationes quaresimali

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Quaresima 2013. Meditazioni dei Padri della Chiesa. S. Agostino

14 febbraio 2013

Le ali della tua preghiera

In un salmo è detto: Io dissi: Signore, abbi pietà di me, risana l’anima mia, perché ho peccato contro di te (Ps 4, 5). Questa supplica, fratelli, è sicura; ma vigilate nelle opere buone. Toccate il salterio obbedendo ai comandamenti, toccate la cetra, sopportando le passioni. Spezza il tuo pane per chi ha fame (Is 58, 7), ha detto Isaia; non credere che sia sufficiente il digiuno. Il digiuno ti mortifica, non soccorre gli altri. Saranno fruttuose le tue privazioni se donerai ad altri con larghezza. Ecco, hai defraudato la tua anima; a chi darai ciò che ti sei tolto? dove porrai ciò che hai negato a te stesso? Quanti poveri potrebbe saziare il pranzo che noi oggi abbiamo interrotto! Il tuo digiuno deve essere questo: mentre un altro prende cibo, godi di nutrirti della preghiera per la quale sarai esaudito. Continua infatti Isaia: Mentre ancora tu parli, io ti dirò: ecco son qui; se spezzerai di buon animo il pane a chi ha fame (Is 58, 9-10); perché di solito ciò vien fatto con tristezza e brontolando, per evitare il fastidio di colui che chiede, non per ristorare le viscere di chi ha bisogno. Ma Dio ama chi dona con letizia (2 Cor 9, 7). Se avrai dato il pane con tristezza, hai perduto il pane e il merito. Fa’ dunque questo di buon animo, affinché colui che vede dentro mentre ancora stai parlando ti dica: Ecco son qui. Con quanta celerità sono accolte le preghiere di coloro che operano il bene! Questa è la giustizia dell’uomo in questa vita, il digiuno, l’elemosina, la preghiera. Vuoi che la tua preghiera voli fino a Dio? Donale due ali: il digiuno e l’elemosina. Così ci trovi, così tranquilli ci scopra la luce di Dio e la verità di Dio, quando verrà a liberarci dalla morte Colui che già è venuto a subire la morte per noi. Amen.

SANT’AGOSTINO, da ESPOSIZIONI SUI SALMI 

Benedetto XVI su Verdi e Beethoven

5 febbraio 2013

Ieri pomeriggio nell’Aula Paolo VI in Vaticano, ha avuto luogo un Concerto promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in onore del Santo Padre Benedetto XVI e del Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, in occasione dell’84° anniversario dei Patti Lateranensi.
L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta dal Maestro Zubin Mehta, ha eseguito La forza del destino di Giuseppe Verdi e la Sinfonia N. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica” di Ludwig van Beethoven.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal discorso del Santo Padre prema del concerto

(…….)
Giuseppe Verdi, La Forza del Destino: un omaggio dovuto al grande musicista italiano nell’anno in cui celebriamo i 200 anni dalla sua nascita. Nelle sue opere colpisce sempre come egli abbia saputo cogliere e tratteggiare musicalmente le situazioni della vita, soprattutto i drammi dell’animo umano, in modo così immediato, incisivo ed essenziale come raramente si trova nel panorama musicale. (more…)

26/1/2013. Vangelo del giorno in varie lingue. Daily Gospel / Evangelio del dia / L’Evangile au quotidien / Ewangelia na co dzień/ Evangelium Tag Für Tag/ Evangelium quotidianum/ To Ευαγγέλιο κάθε μέρα/

25 gennaio 2013

Holy Gospel of Jesus Christ according to Saint Luke 10:1-9. 
Jesus appointed seventy-two other disciples whom he sent ahead of him in pairs to every town and place he intended to visit.
He said to them, “The harvest is abundant but the laborers are few; so ask the master of the harvest to send out laborers for his harvest.
Go on your way; behold, I am sending you like lambs among wolves.
Carry no money bag, no sack, no sandals; and greet no one along the way.
Into whatever house you enter, first say, ‘Peace to this household.’
If a peaceful person lives there, your peace will rest on him; but if not, it will return to you.
Stay in the same house and eat and drink what is offered to you, for the laborer deserves his payment. Do not move about from one house to another.
Whatever town you enter and they welcome you, eat what is set before you,
cure the sick in it and say to them, ‘The kingdom of God is at hand for you.’  (more…)

Avvento. Le quattro Tempora.

19 dicembre 2012

 

Nel calendario liturgico della Forma Straordinaria del Rito Romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni – mercoledì, venerdì e sabato – di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell’anno, destinati al digiuno e alla preghiera.

Le quattro tempora cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e generalmente la settimana seguente l’Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre).

La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l’astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt’ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962.

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Angelo Scola. Dall’editto di Milano una nuova storia per la fede

7 dicembre 2012
«L’Editto di Milano del 313 ha un significa­to epocale perché se­gna l’initium libertatis dell’uomo moderno» (G. Lombardi,Persecuzioni, laicità, libertà religiosa. Dall’Editto di Milano alla “Dignitatis humanae” , Studium Roma 1991, 128).Non si può tuttavia negare che l’E­ditto di Milano sia stato una sorta di “inizio mancato“. Gli avveni­menti che seguirono, infatti, apri­rono una storia lunga e travaglia­ta. Nel rapporto tra Stato e Chiesa insorsero presto due tentazioni re­ciproche: per lo Stato quella di u­sare la Chiesa come instrumentum regni e per la Chiesa quella di uti­lizzare lo Stato come instrumen­tum salvationis (Cf. ibid., 136).

Vicino a San Pietro il Rotolo della fede (Faith scroll), nel quale i pellegrini dell’Anno della Fede potranno lasciare pensieri e intenzioni di preghiera che verranno ricordate in una messa mensile celebrata in San Pietro

24 novembre 2012

http://www.korazym.org/index.php/attivita-della-santa-sede/3-la-santa
-sede/3260-il-rotolo-della-fede-a-due-passi-da-san-pietro.html

Benedetto XVI. Premessa e alcuni brani tratti da “L’infanzia di Gesù”, Gesù di Nazareth, vol III

20 novembre 2012

Oggi, nella Giornata internazionale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, è stato presentata la terza parte del libro di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI su Gesù, dedicata ai vangeli dell’infanzia.

Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. 
Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù.
Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. 
Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico – è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: È vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo lo fa? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato col presente fa immancabilmente parte della nostra interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata.
Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. 
Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.

Castel Gandolfo, nella solennità dell’Assunzione di Maria in Cielo

15 agosto 2012

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Il ruolo di una donna, Maria, nella storia del mondo
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L’eredità di S. Francesco per la nuova evangelizzazione

18 novembre 2012

 

Dare una risposta adeguata ai segni dei tempi, promuovere una cultura più profondamente radicata al Vangelo: questa è la nuova evangelizzazione secondo i Lineamenta del prossimo Sinodo dei Vescovi, e questa è la sfida per la grande famiglia cristiana, la Chiesa, fatta di Ordini religiosi e di vita consacrata, ma anche di giovani, di laici, di Movimenti ecclesiali chiamati a essere protagonisti di un nuovo modo di annunciare Cristo e a diffondere nel mondo la gioia di essere suoi figli, come sapeva fare San Francesco. Quale dunque il contributo della spiritualità francescana alla nuova evangelizzazione? Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

“Direi che Francesco è un evangelizzatore a tutto campo, basti pensare che si muoveva nell’ambito più popolare immaginabile nei villaggi dell’Umbria, delle Marche del Lazio. Poi, via via, ha spaziato fino ad arrivare in Francia, in tanti luoghi, e ha iniziato anche il dialogo interreligioso perché Francesco è il primo che è andato a parlare con il sultano d’Egitto in termini amichevoli, non di crociata. (more…)

Benedetto XVI. 15 novembre 2012. Ecumenismo e nuova evangelizzazione

15 novembre 2012

Dal discorso tenuto oggi ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

«L’importanza dell’ecumenismo per la nuova evangelizzazione»…..

Nell’anno in cui celebriamo il 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, come è noto, i Padri conciliari hanno inteso sottolineare lo strettissimo legame che esiste tra il compito dell’evangelizzazione e il superamento delle divisioni esistenti tra i cristiani. «Tale divisione – si afferma all’inizio del Decreto sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio – contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ed è scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del vangelo a ogni creatura» (n. 1).
L’affermazione del Decreto conciliare riecheggia la “preghiera sacerdotale” di Gesù, quando, rivolgendosi al Padre, Egli chiede che i suoi discepoli «siano una cosa sola, perché il mondo creda» (Gv 17,21). In questa grande preghiera ben quattro volte invoca l’unità per i discepoli di allora e per quelli del futuro, e due volte indica come scopo di tale unità che il mondo creda, che Lo «riconosca» come mandato dal Padre. C’è dunque uno stretto legame tra la sorte dell’evangelizzazione e la testimonianza dell’unità tra i cristiani. (more…)

Cappella Sistina. Sistine Chapel. Virtual Visit. G. Ravasi, La «policromia biblica» che parla a tutto il mondo.

11 novembre 2012

Visita virtuale alla Cappella Sistina

http://www.vatican.va/various/cappelle/index_sistina_it.htm

 

Consegna delle chiavi a san Pietro, opera affrescata sulla parete sud della Cappella da Pietro Perugino tra il 1482 e il 1483

Consegna delle chiavi a san Pietro, opera
affrescata sulla parete sud della Cappella da Pietro Perugino tra il 1482 e il 1483
(Foto di MUSEI VATICANI
).

«È proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina, / si riuniscono i cardinali – / una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno… / La policromia sistina allora propagherà la Parola del Signore: / Tu es Petrus – udì Simone, figlio di Giona. / «A te consegnerò le chiavi del Regno…» / Era così nell’agosto e poi nell’ottobre / del memorabile anno dei due conclavi, / e così sarà ancora quando se ne presenterà l’esigenza / dopo la mia morte». Era il 2002 e Giovanni Paolo II, già segnato dalla sofferenza, pubblicava il suo ultimo testo poetico, il Trittico romano che aveva appunto al centro l’affascinante «policromia sistina»

In quell’opera egli evocava quel «memorabile anno», il 1978, dei due conclavi che avrebbero visto la sua presenza e anche la sua chiamata a essere il successore di Pietro, secondo quella scena evangelica della «consegna delle chiavi» che proprio sulla parete destra della Cappella Sistina il Perugino aveva intensamente raffigurato. E il suo sguardo, in quella rievocazione, si proiettava già verso quella meta allora vicina, il 2005, quando un altro Papa, Benedetto XVI, avrebbe raccolto la stessa eredità. Così si ripeterà fino a quando si compirà quel Giudizio finale così possente che Michelangelo ha posto dinnanzi agli occhi dei cardinali riuniti in conclave, rendendo quella Cappella «il santuario della teologia del corpo umano» condannato o glorificato, come aveva affermato lo stesso Giovanni Paolo II in un’omelia del 1994. (more…)

Un Flash running mob per riprenderci la notte

9 novembre 2012

Al grido di credicipuretu tre miniconcerti hanno fatto irruzione nella movida romana per dire che ci si può divertire in maniera sana e senza eccessi.

Un colpo all’anima, One, Salvami, Se non ami: quattro canzoni per tre mini concerti che sono letteralmente esplosi nel cuore della Movida romana.

In un Flash running mob (ispirato a uno dei linguaggi molto in voga tra i giovani, il Flash mob) la Band dei 70V7, su un Open bus, adattato a palco viaggiante, ha fatto irruzione in tre piazze di Roma (San Lorenzo, Campo de’ Fiori e Testaccio) per scompaginare in maniera del tutto imprevedibile e inaspettata, con le canzoni e alcuni messaggi, lo schema tipico della classica serata da sballo che caratterizza la Movida romana per proporre un modello positivo di vivere la notte. Un divertimento sano all’insegna del rispetto di se stessi, della sana relazionalità con l’altro, della condivisione, dell’apertura al dialogo, con l’obiettivo di suscitare riflessione, in questo tempo in cui dominano smarrimento, confusione e carenza di valori.

Nell’ambito dell’iniziativa “Riprendiamoci la notte”, questo del 14 settembre scorso, proposto dalla Odos Servizi, è stato il primo di una serie di eventi promossi e finanziati da Roma Capitale, realizzati con il contributo della Regione Lazio e del Dipartimento della Gioventù presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri , nell’ambito dei Piani locali Giovani, organizzati in collaborazione con le associazioni giovanili della Capitale.

Questa straordinaria avventura ha avuto inizio, alle ore 22.00, a Piazza dell’Immacolata (e non poteva esserci luogo migliore di questo, illuminato dalla presenza discreta di Maria), a San Lorenzo, quando nella penombra di una serata come tante altre, tra le chiacchiere fluidificate da birra, vino e in alcuni casi da spinelli e i barcollamenti sconclusionati di qualche giovane, ha fatto irruzione l’Open bus, che inaspettatamente e imprevedibilmente, all’accensione delle luci si è rivelato come un originalissimo palco mobile sul quale la Band dei 70V7 ha cominciato a suonare chitarre, batteria e pianoforte, mentre i cantanti, confusi e irriconoscibili in mezzo alla gente, riempivano della loro voce la piazza. A sostenere i concerti, della durata di circa 20 minuti ciascuno, i giovani del RnS Lazio che, accorsi per animare con il loro entusiasmo le piazze, si erano dispersi, mescolati (come il lievito nella pasta), in mezzo agli altri giovani.

La sorpresa e lo stupore di chi ha assistito all’evento sono stati grandi. Le canzoni, tutte molto conosciute e di forte significato, hanno improvvisamente fatto tacere parole e discorsi. La gente è uscita dai bar, è arrivata dalle strade circostanti. Nell’aria solo la musica e i versi per parlare di amore: «Insegnami ad amare come te e a essere migliore»; per annunciare che «noi siamo uno, ma non siamo gli stessi, dobbiamo sostenerci a vicenda», e ancora per affermare che «se non ami, non ti ami, non ci sei… tutto il resto sa proprio di inutile». Lo slogan credicipuretu ha dato vita ad alcune provocazioni lanciate dalla Band ai giovani: «credicipuretu che puoi riprenderti la notte…; credicipuretu che quando ami ci sei e ha senso quello che fai…».

Prima che l’Open bus riprendesse la sua strada verso le altre due piazze, dove si è raggiunto lo stesso incredibile effetto, i giovani del RnS hanno distribuito agli altri giovani un braccialetto con una piastrina recante la scritta di una pagina di Facebook: credicipuretu. Perché con questi concerti, che hanno attraversato la notte romana come un Flash di luce viva, positiva, si è inteso aprire soprattutto una porta di dialogo con i giovani. Sulla pagina di Facebook sono stati subito postati filmati e foto della serata, interviste flash, frasi e commenti. Molte sono state fin da subito le richieste di amicizia. Chissà se per qualcuno questo evento abbia davvero segnato l’inizio per riprendersi la notte e perché no, magari anche la vita!

Elena Dreoni

Albino Luciani e il Concilio Vaticano II

9 novembre 2012

U. Boccioni, Dinamismo di una partita di calcio, 1911

Quando c’è la partita di calcio – scriveva monsignor Albino Luciani nell’aprile 1962 per spiegare ai fedeli della sua diocesi il significato dell’imminente concilio Vaticano II – non è che tutti gli spettatori capiscano e gustino alla stessa maniera. Uno sa le regole del gioco, sa i compiti precisi del portiere, delle ali, dei terzini, del centr’attacco, sa i trucchi e le mosse: quello apprezzerà i colpi riusciti, la tecnica e la bravura delle manovre e degli scatti, si entusiasmerà con intelligenza. Chi, invece, non sa, gusterà ben poco. Il concilio ecumenico, che s’aprirà tra sei mesi a Roma nella Basilica Vaticana, è una specie di partita straordinaria. Giocatori sono oltre duemila vescovi; arbitro, in qualche modo, è il Papa; serve da stadio il mondo intero; tra gli spettatori — a mezzo radio e televisione — saremo tutti noi”.

L’allora vescovo di Vittorio Veneto in un testo inviato a Roma durante la fase preparatoria dei lavori del Vaticano II auspicava che il futuro Concilio potesse mettere in luce l’”ottimismo cristiano” insito nell’insegnamento del Risorto, contro “il diffuso pessimismo” della cultura relativistica, denunciando una sostanziale ignoranza delle “cose elementari della fede”. Il futuro Papa non aveva manifestato particolare interesse per i temi “tecnici” o a  questione biblicche, ecumeniche, ecclesiologichea. Aveva posto invece a tema la necessità di tornare ad annunciare le “cose elementari della fede”, notando già allora la crisi della trasmissione dei suoi contenuti, segno della secolarizzazione. “Alla Chiesa Cattolica – scriveva il vescovo di Vittorio Veneto – la fisionomia e le strutture sono state fissate, una volta per sempre, dal Signore e non si possono toccare. Semmai, si possono toccare le sovrastrutture: ciò che non Cristo, ma i Papi o i Concili o i fedeli stessi hanno introdotto ieri, può essere tolto o mutato oggi o domani. Hanno introdotto ieri un certo numero di diocesi, un certo sistema nel dirigere le missioni, nel preparare un sacerdote, hanno usato un certo tipo di cultura? Si può cambiare e si potrà dire: ‘La Chiesa che esce dal Concilio è ancora quella di ieri ma rinnovata’.

Benedetto XVI. Udienza dell’08 novembre 2012 alla Pontificia Accademia delle scienze.

9 novembre 2012

Picture of a vendor sharpening knives

 

 

……Le importanti scoperte e i progressi degli ultimi anni c’invitano a esaminare la grande analogia tra fisica e biologia che si manifesta chiaramente ogni qualvolta otteniamo una comprensione più profonda dell’ordine naturale. Se è vero che alcune delle nuove nozioni ottenute in questo modo ci possono permettere di trarre anche conclusioni sui processi del passato, questa estrapolazione mette altresì in rilievo la grande unità della natura nella complessa struttura dell’universo e il mistero del posto che l’uomo occupa in esso.
La complessità e la grandezza della scienza contemporanea in tutto ciò che consente all’uomo di sapere sulla natura ha ripercussioni dirette sugli esseri umani. Solo l’uomo può ampliare costantemente la propria conoscenza della verità e ordinarla saggiamente per il bene proprio e del suo ambiente. (more…)

La Croce in Piazza s. Croce a Firenze. Intervista a M.Paladino

5 novembre 2012

 

Occupa quasi tutta piazza Santa Croce l’installazione dello scultore Mimmo Paladino inaugurata sabato 3 novembre scorso a Firenze. La gigantesca croce (80×50 metri), è stata  realizzata con più di 50 blocchi di marmo, estratti dalle cave di Carrara, alcuni alti fino a 4 metri, di forma e colore diversi  e sarà visibile fino all’11 novembre.

 

 

Cinquantasette blocchi di marmo di Carrara, alti fino 5 metri, formano una croce ciclopica: 80 metri di lunghezza per 45 di larghezza. È La croce di piazza Santa Croce, la nuova installazione che Mimmo Paladino inaugurerà sabato 3 novembre a Firenze nell’ambito di “Florens”, biennale internazionale dei beni culturali e ambientali. E che resterà visibile solo per pochi giorni, fino alla fine della manifestazione l’11 novembre. «Le pietre – racconta l’artista – arrivano da Carrara così come sono state cavate. Alcune porteranno incisioni e segni, altre diventeranno una sorta di base per tre sculture in metallo: un cerchio e una stella, ovvero due dei mazzocchi studiati da Paolo Uccello, e una stele antropomorfa che si pone in dialogo con la statua di Dante. Il passante non potrà avvertire con un colpo d’occhio la forma nella sua interezza: per scoprirla dovrà accostarla e attraversarla». Un’opera che modifica la percezione di piazza Santa Croce, la riproporziona, suggerisce e impone nuove visuali e nuovi tagli. E soprattutto ne orienta in maniera inequivocabile il percorso verso la facciata ottocentesca della chiesa.
Si tratta di un’opera arcaica, che fa pensare alle costruzioni megalitiche. E insieme è contemporanea: una croce di frammenti aggregati, una e molteplice, ma anche una sorta di happening della durata di pochi giorni. (more…)

Benedetto XVI. Messaggio per la giornata mondiale dei migranti. 13 gennaio 2013

30 ottobre 2012
Cari fratelli e sorelle!
Il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, ha ricordato che «la Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta» (n. 40), per cui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (ibid., 1). A tale dichiarazione hanno fatto eco il Servo di Dio Paolo VI, che ha chiamato la Chiesa «esperta in umanità» (Enc. Populorum progressio, 13), e il Beato Giovanni Paolo II, che ha affermato come la persona umana sia «la prima via che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione …, la via tracciata da Cristo stesso» (Enc. Centesimus annus, 53). Nella mia Enciclica Caritas in veritate ho voluto precisare, sulla scia dei miei Predecessori, che «tutta la Chiesa, in tutto il suo essere e il suo agire, quando annuncia, celebra e opera nella carità, è tesa a promuovere lo sviluppo integrale dell’uomo» (n. 11), riferendomi anche ai milioni di uomini e donne che, per diverse ragioni, vivono l’esperienza della migrazione. In effetti, i flussi migratori sono «un fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale» (ibid., 62), poiché «ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione» (ibidem).

Messaggio finale del Sinodo dei Vescovi. 26 ottobre 2012. Synod of Bishops, Final list of propositions

29 ottobre 2012
Fratelli e sorelle,
«grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7). Vescovi di tutto il mondo, riuniti su invito del Vescovo di Roma il Papa Benedetto XVI per riflettere su “la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, prima di tornare alle nostre Chiese particolari, vogliamo rivolgerci a tutti voi, per sostenere e orientare il servizio al Vangelo nei diversi contesti in cui ci troviamo oggi a dare testimonianza.
1. Come la samaritana al pozzo 
Ci lasciamo illuminare da una pagina del vangelo: l’incontro di Gesù con la donna samaritana (cf. Gv 4,5-42). Non c’è uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi, come la donna di Samaria, accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore, quello che solo può dare significato pieno all’esistenza. Molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo, ma occorre discernere per evitare acque. Urge orientare bene la ricerca, per non cadere preda di delusioni, che possono essere rovinose.
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Enzo Bianchi. La speranza che viene dal Sinodo

29 ottobre 2012

Si conclude oggi il sinodo dei vescovi della chiesa cattolica per una evangelizzazione rinnovata nel mondo contemporaneo, un mondo che muta rapidamente e che richiede ai cristiani un “aggiornamento”, per usare l’espressione coniata dal papa del concilio, Giovanni XXIII.
Sono passati ormai cinquant’anni da quell’evento atteso, preparato e vissuto come una nuova pentecoste: da allora, più volte la chiesa cattolica ha fatto ricorso allo strumento del sinodo per mettere a fuoco nuove problematiche e delineare scelte concrete per la vita dei cattolici. Così, per tre settimane, circa duecentocinquanta vescovi, provenienti dalle diverse terre in cui vivono i cristiani, si sono ascoltati, hanno ricercato insieme, hanno discusso e dialogato. Chiamato da Benedetto XVI a partecipare al sinodo in qualità di “esperto”, ho potuto essere testimone di questa assemblea di respiro mondiale e imparare ad assumere uno sguardo più informato e più attento sulle situazioni diverse e sui differenti problemi che attraversano la chiesa. (more…)

Concilio Vaticano II. Le donne, le madri, il manto

25 ottobre 2012
«È solo l’aurora e già i primi raggi del sole nascente carezzano l’animo nostro»
[Gaudet Mater Ecclesia – 11.X.1962]
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La nostra memoria sarà ecclesiale, perché inclusiva e plurale come lo Spirito ci ha chiamato a essere in te, amata Chiesa. Sia dunque una memoria di mille e mille nomi e volti, voci e mani, sguardi e corpi, perché delle donne, di tutte le donne, avvenga come dei passeri nel cielo: neppure un gesto, una parola o un battito di vita siano considerati perduti e inutili. (6 ottobre 2012, dal Messaggio conclusivo del Convegno ” Teologhe rileggono il Vaticano II”)
Jan Vermeer, La lettera, 1667, Collezione Beit, Blessington
Dal settembre del 1964 all’agosto del 1965, furono invitate a partecipare ai lavori del Concilio ventitré donne: dieci religiose e tredici laiche di varie nazionalità. Benchè fosse loro negata la parola in assemblea, ma furono molto attive nei lavori preparatori e di revisione delle commissioni. Alcuni cardinali, tra cui il cardinale belga Léon-Joseph Suenens, fin dalla seconda sessione avevano chiesto pubblicamente di non escludere una metà del popolo di Dio affinché potesse dare un apporto alla discussione ed alla revisione dei documenti conciliari. La proposta creava timori ed apprensione in molti che si richiamavano al divieto paolino, 1Cor 14,34, “Le donne tacciano in assemblea”.
Paolo VI accolse la richiesta nell’estate 1964 e l’annunciò ufficialmente l’8 settembre da Castel Gandolfo, pochi giorni prima dell’inizio della terza sessione. Nel discorso di apertura dei lavori, il 14 settembre, Paolo VI salutò la presenza delle uditrici, anche se solo dal 21 settembre ebbero accesso effettivo. Era loro destinata la Tribuna Sant’andrea nella Basilica di San Pietro, sul lato destro del tavolo della Presidenza. Da molti furono, e sono ancora chiamate “le Madri del Concilio”.

IL MANTO DEL CONCILIO (tratto da Dall’inserto mensile di Osservatore Romano del 25 ottobre 2012, di  Giulia Galeotti)

«Ma dov’è qui l’altra metà del genere umano?» si chiedeva il cardinale Suenens il 22 ottobre 1963, un anno e undici giorni dopo l’apertura del Vaticano II. Effettivamente poi le donne sarebbero arrivate al concilio in qualità di uditrici, ma è comunque a questa domanda del porporato belga nella sua portata più ampia che abbiamo cercato di rispondere con questo numero del nostro inserto pressoché interamente dedicato a quella poco ricordata presenza di cinquant’anni fa. E alle conseguenze che il concilio ebbe sulla storia del rapporto tra donne e Chiesa. In una parola, «approfondire» (termine con cui Jean Guitton nel 1965 indicò l’azione voluta da Paolo VI). Lo abbiamo fatto cercando di vedere le cose in modo più complesso di quanto non si tenda a fare commentando numeri, assetti, assenze e quote. E lo abbiamo fatto cercando di essere equilibrate: la marginalizzazione delle donne nella Chiesa è vera, ma la via per superarla non può essere lo scontro. Per introdurre il tema, ci siamo affidate ad alcune pagine di diario della giornalista cattolica americana Dorothy Day, che ricordano in particolare il Papa che aprì il concilio. Per chiudere il tema, invece, abbiamo dato la parola direttamente a Paolo VI che fu talmente coraggioso da volere (diversamente da gran parte della gerarchia e dei Padri conciliari) che a quelle storiche giornate partecipassimo anche noi. Del resto, nell’ottobre 1967 Day farà il suo terzo viaggio a Roma, come ospite d’onore all’incontro internazionale dei laici. E in quella occasione riceverà la comunione dalle mani di Papa Montini. È un cerchio che si chiude: il sacramento ricevuto da Paolo VI traccia la strada anche per noi adesso. Isabella Ducrot vede il manto dorato di Maria che protegge i Padri conciliari. Li accoglie nella gioia e nella preziosità dell’oro e del giallo che è calore, mietitura, luce. Per volere espresso di Giovanni XXIII, il concilio si aprì nel giorno dedicato alla Divina maternità di Maria (proclamata a Efeso). La protezione che il Papa volle per lo svolgimento dei lavori non era una protezione solo mariana: era anche la celebrazione dell’Incarnazione, dell’«unione indissolubile di Dio e dell’uomo in Cristo» di cui ha parlato Benedetto XVI. Sotto questo manto dobbiamo metterci tutti.

 Dall’inserto mensile di Osservatore Romano del 25 ottobre 2012, Giulia Galeotti

Peregrinatio delle relique di Giovanni Paolo II e di S. Pio negli Ospedali e nelle Case di Riposo

23 ottobre 2012

 

Ieri  è iniziata  dal Policlinico Umberto I di Roma, in occasione dell’ Anno della fede, la peregrinatio delle reliquie del beato Giovanni Paolo II e di San Pio di Pietralcina, che durante tutto quest’anno visiteranno tutti gli ospedali, le case di cura e di riposo della capitale.

«Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!» (Lc 17,11-19)

Desidero incoraggiare i malati e i sofferenti a trovare sempre un’ancora sicura nella fede, alimentata dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera personale e dai Sacramenti, mentre invito i Pastori ad essere sempre più disponibili alla loro celebrazione per gli infermi. Sull’esempio del Buon Pastore e come guide del gregge loro affidato, i sacerdoti siano pieni di gioia, premurosi verso i più deboli, i semplici, i peccatori, manifestando l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cfr S. Agostino, Lettera 95, 1: PL 33, 351-352).

A quanti operano nel mondo della salute, come pure alle famiglie che nei propri congiunti vedono il Volto sofferente del Signore Gesù, rinnovo il ringraziamento mio e della Chiesa, perché, nella competenza professionale e nel silenzio, spesso anche senza nominare il nome di Cristo, Lo manifestano concretamente .

BENEDETTO XVI PP., Dal Messaggio per la XX giornata del malato, 21 febbraio 2012

PREGHIERA PER LA GUARIGIONE FISICA

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19 ottobre 2012. Liturgia del giorno. Venerdì della IV settimana del Salterio. Santi.

18 ottobre 2012

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In questo post si propone solo uno sguardo d’insieme sulla liturgia che ogni giorno è propria della Chiesa cattolica.

La Parola dell’Evangelo, viene letta e commentata comunitariamente nel post Vangelo del giorno dove si condivide il momento centrale quotidiano di preghiera di questo blog.

In altro, diverso post, La Parola di Dio dall’Antico al Nuovo Testamento”, si richiamano alcuni versetti tratti dalla prima lettura, legandoli ad una meditazione di pensatori cattolici dei nostri tempi, come ulteriore possibile approfondimento, sempre legato alla liturgia del giorno. In Salmi, infine, si riporta la voce del ” cuore di Dio”, pregata nel Salmo del giorno.

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Grado della Celebrazione:  FERIA

Colore liturgico : VERDE

LITURGIA DEL GIORNO

I Lettura Ef 1,11-14
Noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo, siamo stati fatti eredi; e anche voi avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo.
Salmo (Sal 32)
Beato il popolo scelto dal Signore.
Vangelo Lc 12,1-7
Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati.

LODI

http://www.maranatha.it/Ore/ord/FerLodi/04VENpage.htm

VESPRI

http://www.maranatha.it/Ore/ord/FerVespri/04VENpage.htm

COMPIETA

http://www.maranatha.it/Ore/CompTO/VenCPage.htm

SANTI DEL GIORNO

Nel gennaio del 1694 nasce a Ovada, in provincia di Alessandria,Paolo Danei, meglio conosciuto come Paolo della Croce, presbitero e fondatore dei Passionisti. Uomo di estrema sensibilità, capace di grande fervore come di forti depressioni, egli trovò grazie a una fede alimentata dall’ascolto delle Scritture una solidità che crebbe attraverso le tante prove della vita. Paolo conobbe infatti la morte prematura di nove dei suoi quindici fratelli, ma soprattutto dovette faticare a lungo per realizzare la propria vocazione, che pure aveva percepito con chiarezza fin dall’età di 23 anni. Egli aveva avvertito, infatti, già nel 1717 di essere chiamato a vivere nella solitudine, per condurre una vita penitente e di grande povertà. Di lì a poco maturò in lui anche la convinzione di dover riunire alcuni compagni per condividere con loro la ricerca di Dio in comunità, ed egli scrisse una regola a tal fine. Sostenuto dal vescovo locale, ma spesso non compreso nelle sue più autentiche intenzioni, Paolo vide riconosciuta la sua forma di vita soltanto nel 1741, quando fu approvata la congregazione dei Passionisti. Essi si caratterizzarono per la loro vita appartata in case denominate «ritiri» e per la loro assidua meditazione del mistero della passione del Signore; solo la contemplazione del mistero pasquale di Cristo poteva infatti consentire, secondo Paolo, di passare dal timore del giudizio divino alla fiducia nella sua misericordia. È a partire da questo primato della «parola della croce» nella vita interiore che Paolo della Croce, sulle tracce di Paolo di Tarso, annunciò l’Evangelo come «parola della riconciliazione», attraverso l’esercizio della paternità spirituale e la predicazione, che lui e i suoi compagni assunsero come fine apostolico, non avendo ottenuto l’approvazione a ordine monastico né quella a congregazione con voti solenni.

Paolo della Croce morì il 18 ottobre 1775.

Quando lo Sposo divino vi mostra il seno della divina sua carità, cadete d’amore ai suoi piedi, tacete e amate, anzi vivete una vita tutta d’amore, vita divina e santa. Com’è dolce cadere in questo modo! Anche Maria Maddalena, innamorata impenitente, nel vedere il dolce Gesù cadeva d’amore ai suoi piedi divini. Oh, dolce caduta! Ai suoi piedi amava e taceva, e udiva la santissima parola di Gesù, e ardeva d’amore. L’amore parlava più con il silenzio che con la lingua: così vuole lo Sposo che facciate anche voi.
Oh, quanto vi raccomando quella divina solitudine, quel sacro deserto, di cui tanto vi ho parlato. Oh, quanto vi prego di star serrata in tal deserto, occulta a tutti! Non vi scordate di far vostre le pene dell’Amato. L’amore è vita intima che fà proprie le pene del diletto, che è l’amabile Salvatore.
Pongo il vostro cuore nel sangue prezioso di Gesù, anzi lo pongo nello stesso dolcissimo cuore di Gesù, affinché lo bruci, consumi, s’incenerisca in quelle sacre,fiamme.Gesù vi faccia tanto santa quanto vi desidero, e vi benedica

(Paolo della Croce, dalle Lettere alle religiose)

O Padre, che hai ispirato
a san Paolo della Croce
un grande amore
per la passione di tuo Figlio,
fa’ che sorretti dal suo esempio
e dalla sua intercessione
non esitiamo
ad abbracciare la nostra croce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

(tratto da http://www.monasterodibose.it)

Tutte le opere di san Paolo della Croce

http://paolodellacroce.altervista.org/

http://www.santiebeati.it/dettaglio/29750

Oggi si ricordano anche  i santi Martiri Canadesi,  Antonio Daniel, Giovanni De Brébeuf, Gabriele Lalement, Carlo Garnier, Natale Chabanel, il primo fu martirizzato nel 1648, gli altri nel 1649, nell’attuale Canada, abitato dagli Uroni

http://www.santiebeati.it/dettaglio/29700

santa Laura da Cordova, martire. Nonostante le scarne notizie sulla vita, il suo culto ebbe larghissima diffusione in tutta Europa

http://www.santiebeati.it/dettaglio/74400

san Lupo di Soisson. Visse in Francia, nipote del grande San Remigio, che lo ricordò nel testamento, come suo erede. Ebbe giurisdizione episcopale, a Soissons, dove mori verso il 535

http://www.santiebeati.it/dettaglio/90483

santi Tolomeo e Lucio, martiri assieme ad un altro compagno di cui non si conosce il nome, intorno all’anno 160, sotto l’imperatore Antonino Pio

http://www.santiebeati.it/dettaglio/90487

san Gioele. Nel passato nella Chiesa latina, era ricordato al 13 luglio. È uno dei dodici profeti minori, le cui profezie sono contenute nel breve libro vetrotestamentario che è  l’unica fonte da cui si può ricostruire qualche notizia che lo riguarda. Secondo gli studiosi, l’epoca della sua esistenza sarebbe l’inizio del V secolo a.C. Tutti i dati storici rilevabili all’interno del suo scritto, infatti, porterebbero a pensare che la sua opera si collochi durante l’occupazione persiana della Palestina. Si suppone che fosse di stirpe sacerdotale, perché parla spesso di offerte sacre, di offerte nel Tempio e di sacerdoti, ai quali si rivolge con una certa autorità; esercitò a Gerusalemme, ai cui abitanti si rivolge nel libro.

Alla base della profezia di Gioele vi è sicuramente una calamità naturale verificatasi proprio in quei tempi. Ma il profeta ne prevede una peggiore e invita alla alla penitenza. La seconda parte del libro è una descrizione del «giorno del Signore», cioè del suo supremo intervento nella storia, accompagnato da una straordinaria ed universale effusione del suo Spirito. Seguirà il Giudizio divino sulle genti e l’alba di un nuovo mondo.

http://www.santiebeati.it/dettaglio/91509

12“Or dunque – oracolo del Signore -,
ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
13Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male” (Gioe 2, 12-13)

Benedetto XVI. Motu propio Pulchritudinis Fidei. Intervista con il Card. Ravasi

18 ottobre 2012
Arte e fede devono ricordarsi di essere sorelle 
Dal 3 novembre la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa viene unita al Pontificio Consiglio della Cultura
Arte e fede, progetti umani e azione dello Spirito, mistero e segno si sono intrecciati e fusi inseparabiliter nella storia: Ecclesiae historiam esse quoque inseparabiliter culturae et artium historiam («la storia della Chiesa è anche, inseparabilmente, storia della cultura e dell’arte») si legge nel motuproprio Pulchritudinis fidei con cui la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa viene unita al Pontificio Consiglio della Cultura. Approvato lo scorso 30 luglio da Benedetto XVI e pubblicato sugli «Acta Apostolicae Sedis» del 3 agosto, il documento pontificio entrerà in vigore il prossimo 3 novembre. Abbiamo chiesto al cardinale Gianfranco Ravasi di parlarci dei motivi e delle conseguenze di questa fusione.
L’esigenza di un coordinamento unico è cresciuta negli anni, si legge nel documento: perché?

16 ottobre 1978. Elezione del B. Giovanni Paolo II, “Gigante della fede”. Intervista a S. Dziwisz

16 ottobre 2012

Intervista tratta da L’Osservatore Romano di oggi, 16 ottobre 2012

 

«In un lampo ricordai quando tutto era cominciato». Il 16 ottobre 1978 don Stanisław Dziwisz aspettava, come tutto il mondo, l’elezione del nuovo Pontefice. E la commozione è quasi la stessa provata quella sera.

Cosa ricorda di quel giorno che ha cambiato anche la sua vita?

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Benedetto XVI. Omelia per l’apertura dell’Anno della Fede. 11 ottobre 2012

12 ottobre 2012
Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!
Con grande gioia oggi, a 50 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, diamo inizio all’Anno della fede. Sono lieto di rivolgere il mio saluto a tutti voi, in particolare a Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, e a Sua Grazia Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury. Un pensiero speciale ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, e ai Presidenti delle Conferenze Episcopali. Per fare memoria del Concilio, che alcuni di noi qui presenti – che saluto con particolare affetto – hanno avuto la grazia di vivere in prima persona, questa celebrazione è stata arricchita di alcuni segni specifici: la processione iniziale, che ha voluto richiamare quella memorabile dei Padri conciliari quando entrarono solennemente in questa Basilica; l’intronizzazione dell’Evangeliario, copia di quello utilizzato durante il Concilio; la consegna dei sette Messaggi finali del Concilio e quella del Catechismo della Chiesa Cattolica, che farò al termine, prima della Benedizione. Questi segni non ci fanno solo ricordare, ma ci offrono anche la prospettiva per andare oltre la commemorazione. Ci invitano ad entrare più profondamente nel movimento spirituale che ha caratterizzato il Vaticano II, per farlo nostro e portarlo avanti nel suo vero senso. E questo senso è stato ed è tuttora la fede in Cristo, la fede apostolica, animata dalla spinta interiore a comunicare Cristo ad ogni uomo e a tutti gli uomini nel pellegrinare della Chiesa sulle vie della storia.

Anno della Fede. Stefano Alberto. Su fede e ragione

11 ottobre 2012
Icona “Il Verbo si fece carne”
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Ora è vero. / Ma è stato così falso / Che continua ad essere impossibile». Don Giussani così commenta questi versi del poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez, citati quali post scriptum per concludere il volume La coscienza religiosa dell’uomo moderno apparso in prima edizione nel 1985: «Quando uno intuisce il Fatto cristiano come vero, gli occorre ancora il coraggio di risentirlo possibile, nonostante le immagini negative alimentate dai modi angusti in cui esso è stato tradotto nella vita propria e della società».
Queste parole mi sono tornate alla mente riprendendo in mano la Lettera apostolica Porta Fidei, con cui Benedetto XVI indice l’Anno della fede. Se è vero che «la porta della fede (…) è sempre aperta per noi» è altrettanto vero che «capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggiore preoccupazione per le conseguenze sociali culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato».
Questo giudizio drammatico, ripreso anche dal cardinale Angelo Scola nella sua recente Lettera pastorale (Alla scoperta del Dio vicino, n. 3), rivela una profonda consapevolezza che, per ripensare e rivivere la fede, occorre innanzitutto uno sguardo realistico, senza facili ottimismi o ingiustificata negatività, alla situazione attuale e alle vere domande che essa urge.
C’è ancora posto per la fede non solo nella vita dell’uomo contemporaneo, ma anche nello spazio pubblico? E cos’è la fede, una fede non ridotta a sentimentalismo o a regole di comportamento?
Non è un caso che l’indizione dell’Anno della fede sia esplicitamente collegata da Benedetto XVI alla ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Vaticano II. Nella conclusione del discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, papa Ratzinger ha così riassunto le ragioni della sua importanza: «Il passo fatto dal Concilio verso l’età moderna, che in modo assai impreciso è stato presentato come “apertura verso il mondo”, appartiene in definitiva al perenne problema del rapporto tra fede e ragione, che si ripresenta in sempre nuove forme».
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Il Concilio Vaticano II. La catechesi di Benedetto XVI del 10.10.2012

11 ottobre 2012

 

Il Concilio Vaticano II

Cari fratelli e sorelle,

siamo alla vigilia del giorno in cui celebreremo i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e l’inizio dell’Anno della fede.
Con questa Catechesi vorrei iniziare a riflettere – con qualche breve pensiero – sul grande evento di Chiesa che è stato il Concilio, evento di cui sono stato testimone diretto.
Esso, per così dire, ci appare come un grande affresco, dipinto nella sua grande molteplicità e varietà di elementi, sotto la guida dello Spirito Santo. E come di fronte a un grande quadro, di quel momento di grazia continuiamo anche oggi a coglierne la straordinaria ricchezza, a riscoprirne particolari passaggi, frammenti, tasselli.
Il Beato Giovanni Paolo II, alle soglie del terzo millennio,  scrisse: «Sento più che mai il dovere di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre» (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 57). Penso che questa immagine sia eloquente.
I documenti del Concilio Vaticano II, a cui bisogna ritornare liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti, sono, anche per il nostro tempo, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta.

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Anno della Fede. R.Fisichella. Presentazione alla stampa per la solenne celebrazione di apertura dell’Anno della Fede

10 ottobre 2012

E’ di particolare significato che l’Anno della Fede inizi nello stesso giorno del cinquantesimo anniversario dell’Apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. La scelta non è affatto casuale. La scadenza conciliare è un’opportunità per ritornare all’evento del concilio che ha segnato in modo determinante la vita della Chiesa del XX secolo e per verificare l’incidenza dei suoi insegnamenti nel corso di questi decenni e dei prossimi anni che segneranno l’impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione. Di fatto, il Vaticano II ha voluto essere un momento privilegiato di nuova evangelizzazione. Dal discorso di apertura di Giovanni XXIII attraversando l’intero insegnamento conciliare come emerge dai suoi 16 documenti per giungere al magistero di Paolo VI, l’idea fondante che emerge in maniera sempre più evidente era quella di parlare di nuovo all’uomo di oggi di Dio e dell’importanza della fede per la sua vita. In maniera chiara lo esprime anche Benedetto XVI in Porta Fidei: “Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, “non perdono il loro valore né il loro smalto. È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della Chiesa … Sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre”. Io pure intendo ribadire con forza quanto ebbi ad affermare a proposito del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a Successore di Pietro: “se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa” (n 5).

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Benedetto XV. L’infanzia di Gesù

9 ottobre 2012
 Il terzo volume  su Gesù di Nazaret di Benedetto XVI è stato presentato alla Buchmesse di Francoforte. S’intitola “L’infanzia di Gesù”. Di seguito alcuni brani di anticipazione

PREMESSA. Da L’infanzia di Gesù, di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Rizzoli – LEV, 2012
Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret.
Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù. Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico – è la componente storica dell’esegesi. Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: È vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo lo fa?
Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato col presente fa immancabilmente parte della nostra interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata. Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.
Castel Gandolfo, nella solennità dell’Assunzione di Maria in Cielo
15 agosto 2012
Joseph Ratzinger – BENEDETTO XVI

ESTRATTI. Da L’infanzia di Gesù, di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Rizzoli – LEV, 2012

(…) Gesù è nato in un’epoca determinabile con precisione. All’inizio dell’attività pubblica di Gesù, Luca offre ancora una volta una datazione dettagliata ed accurata di quel momento storico: è il quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare; vengono inoltre menzionati il governatore romano di quell’anno e i tetrarchi della Galilea, dell’Iturea e della Traconìtide, come anche dell’Abilene, e poi i capi dei sacerdoti (cfr. Lc 3,1 s).
Gesù non è nato e comparso in pubblico nell’imprecisato “una volta” del mito. Egli appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato: l’universale e il concreto si toccano a vicenda. In Lui, il Logos, la Ragione creatrice di tutte le cose, è entrato nel mondo. Il Logos eterno si è fatto uomo, e di questo fa parte il contesto di luogo e tempo. La fede è legata a questa realtà concreta, anche se poi, in virtù della Risurrezione, lo spazio temporale e geografico viene superato e il “precedere in Galilea” (Mt 28,7) da parte del Signore introduce nella vastità aperta dell’intera umanità (cfr. Mt 28,16ss).
Da pagina 36 del manoscritto

Anno della Fede. P. Sequeri. “A chi crede, a chi ragiona”

8 ottobre 2012
La secolarizzazione non è più quella di una volta. Quando incominciò, apparve come un impulso di emancipazione del­l’umano che è comune a tutti, e sta a cuore a tutti. In essa, nono­stante tutto, erano le potenzia­lità dell’umanesimo contenute nel seme cristiano che, in molti modi, venivano alla luce. E for­nivano – persino tacitamente – il fondamento e il corredo etico delle virtù – umane, non solo ci­viche – che sono necessarie: il ri­spetto della persona, il senso del dovere, la disposizione della so­lidarietà, il pudore dell’intimità, la dignità del lavoro, l’amore del sapere, la fedeltà degli affetti, la cura della generazione, la re­sponsabilità del ruolo.

Il programma del Sinodo mon­diale dei Vescovi che sta per in­cominciare non usa mezzi ter­mini, né troppi giri di parole. La secolarizzazione del legame so­ciale, intenzionata a perseguire l’obiettivo della giusta laicità della cosa pubblica, ha trascu­rato di alimentare questi fonda­menti etici dell’umanesimo co­mune, lasciando sempre più spazio all’ideale dell’individuo che si fa da sé, senza dovere nul­la a nessuno. Ne doveva scatu­rire, quasi spontaneamente, u­na nuova società di liberi e u­guali. Non è andata proprio co­sì. Ora siamo tra i cocci di un u­manesimo fai–da–te. E non ne usciremo facilmente: in ogni ca­so, non senza la determinazio­ne e il sacrificio che ci sono man­cati. Anzi, di più. La «morte di Dio», che era sembrata l’ultima profezia della ragione adulta, or­mai capace di garantirsi da sé l’alto profilo di una vita buona e di un umanesimo compiuto, «ha ceduto il posto a una sterile mentalità edonistica e consu­mistica, che spinge verso modi molto superficiali di affrontare la vita e le responsabilità».

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Anno della Fede. Il Concilio Vaticano II. A.Scola

4 ottobre 2012

L’ermeneutica della storia conciliare ci indica che l’urgenza missionaria (indole pastorale) richiese di rispondere alla domanda: “Chi è la Chiesa?”. Tale domanda trovò nel concilio (“evento”), come espressione rappresentativa della Chiesa, la sua risposta: nell’evento del concilio il “soggetto Chiesa si disse” (corpus dottrinale). In questo senso, i documenti conciliari non solo fanno parte integrante dell’evento, ma permettono l’accesso all’evento stesso nella sua verità. Evento e testi sono semplicemente indisgiungibili. Non c’è antinomia tra evento e corpus dottrinale, ma conformità.
Il rapporto indisgiungibile tra evento e corpus di insegnamenti, che non elude la questione dell’inevitabile e benefica sporgenza, fa emergere, ancora una volta, attraverso il peso dell’intenzione generativa, l’insostituibile ruolo del protagonista del concilio e della recezione: il “soggetto Chiesa”. La lettura del concilio Vaticano II, anche limitata al tempo che va dai suoi albori fino all’apertura, impone un’ermeneutica adeguata della storia. Alla luce della chiave della pastoralità, questa lettura è resa possibile dalla polarità evento-corpus, mantenuta in indisgiungibile unità dal “soggetto Chiesa” in cammino nella storia. La categoria di “riforma”, al di là di eventuali comprensioni riduttive del suo significato, continua a sembrare a me la più conveniente per leggere la natura dell'”evento” conciliare e per un’adeguata ermeneutica del suo corpus nell’ottica della pastoralità. La categoria di “riforma” mette in evidenza il primato della fede – si vede così il legame tra il concilio Vaticano II e l’Anno della fede che Benedetto XVI ha voluto esplicitare nel motu proprio Porta fidei – poiché “la fede stessa, in tutta la sua grandezza e ampiezza, è sempre nuovamente la riforma ecclesiale di cui noi abbiamo bisogno”.

Card Angelo Scola, tratto da Osservatore Romano del 4 ottobre 2012

Tutti i  documenti del Concilio

https://gpcentofanti.wordpress.com/2012/10/03/anno-della-fede-concilio-vaticano-ii-i-testi/